Il mercato dell’eCommerce è in continua evoluzione, dovendo tenere conto da una parte dei bisogni e delle richieste dei consumatori, dall’altra delle opportunità tecnologiche che emergono sempre più rapidamente, dando vita a nuovi trend di acquisto e di approccio alle piattaforme di vendita. Riuscire a rimanere aggiornati sulle varie tendenze ed esigenze del mercato è fondamentale, soprattutto per gli esercenti, per poter migliorare il proprio business e attuare le migliori strategie di vendita e acquisizione di nuovi clienti.
Per questo motivo Payplug, la soluzione di pagamento online e multicanale , ha individuato i 10 trend dell’eCommerce che saranno al centro del 2023, mettendo in evidenza le novità che saranno protagoniste della vendita online nei prossimi mesi.
Realtà aumentata: l’esperienza di acquisto da casa evolve
Realtà aumentata e realtà virtuale sono due tecnologie che stanno rivoluzionando il mondo dello shopping. Da un lato, la realtà aumentata è entrata nel mondo del commercio al dettaglio, con una crescita prevista di 9,24 miliardi di dollari nel quadriennio 2022-2026. Questo anche grazie all’adozione sempre maggiore di smartphone e tablet di nuova generazione e allo sviluppo di strumenti che consentono questa modalità di ingaggio con il cliente. Colossi come Amazon, Google ed Apple, per esempio, reputano la realtà aumentata un asset cruciale per le loro future strategie di vendita ed interazione.
Dall’altro lato, le prospettive di crescita della realtà virtuale sono evidenti dai dati degli interessi di acquisto degli utenti: il 65% degli italiani vorrebbe utilizzare la realtà virtuale per i suoi acquisti, in particolare in settori come abbigliamento (78%), arredamento (67%) e immobiliare (56%).
In particolare, la realtà virtuale diventa uno stimolo per passare da eCommerce a vCommerce, uno store che utilizza la tecnologia VR per dare ai clienti la possibilità di ‘visitare’ virtualmente il negozio. In questo modo, ad esempio, gli acquirenti possono ‘provare’ i prodotti da casa prima di ordinarli: un’esperienza di acquisto immersiva, che migliora l’immagine dell’azienda, facilita l’accesso a una gamma di prodotti più ampia e al contempo aiuta a ridurre il numero di resi.
Il social listening per monitorare la reputazione
‘Ascoltare’ le conversazioni su social, blog e forum, al fine di monitorare la propria reputazione digitale, per posizionarsi rispetto alla concorrenza e anticipare le nuove tendenze: è il cosiddetto ‘social listening’, utilizzato nel 2022 dal 51% dei Marketing Manager per analizzare il sentiment degli utenti. Una strategia che consente di prevedere e anticipare le strategie migliori da mettere in atto, partendo dall’analisi dei bisogni e della domanda da parte dei consumatori.
Il Connect to Consumer per una nuova relazione con i brand
I brand sono sempre più interessati ad andare incontro ai clienti, offrendo loro esperienze interattive, come ad esempio eventi di live shopping che hanno un tasso di conversione maggiore del 30%. Come sottolinea Payplug, il 2023 segnerà l’avvento del C2C (Connect-to-Consumer), evoluzione naturale del D2C (Direct-to-Consumer), incentrato sulla dimensione umana e l’autenticità nella relazione brand-consumatore. Mentre il D2C punta ad essere un’azione di vendita ‘diretta verso il consumatore’ con il cliente che risulta un attore passivo, il modello C2C (Connect-to-Consumer) mira invece a costruire una vera e propria relazione bilaterale tra l’azienda e il consumatore, che diventa parte attiva. Diverse aziende hanno iniziato a coltivare una community, che va oltre il semplice gradimento e acquisto del prodotto ma spazia in una condivisione di valori e di appoggio a tematiche rilevanti per la società e per la comunità stessa.
Le modalità di pagamento digitalizzate
Il 62% degli italiani non considera più i pagamenti in contante preferibili a quelli digitali, contro il 50% nel 2019. Per questo, nel 2023, sarà data sempre più importanza a metodi di pagamento digitalizzati o a portafogli virtuali: pratici, veloci e sicuri.
Contro l’inflazione c’è la tariffazione dinamica
In un contesto di instabilità economica, i commercianti online sono portati a modulare i loro prezzi continuamente, per preservare un margine e non lasciarsi sorpassare dalla concorrenza. Entra quindi in gioco il Dynamic Pricing o, in italiano, tariffazione dinamica, che consiste nell’adattare i prezzi dei propri prodotti in base a variabili come: prezzo del mercato, prezzi proposti dalla concorrenza, periodo dell’anno (e della giornata), dati demografici. Considerata la mole di dati da analizzare e tenere in considerazione, esistono strumenti algoritmici che permettono di modificare in tempo reale i prezzi dei propri servizi. Le soluzioni più avanzate comprendono anche strumenti di Intelligenza Artificiale con funzione predittiva degli ipotetici cambi di prezzo, sia del mercato che delle materie prime, per stabilire in anticipo il prezzo finale più adatto per il prodotto.
Secondo Payplug, nel 2023 le soluzioni di Dynamic Pricing permetteranno ai commercianti di risultare più appetibili al proprio target, monitorando la concorrenza, i cambi di prezzo delle materie prime e i trend d’acquisto, considerando inoltre che – nonostante la recessione di tutta l’eurozona – il 79% delle imprese italiane prevede di aumentare i prezzi anche nel 2023.
L’headless commerce per un’esperienza ottimale
Le persone sono ormai abituate a fare acquisti nei canali più differenti: non solo in un sito web, ma anche nella sua versione mobile, in un’app, o sui social. Vendere online significa quindi tenere aggiornati tutti i canali, inserendo nuovi prodotti, controllando le disponibilità di magazzino e la necessità di variazione dei prezzi, etc. Per questo motivo la tendenza è sempre più quella di separare il back end dell’eCommerce, in cui è presente il database dei prodotti, dal front end, che possono essere appunto piattaforme proprietarie o addirittura canali social. Questo nuovo metodo di sviluppo di ecommerce viene detto headless, e consiste proprio nel dissociare il front-end dal back-end dei siti.
In questo modo, ad esempio, se un utente scopre un prodotto su uno dei profili social dell’esercente, potrà acquistarlo direttamente su quella piattaforma senza dover uscire per entrare nel sito web, e, al contempo, l’esercente non dovrà aggiornare tutti i canali ma questi saranno tutti aggiornati contemporaneamente perché avranno come unico riferimento il catalogo dei prodotti e i metadati presenti nel back end.
Si stima che l’headless commerce sia stato scelto come soluzione già dal 13% delle imprese italiane.
L’espansione dell’eCommerce B2B
Nel 2022 l’eCommerce B2B in Italia vale 453 miliardi di dollari, in aumento del 12% rispetto al 2020. Il 70% delle imprese italiane ha previsto di investire nell’e-commerce B2B ma solo il 17% investe realmente una quota significativa del proprio fatturato. Eppure, sottolinea Payplug, l’eCommerce rimane un’opportunità da cogliere anche nel 2023 per i commercianti che vendono prodotti o servizi destinati ai professionisti e aziende.
L’omnichannel, una sfida centrale
Il 98% dei consumatori italiani che ha vissuto esperienze interamente omnicanale si dichiara soddisfatto. L’omnicanalità infatti mette al centro il consumatore, prevedendo un sistema interconnesso tra tutti i punti di contatto, così che l’utente possa interagire con l’azienda e vivere un’esperienza di acquisto continua ed integrata su tutti quanti i touchpoint, senza interruzioni di percorso. Eppure, solo il 6% delle imprese ha adottato questo tipo di strategia nel 2022. Il riconoscimento delle virtù dell’omnichannel da parte dei commercianti è progressivo: tuttavia, ricorda Payplug, capitalizzare nel 2023 su tutti i canali di distribuzione sarebbe estremamente conveniente, in quanto permetterebbe di aumentare notorietà e vendite.
L’influencer marketing impegnato e sostenibile
Di fronte all’emergenza climatica e alla volontà degli acquirenti di consumare meglio, l’influencer marketing sta vivendo profonde mutazioni: sempre più numerosi sono infatti gli influencer eco responsabili o ‘greenfluencer’, che offrono ai brand eco responsabili la possibilità di comunicare il loro impegno per l’ambiente. Basti pensare che tra il 2018 e il 2019 si è registrato un +55% delle menzioni relative alla moda sostenibile da parte degli eco influencers.
La fine dei resi gratuiti
Di fronte all’inflazione e all’aumento del numero di resi, le aziende, per ridurre i costi, scelgono a volte di non offrire più i resi. Tuttavia, l’80% dei consumatori online afferma che cesserà di ordinare online, se dovesse prendersi carico delle spese relative ai resi, ragion per cui i commercianti saranno tenuti a innovare, per non perdere la propria clientela. Le soluzioni possibili sono numerose: la tassa di reso (cioè una tariffa per poter attivare la politica di reso), i resi in punti di ritiro o il ritiro a domicilio.