Nell’era post-pandemia, il futuro del commercio al dettaglio è fortemente influenzato dal digitale: si prevede che quasi due terzi (64%) degli acquisti dei consumatori nei prossimi 10 anni avverrà online. I brand si stanno avvicinando ai marketplace; infatti, la spesa online su canali di vendita diretta al consumatore (D2C), è raddoppiata, passando dal 7% nel 2022 al 14% nel 2023.
Secondo il rapporto Future Shopper 2023 di Wunderman Thompson Commerce and Technology, per il quale sono stati intervistati oltre 31.000 consumatori in tutto il mondo per indagare le abitudini di acquisto attuali e future, lo shopping online continua a dominare la scena, rappresentando il 58% di tutte le spese. Tuttavia, ci troviamo in una fase di maturità, evidenziata dal modesto aumento di solo l’1% delle spese online rispetto all’anno scorso.
Cosa dovrebbero fare le aziende? Probabilmente dovrebbero rivedere i loro modelli di vendita online, considerato che più della metà (58%) degli acquirenti globali afferma di apprezzare maggiormente l’esperienza d’acquisto su marketplace di marca.
Nonostante l’onnipresenza di marketplace quali Amazon, Alibaba e Mercado Libre, la loro quota di mercato per gli acquisti online globali rimane invariata rispetto all’anno precedente, tuttavia rimangono sempre in cima alla classifica per quanto riguarda il luogo dove i consumatori acquistano.
Al secondo posto vediamo i supermercati e gli alimentari con il 15%, seguiti poi da siti web di brand con il 14%. È importante non sottovalutare la crescita dei marketplace, poiché la fiducia dei consumatori in questi vasti ecosistemi online si estende ben oltre gli acquisti con il 42% degli intervistati che è disposto a utilizzare app di incontri fornite dai marketplace e il 51% che si sente a proprio agio nell’acquistare energia, acqua e servizi pubblici offerti da queste piattaforme.
Invece, non è ancora il momento di sancire la fine dei punti vendita tradizionali, poiché il 60% degli acquirenti preferisce fare acquisti da brand e rivenditori che dispongono sia di negozi fisici che digitali, mettendo così le basi per strategie omnicanale.
Anche lo smart-working (SW) sta influenzando i comportamenti di acquisto: infatti, il 66% dei consumatori globali, afferma di dedicare più tempo alla ricerca dei loro acquisti a causa dello SW e il 65% afferma di aver scoperto nuovi brand e rivenditori proprio grazie al lavoro da casa.
Indipendentemente dal canale scelto dai consumatori, l’inflazione e l’aumento del costo della vita continuano a influenzare le decisioni di acquisto: il prezzo condiziona la fedeltà di oltre la metà (56%) degli acquirenti globali e il 53% dei consumatori è disposto a cambiare retailer e negozio per inseguire il prezzo migliore.
Tuttavia, non è solo una questione di prezzo, ad esempio il 23% dei consumatori si aspetta che i loro prodotti vengano consegnati in meno di 2 ore. Inoltre, dato che il 19% di tutto ciò che viene ordinato online alla fine viene restituito, i resi semplici e gratuiti diventano delle leve strategiche per i brand.
Le aspettative sono alte per i negozi perché il 51% dei consumatori è pronto ad abbandonare tutti quelli che non riescono a soddisfare le loro aspettative per poi inseguire un’esperienza omnicanale e senza soluzione di continuità.
Marco Bandini, Chief Strategy Officer in WUNDERMAN THOMPSON ITALIA, commenta nella nota: “Se la pandemia ha portato variazioni profonde nel modo di relazionarsi tra clienti e aziende, il post-pandemia non è stato da meno. I dati che vediamo nel report raccontano una storia che va oltre il commerce e che ribadisce con forza l’importanza, sempre più strategica, di concetti come customer centricity e omnicanalità. I decisori aziendali si trovano ad affrontare scelte strategiche, adottare tecnologie e progettare esperienze sempre più complesse all’interno di strutture organizzative a silos e con rigidi modelli operativi. ‘The Future Shopper 2023’ potrà fornire loro un aiuto nell’affrontare, comprendere e governare meglio la complessità che deriva dalla costante trasformazione in atto”.