È una dinamica a cui siamo ormai abituati: i soggetti che non sono tradizionalmente politici – ad esempio social influencer, creator digitali, brand, artisti impegnati – prendono posizione su un tema politico che, amplificato dai social, diventa immediatamente centrale nel dibattito pubblico. Ma non per molto. Un problema che un giorno sembra ineludibile l’indomani viene superato da nuove priorità e l’attenzione nei confronti dell’attualità e delle cause sociali non si lega più a una visione del mondo organica e strutturata, ma è il riflesso dell’attenzione mediatica che di volta in volta, con un semplice colpo di scroll, si accende su singoli temi.
Sono questi i tratti distintivi di una nuova dinamica di agenda setting per cui l’analista politico Lorenzo Pregliasco ha coniato la definizione ‘politica Netflix’. Da questa intuizione è nata una riflessione collettiva che ha dato vita al libro ‘Politica Netflix – Chi detta l’agenda nell’era dei social’, scritto dagli autori e dalle autrici del team di Will, startup giornalistica nata all’inizio del 2020, insieme a Lorenzo Pregliasco e Giovanni Diamanti, fondatori di Quorum/YouTrend.
Nel libro l’intuizione della ‘politica Netflix’ è adottata come chiave di interpretazione per rileggere alcune vicende al centro del dibattito degli ultimi anni: dal movimento #MeToo, ai documentari ‘The Social Dilemma’ e ‘Seaspiracy’, fino al disegno di legge Zan. Un’analisi da cui emerge che mentre gli attori della politica Netflix sanno accendere un faro su un tema e imporlo nel dibattito pubblico, molte restano le incognite: in particolare quanto l’engagement social-mediatico si traduca effettivamente in un impatto concreto.
“Nell’inizio anno che ci aspetta ci sono diversi appuntamenti che saranno un banco di prova per la ‘politica Netflix’, come i referendum e il voto per il Quirinale”, commenta in una nota Lorenzo Pregliasco. “Già durante la raccolta firme per i referendum, come si è visto per cannabis legale ed eutanasia, gli influencer che avevano sposato la causa avevano avuto un grande impatto sull’aumento delle firme digitali. Anche per quanto riguarda il Quirinale, secondo molti osservatori, già nel 2013 i social ebbero un peso nell’orientare l’elezione: chissà se anche questa volta non assisteremo a prese di posizione, appelli e campagne social pro o contro qualche nome”.
Alessandro Tommasi, Fondatore e CEO di Will, aggiunge: “Abbiamo cominciato a parlare dei temi legati alla politica Netflix all’inizio del 2021, appassionandoci sempre di più. Will si pone in una posizione centrale tra l’informazione che si sposta anche su canali inediti e i nuovi soggetti che influiscono sull’agenda pubblica. Questa complessità deve essere compresa e spiegata per portare a un vero cambiamento”.
La riflessione sull’informazione e sul dibattito social è fin dal primo giorno al centro del lavoro editoriale di Will Media che, nata come pagina Instagram, è diventata in breve tempo una delle realtà di riferimento nel panorama dell’informazione social in Italia. Nel suo primo anno di attività la redazione ha vinto il Premiolino 2020 per il miglior giornalismo e oggi la sua community conta oltre 1,5 milioni di follower.