di Maurizio Ermisino
il 24FRAME Future Film Fest
Se volete prendervi del tempo per fare un salto nel futuro, dovrete essere là, dal 6 al 10 novembre, a Bologna. Va infatti in scena il 24FRAME Future Film Fest, appuntamento di rilievo per gli amanti del cinema d’animazione ospitato negli spazi di DumBO e successivamente a Modena, dal 22 al 24 novembre. Prodotta da Rete Doc – il più grande network nazionale cooperativo di professionisti dell’industria culturale e creativa – con la direzione artistica di Giulietta Fara, il 24FRAME Future Film Fest è arrivato alla 24esima edizione. Sarà aperto da The Peasants (Polonia, Serbia, Lituania, 2023), secondo lungometraggio di DK Welchman e Hugh Welchman, coppia di registi del film d’animazione candidato all’Oscar Loving Vincent, e porterà in Italia il meglio di quell’animazione per adulti che è difficile vedere nei circuiti dei cinema. In occasione dei 100 anni dalla nascita della Radio in Italia sarà presentato l’episodio pilota della serie d’animazione Guglielmo l’Inventore, diretta da Danilo Caracciolo e ispirata alla storia di Guglielmo Marconi. Tra i corti, ci saranno anche quelli del Maestro Bruno Bozzetto e di Searit Huluf, che presenterà il suo nuovo corto Self, prodotto da Pixar Animation Studios come Pixar Spotlights. Ma il festival sarà anche uno sguardo su Intelligenza Artificiale, Realtà Virtuale ed effetti speciali. Ne abbiamo parlato con la direttrice Giulietta Fara.
Il posizionamento del nuovo 24Frame Future Film Fest oggi è più spostato sull’animazione che sui vfx?
“Mentre fino al 2014 era ancora una novità parlare di effetti visivi dentro i film e non si trovavano on line i making of con le interviste ai vfx director, con l’avvento di YouTube tutti questi contenuti non sono stati più esclusivi. Così abbiamo preferito continuare a occuparci di animazione e invitare società meno conosciute di vfx. Da sempre abbiamo promosso i vfx come l’animazione che stava colonizzando i film live action, affermando che fosse il punto più alto del contemporaneo. E questo è rimasto come idea. Quanto all’animazione che proponiamo, mentre prima c’era un’esplosione dell’animazione computerizzata, oggi, a parte le grandi case come Pixar e MacGuff, le altre si rivolgono a tecniche più tradizionali. Che non vuol dire che non ci sia di mezzo il digitale, ma non c’è più quella cgi spinta, quel 3d preponderante: magari si utilizzano software per ricreare un 2d, una cut out, o il rotoscoping. Che non è quello fatto a mano, tranne che per il film apertura, The Peasants, che ha un utilizzo del rotoscopio fatto al computer ma frame by frame è stato dipinto ad olio fotogramma per fotogramma. Siamo in una fase in cui la tecnologia se c’è non si deve vedere, non deve mostrare i muscoli, ma si utilizza come facilitatore: si tende sempre a mostrare un pizzico di artigianalità perché lo spettatore va riconquistato. La tecnologia grezza sta diventando un valore: l’alta definizione rischiava di trasformare il fotorealismo in qualcosa di inutile, in quanto uguale al reale. Ma quasi tutti i film che presentiamo al festival non hanno una distribuzione italiana: l’animazione per adulti da noi fa una gran fatica”.
Le piattaforme di streaming possono aiutare a diffondere certi film d’animazione?
“Sicuramente sì! Forse oggi lo è un po’ di meno, ma Netflix è stato un faro per quanto riguarda la produzione e la distribuzione di contenuti animati per adulti. Anche su Prime ci sono serie, anche orientali. Il problema è che sulle piattaforme hanno meno forza i lungometraggi rispetto alle serie”.
A 30 anni dall’uscita in sala del film Ed Wood di Tim Burton, a Ed Wood, il peggior regista di sempre, sarà dedicata una retrospettiva…
“Il festival ha sempre avuto un’attenzione per gli effetti speciali artigianali, indagando, ad esempio, la cinematografia americana dagli anni Cinquanta. Anche il Guerre stellari del 1977 ha molti animatronic. Negli anni abbiamo ospitato Stan Winston. Abbiamo indagato l’aspetto dei film a basso costo: con pochi mezzi l’animazione permette di fare grandi cose. Siamo partiti da Ed Wood perché è un pretesto per parlare del brutto, del pessimo, del mostruoso nel cinema, Avremo la Monsters Night il 9 novembre. E ci sarà ALCFX, che ha vinto il David Donatello per Hammamet e faranno trucchi prostetici live su una modella che bellissima diventerà mostruosa, uno zombie”.
A proposito di mostri, in programma l’appuntamento ‘come si crea un mostro con i vfx’ che ci permette di assistere al lavoro di EDI – Effetti Digitali Italiani, un’eccellenza nel settore, giusto?
“Parliamo non solo di un’eccellenza italiana, ma anche di una casa che è in grado di competere a livello internazionale in fatto di effetti visivi: qui non ci riferiamo a low budget ma a grandi budget e alla loro esperienza. L’incontro è tagliato sul tema del festival, i mostri e le creature che hanno fatto e rimangono nella library. È un aspetto molto interessante, come fa una cpd ad essere competitiva? Deve avere una grande library, tanti tool, tanti oggetti digitali da proporre, in modo da avere molte cose pronte ed essere veloce”.
Parlerete anche di Intelligenza Artificiale con l’incontro Tra AI e immersività con Omar Rashid. Come tratterete l’AI?
“Ci stiamo occupando di AI dall’anno scorso in termini di senso. Quest’anno avremo un panel molto proattivo che lancia il festival il 6 novembre: tu come utilizzi l’AI? Partiamo dal presupposto che la stai utilizzando in modo positivo e ce lo racconti. Omar Rashid interviene su questo, ma anche ampliando la visione più in particolare sul cinema interattivo. È il fondatore di Gold VR, società che sviluppa contenuti interattivi in VR. Ne parlerà in un workshop il giorno dopo, il 7”.
A proposito c’è anche il concorso internazionale New Frontiers, dedicato a realtà virtuale e aumentata…
“AR e VR hanno il loro concorso dal 2017. Le opere selezionate sono sia mainstream che indipendent. Il comitato preferisce prenderne poche: c’è una visione singola – con il visore – delle opere che, se ne prendi 40, non riesci a vederle tutte. Tra quelle mainstream c’è l’esperienza in VR della Aardman Animation, che è tra le più interessanti oggi”.
Ri-animati (l’animazione non muore mai), con Daniele Daccó e Edoardo Scarlatti, è dedicata a due noti content creator. Come vedete questo fenomeno in relazione al cinema?
“Da un lato siamo un festival per addetti ai lavori, dall’altro un festival molto pop e per tutti. Abbiamo sempre ospitato il mondo degli anime. A me fa piacere quando si riesce a creare una collaborazione con chi rende ancora più popolare quello di cui ci occupiamo”.
Quanto può essere importante un festival come questo per creare contaminazione tra il mondo dell’animazione e dei vfx e la pubblicità, visto che i brand sono in cerca di contenuti sempre più speciali?
“Sicuramente è un mondo perfetto perché qui ci sono tutti i contenuti più nuovi più freschi da declinare per un brand. Anni fa avevamo inaugurato un concorso, Movie & Co, che metteva in contatto giovani creativi con i reparti marketing delle aziende per lo sviluppo di nuovi contenuti. All’epoca erano soltanto video, o situazioni live action con un forte contenuto di animazione video. Ora la questione si amplia con l’interattività, con il fatto che c’è un mondo che vive su mobile, non solo in sala o sui visori e va a integrare una narrazione che può essere molto più viva e divertente rispetto a un solo video. L’animazione da sempre è stata utilizzata come strumento di narrazione per tanti marchi e tante promozioni. Quest’anno ospitiamo un progetto dell’Università Roma Tre e della Consulta Universitaria del Cinema sulla Golden Age dell’animazione italiana, che parte da Carosello, ma non come storicizzazione e basta, ma come spinta all’analisi della comunicazione di oggi che più è semplice più è efficace”.