La pandemia ha influenzato le attese, i bisogni e le attività delle PMI che si rivolgono a banche e assicurazioni, sia attraverso la riduzione degli incontri di persona con il consulente bancario, sia grazie alla diminusione dell’accesso alle filiali (-45%). Il 13% ha compensato la minore interazione fisica dialogando con i consulenti in videoconferenza, il 20% ha aumentato il ricorso all’home banking, il 7% ha sostituito l’anticipo fatture tradizionale con soluzioni online e il 5% ha sottoscritto prestiti in rete. Solo una minoranza delle PMI è insoddisfatta dei servizi digitali della propria banca (3%), una su tre li ha apprezzati (34%) e il 63% neutrale. Non sono però mancati i problemi: il 19% delle PMI ha segnalato l’indisponibilità di alcune soluzioni digitali necessarie, il 17% problemi con le soluzioni digitali offerte.
“L’ecosistema delle startup Fintech & Insurtech è florido e capace di offrire servizi innovativi a tutto il sistema economico, finalmente anche in Italia e con Milano capofila”, commenta in una nota stampa Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech. “Il numero delle startup è cresciuto ancora, nonostante la pandemia, con peculiarità e dinamiche diverse tra i continenti”.
L’impatto è evidente anche sul mondo assicurativo. Il 32% delle PMI ha diminuito le interazioni di persona con il proprio agente e il 39% ha ridotto la frequenza con cui si recava nella filiale. In particolare, il 9% delle PMI ha sostituito l’incontro di persona con videoconferenze e il 10% è passato a soluzioni online. Anche la modalità di gestione delle polizze ha subito importanti cambiamenti: il 24% delle PMI ha aumentato la sottoscrizione tramite internet, il 29% la gestione online.
Anche fra le PMI, banche e assicurazioni sono ancora gli attori più fidati, ma avanza la tendenza a valutare anche altri operatori non tradizionali. Il 33% delle PMI ha una propensione medio-alta a chiedere un prestito a breve termine o un finanziamento del capitale circolante a un attore innovativo, come supermercati (23%) e utility (16%). Il 29% si affiderebbe ad un soggetto tradizionale non finanziario come la propria associazione di categoria. Per i servizi assicurativi, il 69% delle PMI si affida a compagnie assicurative, il 50% alle banche, il 31% valuterebbe anche un attore innovativo come un’azienda internet (19%), utility (18%), comparatori online (24%).
“Cresce in particolare l’Europa del Fintech. +158% di finanziamenti nell’ultimo biennio, con oltre 768 startup finanziate sopra 1 milione di euro”, prosegue Renga. “Un settore dinamico, come dimostra l’evoluzione dei modelli di business delle startup, che si aprono sempre più a forme di collaborazione e partnership stabili con incumbent finanziari, aziende industriali e altre startup. In questo senso sono significative le partnership sulla strada dell’Open Finance che abbiamo visto nel 2020 nell’ecosistema italiano. E ne vedremo molte altre nel 2021”.
Le startup crescono a livello globale
Sono 2.541 le startup Fintech & Insurtech a livello internazionale censite dall’Osservatorio nel 2020, per un totale di 55,3 miliardi di dollari di fondi raccolti, in media 22 milioni di dollari a startup. Il 45% ha sede nel continente americano, con gli USA primo paese per numero di nuove imprese innovative (39%) e investimenti (21,4 miliardi); il 30% in Europa, in particolare Regno Unito con 296 startup e 5,3 miliardi; il 22% in Asia con il 31% dei finanziamenti, soprattutto grazie alla Cina, che ospita 175 startup per 8,5 miliardi di dollari. Il 60% delle startup opera nei servizi bancari, il 35% negli investimenti e il 15% nelle assicurazioni. Le Insurtech sono più finanziate, con una media di 28 milioni di euro raccolti. Numerose le startup che offrono tecnologie accanto ad un servizio bancario o assicurativo, il 54%, e le RegTech, startup attente al mondo della regolamentazione (17%). Quasi due terzi si rivolgono ai consumatori retail (63%), il 39% al settore finanziario, il 50% a imprese di altri settori e il 12% alla PA.
Le tecnologie più utilizzate dalle startup sono l’intelligenza artificiale (37%), le API (36%) e la Blockchain (24%). Oltre metà delle startup mondiali collabora con imprese non finanziarie (54%), il 32% con realtà del settore finanziario, il 30% con altre startup. Le nuove imprese innovative necessitano di supporto: centri universitari, acceleratori e incubatori hanno affiancato il 36% delle startup e l’8% ha interagito con le autorità regolatrici, partecipando a programmi Sandbox (la sperimentazione di un’attività disciplinata dalla normativa del settore bancario, finanziario, assicurativo).
Anche fra le startup cresce l’attenzione alla sostenibilità: il 27% è attento ad almeno un obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, e questo interesse è premiato da investitori, che mediamente finanziano le nuove imprese sostenibili con 25,5 milioni di dollari (contro i 20,4 milioni delle altre), e regolatori, con il 10% che ha preso parte a un programma Sandbox (contro il 7% delle non sostenibili). Le startup sostenibili si concentrano soprattutto su temi sociali (10% delle startup), come la riduzione delle diseguaglianze, e ambientali (4%), come la lotta al cambiamento climatico.