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Partono i razzi New Glenn e (lunedì) Starship: si infiamma la lotta tra Musk e Bezos, tra Starlink e Kuiper. Per ora non c’è alternativa all’internet satellitare di Elon Musk

Jeff Bezos Elon Musk
Jeff Bezos e Elon Musk

di Massimo Bolchi

Prosegue la ‘lotta’ per la conquista dello spazio da parte Jeff Bezos, il proprietario di Amazon, e di Elon Musk, con la veste di Numero Uno di SpaceX.

Si sarebbero dovuti confrontare direttamente sulle rampe domani: Musk avrebbe fatto volare per la settima volta il suo grande razzo-astronave Starship, ideato per andare sulla Luna e su Marte, in partenza dalla base di Boca Cica in Texas, mentre Bezos avrebbe lanciato da Cape Canaveral il suo nuovo grande razzo New Glenn, con analoghe ambizioni.

Ma questo faccia-a-faccia è stato rinviato a data da destinarsi. Il New Glenn dovrebbe partire domani – venerdì 10 gennaio – alle ore 1:00 AM Eastern Standard Time (le 7 del mattino in Italia): un evento che si preannuncia come un’emozionante dimostrazione di tecnologia all’avanguardia e di eccellenza ingegneristica, ma il confronto sul campo non si avrà, perché il lancio di Starship è stato rinviato a lunedì alle 5 p.m. EST (le ore 23 in Italia) per asserite ‘condizioni meteo sfavorevoli’.

Grandi aspettative per la nascita di un nuovo player a basso costo

L’attesa è comunque massima per il lancio del New Glenn, che promette costi addirittura più bassi di quelli dei Falcon-9 e Falcon Heavy di Musk, grazie alla stessa tecnologia, il reimpiego di parti del missile, che ha consentito a Musk di tagliare i costi di lancio controllando di fatto il mercato occidentale. Per il momento Bezos ha soltanto collaudato il sistema di riutilizzo del razzo che sarà impiegato per recuperare il primo stadio del lanciatore. Di qui l’interesse, per lo meno in Occidente, per la possibile nascita di un competitor in grado di sfidare Musk, dopo i fallimenti delle organizzazioni pubbliche e private – dalla NASA a Boeing – che non si sono dimostrate all’altezza della new entry.

Ma Bezos non è interessato a una sfida spaziale fine a se stessa: il suo obiettivo primario, ora come ora, è quello di arrivare a costruire in orbita una costellazione – il sistema Kuiper – con 3.200 satelliti pronti a fornire Internet in ogni angolo della Terra, come già fa Starlink di Elon Musk, il solo rivale occidentale esistente. Il deployment di questi satelliti è il punto critico, e il Progetto Kuiper si è già assicurato oltre 80 lanci da parte di Arianespace, Blue Origin (l’impresa spaziale di Bezos), SpaceX e United Launch Alliance, e ha opzioni per ulteriori lanci, sempre con Blue Origin, fornendo una capacità sufficiente per coprire la maggior parte della costellazione di satelliti.

Perché non va dimenticato che il programma di Bezos è in ritardo, non solo rispetto a Starlink, ma anche rispetto ai propri piani iniziali di sviluppo, che vedevano i primi lanci fissati all’inizio del 2024, poi rinviati al quarto trimestre dell’anno scorso e ora prevedono l’attivazione della rete nel corso di quest’anno. La necessità di recuperare spiega la ragione dell’enorme sforzo, che costituisce il più grande acquisto commerciale di capacità di lancio della storia e sostiene migliaia di fornitori e posti di lavoro altamente qualificati negli Stati Uniti e in Europa.

Mancanza di alternative correnti in Europa

Ma spostando lo sguardo in Europa, si nota un scenario assolutamente diverso: c’è una iniziativa molto promettente – Iris2 – che è un consorzio sovranazionale che dovrebbe mettere in orbita oltre 100 satelliti a partire dal 2030, ma in pratica attualmente è un deserto, a meno di rovesciare le alleanze a affidarsi ai cinesi, che sono sì in ritardo in rapporto a Musk ma almeno hanno lanciato alcuni satelliti del sistema Guo Wang a bordo dei vettori Long March-5B, i primi dei 13.000 previsti a completamento dell’opera.

Per ora qui, nel Vecchio Continente, il problema di connettività sicura si conferma ogni giorno più urgente e richiede una risposta immediata, e Musk (o eventualmente Bezos, se tutto andasse come previsto) è l’unico che può darla. Tanto più se Iris2 (Infrastruttura per la resilienza, l’interconnettività e la sicurezza via satellite) offrirà sicurezza di comunicazioni basata su tecnologie di cifratura avanzate, tra cui la crittografia quantistica che è ancora nelle fasi iniziali di sviluppo. In altre parole: ci si inoltra in un terreno sconosciuto.

Il dilemma, peraltro, è concreto, per lo meno per quanto riguarda l’Italia: possiamo attendere a tempo indefinito lo sviluppo di Iris2, un sistema di cui condividiamo lo sviluppo e la progettazione, o abbiamo bisogno di una stop gap immediato che non può che essere Starshield, la versione militate di Starlink, venduto a oltre 100 paesi nel mondo ma controllato da un privato, la cui affidabilità è quanto meno aleatoria. Come ha dimostrato l’Ucraina, prima graziosamente omaggiata del sistema e poi richiesta di pagare il ‘canone’ per continuare a usarlo, per giunta degradato nelle zone dove gli obiettivi dello Stato non corrispondevano più con le idee di Elon Musk. Vedere Crimea e dintorni per trovare esempi, se fosse necessario.