di Monica Gianotti
L’innovazione tecnologica, se adottata a scala, può contribuire a un significativo miglioramento della produttività delle imprese del Made in Italy lungo tutta la catena del valore, arrivando a generare un valore aggiunto incrementale potenziale stimato in circa 50 miliardi di euro entro il 2030. Altri 30 miliardi potrebbero arrivare dal potenziamento e dall’estensione del ‘brand Made in Italy’ a nuovi settori. L’impatto sull’occupazione, nei settori manifatturieri interessati, si tradurrebbe nella creazione di circa 300 mila nuovi posti di lavoro.
Sono queste alcune tra le principali evidenze emerse durante il XX Forum del Comitato Leonardo, appuntamento che annualmente riunisce rappresentanti delle Istituzioni e della business community per fare il punto sulle prospettive di sviluppo per il Made in Italy, quest’anno dedicato al ruolo dell’Intelligenza Artificiale Generativa per aumentare la competitività delle imprese italiane.
Al Forum, organizzato in collaborazione con Accenture, Agenzia ICE e Confindustria presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sono intervenuti il Presidente del Comitato Leonardo Sergio Dompé, il Presidente e AD di Accenture Italia Mauro Macchi, il Presidente dell’Agenzia ICE Matteo Zoppas, il Direttore Generale di Confindustria Raffaele Langella, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Alla tavola rotonda imprenditoriale, moderata da Francesco Giorgino, hanno preso parte Matteo Danieli, Co-Founder Bending Spoons, Antonella Mansi, Presidente Centro di Firenze per la Moda Italiana, Renzo Rosso, Presidente OTB Group e Alberto Vacchi, Presidente e AD IMA Group. Alberto Antonietti, Strategy Lead ICEG di Accenture ha presentato lo studio ‘Strategie per la valorizzazione del brand Italia e del Sistema Paese’, realizzato per l’occasione.
L’analisi di Accenture parte dalla considerazione che i settori tipici del Made in Italy (tessile-abbigliamento, alimentari-bevande, legno-arredo, nautica, ceramica, oreficeria) sono da sempre fortemente votati all’export, con oltre il 50% della produzione complessiva, rispetto al 35% degli altri settori manifatturieri. Il percepito di eccellenza sintetizzato nel ‘brand Made in Italy’ permette all’Italia di posizionarsi come leader, rispetto all’export globale complessivo, incrociando la domanda delle nicchie alto-spendenti internazionali.
Secondo la ricerca, i diversi settori del Made in Italy possono rafforzare la propria competitività mettendo a terra strategie industriali declinate in due linee di azione prioritarie: da una parte l’adozione a scala dell’innovazione tecnologica e dall’altra il rafforzamento delle politiche globali di branding con l’estensione del ‘brand Made in Italy’ a settori economici eccellenti non tradizionalmente compresi nella definizione (come la meccatronica, la farmaceutica, la chimica etc) con opportune politiche sistemiche di comunicazione e marketing.
“Lo sviluppo tecnologico sempre più rapido pone le nostre imprese di fronte a nuove sfide che possono diventare grandi opportunità”, ha dichiarato Sergio Dompé, Presidente del Comitato Leonardo. “Il Made in Italy è un concetto in evoluzione che dobbiamo aggiornare costantemente. Per continuare a competere con successo a livello globale, l’industria italiana richiede politiche che guardino al futuro con programmazione e investimenti sulla formazione e lo sviluppo di competenze specialistiche nelle nuove tecnologie. Lo studio di Accenture sottolinea quanto sia importante inserire a pieno titolo il ‘brand Made in Italy‘ nei settori di eccellenza meno tradizionali per cui le nostre imprese si distinguono nel mondo”.
Complessivamente, la posta in gioco è un potenziale aggiuntivo del PIL dei settori ‘estesi’ del Made in Italy di circa 80 Miliardi di euro entro il 2030. 50 miliardi sarebbero conseguenza dell’incremento di valore aggiunto prodotto dalla messa a sistema nel Made in Italy dell’applicazione dell’AI Generativa, affiancata da opportune politiche di potenziamento delle competenze necessarie.
Di questi 50, 15 miliardi sarebbero legati ai settori tradizionali del Made in Italy e 35 ad altri settori che potrebbero iniziare a beneficiare del brand. Gli ulteriori circa 30 miliardi – di cui 20 imputabili ai ‘nuovi settori’- sarebbero generati dall’estensione e potenziamento del ‘brand Made in Italy’ con politiche che potranno portare ad una maggiore penetrazione, sia in Paesi in cui le imprese italiane sono già presenti, sia in aree geografiche emergenti.
Gli investimenti in tecnologia – conclude lo studio – e in particolare in AI, saranno essenziali per colmare i gap accumulati in alcuni settori e potenziare il ‘genio italico’ in ogni fase della catena del valore: dal design delle collezioni e dei prodotti (dove la GenAI può facilitare in modo esponenziale il lavoro creativo, grazie alla capacità di aggregare e combinare dati per la creazione e l’adattamento continuo di contenuti) alla produzione pianificata e ottimizzata grazie ai ‘digital twin‘, in grado di creare una rappresentazione live dello stato dei macchinari per monitorare il funzionamento della linea produttiva, fino alla capacità di aumentare l’efficacia della forza vendita grazie agli assistenti virtuali ‘GenAI powered’.
L’applicazione di soluzioni tecnologiche come il ‘digital twin’ sulle linee produttive potrebbe portare grandi benefici alle PMI italiane: mediamente, l’OEE – Overall Equipment Efficency (indice di qualità e velocità del macchinario) aumenta del 15-20%, mentre i costi industriali diminuiscono di circa il 30% grazie alla maggior efficienza.
“L’adozione su larga scala dell’intelligenza artificiale rappresenta la leva strategica fondamentale per permettere di sviluppare l’economia nazionale, ottenere significativi vantaggi competitivi e incentivare la crescita dell’occupazione”, ha concluso Mauro Macchi, Presidente e AD Accenture Italia. “È fondamentale supportare i percorsi di trasformazione digitale non solo dei grandi player, ma anche della PA e delle PMI, a cui l’accesso a soluzioni di AI Generativa potrebbe far compiere un salto importante”.