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Si accende lo scontro tra SIAE e Meta per il pagamento dei diritti musicali. Facebook e Instagram bloccano tutti i contenuti della library della Società Italiana degli Autori ed Editori

Siae META

È di oggi la notizia che lo scontro tra la SIAE, che ha aumentato il costo dei diritti di riproduzione musicale dell’8%, e Meta, la società-madre di Facebook e Instagram, sale di livello. Il comunicato dell’azienda americana parla chiaro: “La tutela dei diritti d’autore di compositori e artisti è per noi una priorità e per questo motivo da oggi avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio SIAE nella nostra libreria musicale. […] Abbiamo accordi di licenza in oltre 150 paesi nel mondo, continueremo a impegnarci per raggiungere un accordo con SIAE che soddisfi tutte le parti”.

Il mancato rinnovo dell’accordo con SIAE avrà un impatto sui Reels, sui feed di Instragram e sulle Stories di entrambe le piattaforme. Su Facebook, i contenuti impattati verranno bloccati. Su Instagram, i contenuti impattati verranno silenziati, a meno che gli utenti non decidano di sostituire l’audio selezionando una traccia audio disponibile liberamente sul catalogo.

Non si è fatta attendere la reazione della SIAE, che ha preso il volto e le parole del Presidente Mogol. “La decisione unilaterale di Meta di escludere il repertorio Siae dalla propria library lascia sconcertati gli autori ed editori italiani”, recita infatti il comunicato prontamente diffuso da SIAE, che prosegue “Colpisce questa decisione, considerata la negoziazione in corso, e comunque la piena disponibilità di Siae a sottoscrivere a condizioni trasparenti la licenza per il corretto utilizzo dei contenuti tutelati”.

Concetti ulteriormente rafforzati da una dichiarazione apertis verbis di Giulio Rapetti (il vero nome di Mogol): “Queste piattaforme digitali guadagnano miliardi e sono restie a pagare qualcosa agli autori, che vivono di diritti”.

La piena disponibilità è stata tuttavia messa in dubbio da Aires (rivenditori elettrodomstici) che aveva provato nelle scorse settimane contestare la presa di posizione unilaterale di SIAE, ma aveva dovuto soccombere. “Vista la forza contrattuale da monopolista de facto della SIAE, solo un operatore forte come Meta, che rappresenta Facebook e Instagram, può permettersi di prendere una posizione di questo tipo”, ha scritto nel comunicato dell’Associazione il Direttore Generale Davide Rossi. “Tutte le altre imprese, tra cui anche quelle da noi rappresentate, hanno dovuto in questi anni accettare le condizioni unilaterali e sostanzialmente monopolistiche imposte da SIAE”.

Lo scontro che abbiamo descritto, che prende vita alla periferia dell’impero globale, è figlio di un duro confronto che si sta sviluppando in tutto il mondo, dall’Australia agli Stati Uniti, dall’Europa Unita al Canada, e che coinvolge tutte le piattaforme digitali, Google e YouTube in prima fila, insieme a Facebook e Instragram.

In Canada, ad esempio, è Google che si trova sotto tiro, vista la legge proposta dal Parlamento, l’‘Online News Act’, che prevede che siti e social media come Facebook (Meta), Google e Youtube (Alphabet) devono negoziare con gli editori del Paese accordi per pagare i loro contenuti d’autore pubblicati sulla rispettive piattaforme.

La risposta di Google non si è fatta attendere, e ha assunto una forma morbida nelle sue dinamiche, ma durissima in prospettiva: ha ‘sperimentato’ nei giorni scorsi il blocco dell’accesso alle notizie dal motore di ricerca o da Google News per il 4% delle ricerche, della durata di cinque settimane, sostenendo che questo blocco fosse solo uno dei molti ‘esperimenti’ che vengon  fatti nel corso dell’anno .

Comunque vada in Italia la disfida tra Meta e SIAE, la guerra è destinata a non esaurirsi in fretta nel mondo. Soprattutto perché altri detentori di diritti sono pronti a entrare nella contesa.