Youmark
Powered by GAG

-1700 tonnellate (1,5 kg a testa ogni anno) di frutta e verdure consumate in Italia negli ultimi 14 anni. E non è solo colpa della crisi. Nomisma: a sostegno servono anche programmi tv dedicati e campagne di sensibilizzazione innovative

Il progressivo calo dei consumi di frutta e verdura in Italia è un fenomeno in atto da oltre 10 anni e non può essere ricondotto esclusivamente, secondo Nomisma, all’effetto che la crisi ha avuto nella riconfigurazione del carrello della spesa degli italiani.

Dal 2000 ad oggi gli italiani hanno rinunciato a consumare quasi 1.700 tonnellate di frutta e verdura (-18%) che, in termini pro capite significa che si sono persi per strada 17 chili di consumi di frutta e verdura freschi, in media 1,5 kg in meno ogni anno, con un trend costante sia prima che dopo il 2008, anno in cui è scoppiata la crisi.

La fotografia relativa al 2014, che emerge dai dati elaborati da Nomisma, ci dice che i consumi annui di prodotti ortofrutticoli freschi si sono fermati a 130,6 kg, che equivalgono a non più di 360 grammi al giorno (nel 2000 le quantità consumate quotidianamente erano superiori ai 400 grammi). La contrazione dei consumi pro capite ha riguardato soprattutto la frutta (calata del 15% rispetto al 2000), ma non ha risparmiato nemmeno gli ortaggi (-6%).

Inoltre, i dati sul consumo quotidiano segnalano che ci si sta allontanando a passi veloci dalla razione giornaliera raccomandata (almeno 400 grammi al giorno). Ma soprattutto si è ancora molto distanti da un’altra delle raccomandazioni sugli stili alimentari, che riguarda il numero di porzioni di frutta e verdura assunte ogni giorno: in Italia solo il 18% della popolazione di età superiore a 3 anni consuma quotidianamente almeno 4 porzioni di frutta e verdura. E che i consumi pro capite degli altri grandi paesi in Europa siano più bassi dei nostri non può di certo consolare: in Francia i consumi giornalieri si fermano a 223 grammi, nel Regno Unito a 273. Solo la Spagna, con un consumo medio di 490 grammi al giorno, ha consumi in linea con le raccomandazioni OMS.

Schermata 2015-01-18 alle 22.13.16

In Italia, nonostante la forte vocazione produttiva e le tradizioni di uno stile alimentare che si rifà alla dieta mediterranea, dal 2000 i consumi pro capite sono calati complessivamente del 14%, con una contrazione media dell’1% all’anno. Solo la Svizzera ha avuto cali tendenziali simili ai nostri. I consumi pro capite di Francia e Germania, seppur bassi, negli ultimi anni stanno, invece, recuperando terreno.

Secondo Nomisma, l’implementazione di campagne di informazione e sensibilizzazione, accanto a strumenti e politiche per i produttori, sono una chiave determinante per sostenere i consumi ortofrutticoli.

Si tratta di iniziative che non possono però essere unicamente volte ad intercettare esclusivamente i bambini e il mondo della scuola. Quando iniziano la scuola, molti bambini hanno già sviluppato le proprie preferenze alimentari, riducendo quindi le possibilità di riuscire ad influire in modo efficace.

Il consumo di frutta e verdura nei genitori risulta essere il primo fattore di previsione del consumo di frutta e verdura nei figli, come emerge da una survey condotta da Nomisma per valutare le abitudini di consumo di frutta e verdura.

Nelle famiglie dove i genitori mangiano frutta e verdura ogni giorno in almeno due occasioni, anche i figli hanno una maggiore propensione al consumo (il 75% consuma frutta e verdura ogni giorno, a fronte del 54% dei bambini inseriti in nuclei familiari con genitori il cui consumo di frutta e verdura è sporadico o casuale).

Tale dato non fa che confermare l’importanza del nucleo familiare: uno studio inglese realizzato dalla Scuola di Scienze degli Alimenti e della Nutrizione ha di recente evidenziato che i bambini le cui famiglie cenano assieme consumano 1,6 porzioni di frutta e verdura in più ogni giorno rispetto a chi, invece, non ha occasioni di convivialità comune a tavola con i propri genitori.

Schermata 2015-01-18 alle 22.16.27

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se la famiglia è il luogo fondamentale per poter impostare corrette abitudini alimentari sin dalla prima infanzia, anche la ristorazione scolastica gioca comunque un ruolo determinante.

Secondo stime elaborate da Nomisma, sono infatti 2,3 milioni i pasti scolastici che vengono distribuiti ogni giorno (2 milioni per i bambini fino a 14 anni e 337 mila per i ragazzi con più di 15 anni).

Infine, i media. Chi segue spesso programmi tv e siti dedicati alla cucina ha infatti un modello di consumo più sensibile ai valori del cibo, ha una maggiore propensione all’acquisto di prodotti a denominazione di origine e al biologico, è meno incline ad acquistare piatti pronti, quando acquista un prodotto è più interessato a verificarne l’origine.

L’altro elemento da non trascurare è la capacità di re-inventare i valori dell’ortofrutta per non vendere solo un prodotto ma un insieme di attributi, cercando di comunicare con più forza l’importanza nella dieta e le possibilità di consumo, costruendo cioè un piano di marketing e di comunicazione che faccia uscire questi prodotti dall’anonimato.