Guerra in Ucraina. Tralasceremo qui di esprimere il nostro parere in merito, che è troppo facile da intuire, per concentrarci su un fenomeno molto diffuso tra la Gen Z: la mediatizzazione della stessa guerra su TikTok, il social meno adatto – apparentemente – per veicolare questo genere di contenuti, eppure diventato in fretta il canale social principale per coloro che fino a ieri guardavano contenuti ben più ‘leggeri’.
Il cambio è stat0 drastico e – per quanto riguarda questa generazione – inutili appaiono le ‘maratone’ televisive che tutti i canali dedicano all’argomento. La risposta dei giovani suona perfino beffarda alle orecchie di chi ha sempre guardato ai media tradizionali come fonte affidabile per avere informazioni: ‘non mi serve la mediazione dei professionisti dell’informazione, su TikTok c’è tutto, in tempo reale, trasmesso da chi questi avvenimenti li sta vivendo in prima persona’.
Il carattere leggero del social, e soprattutto la capacità di attrazione del suo algoritmo che premia i video più visti, ha fatto sì che la guerra balzasse in testa alle scelte, ma attenzione alle fonti: la ‘infowar’ è già combattuta da entrambi i contendenti (in proporzione alle loro forze e alle loro capacità). Chiunque può condividere un’immagine e farla sembrare qualcosa che non è. È quello che hanno fatto i separatisti filorussi nelle regioni di Donetsk e Luhansk, con il sostegno della Russia, condividendo video che accusano l’esercito ucraino di attacchi che gli avversari negano di aver compiuto. Alcuni esperti occidentali hanno messo in dubbio queste immagini (il suono degli spari, ad esempio, è copiato da un altro video più vecchio su YouTube) e nelle parole dell’ex ministro della Difesa ucraino, Andriy Zagorodnyuk, prima dell’invasione: “niente di tutto ciò è accaduto. È fondamentalmente una guerra virtuale, una guerra che esiste solo nello spazio IT. In realtà non esiste”.
Ma dal 23 febbraio la guerra è diventata improvvisamente reale, l’invasione ha avuto inizio chiudendo l’Ucraina in una morsa di acciaio e seppellendola sotto pesanti bombardamenti e sbarchi di truppe aerotrasportate. Ma l’atteggiamento della maggioranza di chi guarda TikTok è cambiato di poco: internet è arma a doppio taglio. Consente ai ricercatori di verificare la propaganda, da qualunque parte provenga, ma è anche un terreno fertile per le bugie. Su Twitter, Reddit e soprattutto su TikTok il rumore di fondo è assordante, ed è difficile separare le fake news dalla verità dei fatti.
Una cosa appare però non discutibile: all’inizio del 2021, TikTok era diventato uno strumento cruciale per i sostenitori del leader dell’opposizione russa Alexei Navalny, un obiettivo non secondario per Putin. L’app è stata utilizzata per organizzare proteste di base che, ovviamente, sono diventate virali sul social media. Adesso, secondo TechCrunch, il governo russo starebbe pagando influencer per esortare gli utenti a non unirsi agli oppositori del governo, ai ‘ribelli’. Il governo russo, in altre parole, starebbe orientando l’attività degli utenti di TikTok in senso favorevole all’intervento militare, facendo leva sul tradizionale senso di patriottismo e nazionalismo russo, poiché i post in questo senso si sono diffusi da TikTok a Instagram, YouTube e oltre.
Le false rappresentazioni crescono: una clip, presa da un videogioco, ha accumulato milioni di visualizzazioni poiché gli utenti affermavano che rappresentava attacchi reali. E gli utenti di TikTok credevano erroneamente di guardare un video di soldati che si paracadutavano in Ucraina dopo che un account russo aveva pubblicato filmati vecchi di anni mentre era in corso l’invasione da parte della Russia, ciò non ha impedito alla clip di accumulare oltre 22 milioni di visualizzazioni prima della fine della giornata.
Comunque vada a finire, la prima guerra su TikTok si sta combattendo… proprio in queste ore.