Negli stessi giorni in cui comunicava il cambio al vertice Amazon, ha annunciato di aver ridotto la sua spesa pubblicitaria di circa 100 milioni di dollari nel 2020, un fatto mai accaduto negli scorsi 17 anni.
‘Pubblicità e altri costi promozionali’ sono stati ancora sostanzialmente invariati nell’anno 2020, pari a 10,9 miliardi di dollari rispetto agli 11 miliardi nel 2019, in calo di poco meno dell’1%, secondo il Report annuale presentato il 2 febbraio. Segno che Amazon ha ridotto il costo della spesa pubblicitaria per la prima volta dal 2003, quando il suo intero esborso ammontava a 109 milioni di dollari, secondo quanto riportano i documenti societari.
Una riduzione non certo dovuta a un calo delle revenue: infatti le vendite annuali di Amazon si sono incrementate del 37% a 386 miliardi di dollari: 263 miliardi negli Stati Uniti, 29,6 miliardi in Germania e 26,5 miliardi nel Regno Unito, per citare solo i tre paesi dove il brand è più forte.
I costi di marketing totali, di cui la pubblicità fa parte, sono invece aumentati del 17% a 22 miliardi di dollari, ma sono diminuiti come percentuale delle vendite nette. In pratica, la società ha beneficiato di “una minore spesa per i canali di marketing a seguito del Covid-19”, come recita il Report annuale.
D’altra parte, un calo degli investimenti era più che ipotizzabile visto l’andamento dei costi dell’online advertising, che ha visto una netta riduzione del prezzo degli spazi, e considerata la scelta strategica di Amazon, che ha dovuto far fronte a un’impennata di acquisti nella prima fase del lockdown per la pandemia Covid-19 che ha messo in difficoltà la struttura logistica del brand, al punto da portarla a sospendere temporaneamente anche gli investimenti ‘a costo zero’ quali i suggerimenti di articoli similari o di accessori per completare l’acquisto, per evitare di sovraccaricare un comparto al limiti dello stress.
Ma nel mercato della pubblicità, Amazon non è presente solo come grande investitore, passato dagli 8,9 miliardi di dollari investiti nel 2018 agli 11 miliardi del 2019, prima della battuta d’arresto di quest’anno, ma è anche uno dei maggiori venditori di spazi, alle spalle di Facebook e Google. Il Report non dettaglia cifre esatte al riguardo, ma la vendita di annunci pubblicitari è stata la fonte principale dei 21,5 miliardi di dollari di ricavi che l’azienda ha generato nella sua categoria ‘altro’ lo scorso anno, con una crescita del 52% anno su anno. Un tasso decisamente superiore ai concorrenti, che si sono fermati molto distanti, intorno al +20% nell’anno di Facebook e al +32% di Youtube, mentre Alphabet/Google nella sua interezza ha fatto registrare addirittura una modesta contrazione Y/Y.