Il futuro sarà all’insegna dei JIC (Joint Industry Committee), che sono in grado di garantire un approccio obiettivo alla questione, rappresentatività ed inclusione. Queto in estrema sintesi il messaggio pronunciato oggi dal Presidente di Auditel, Andrea Imperiali, nel corso della presentazione del Rapporto 2022, in cui ha affrontato le numerose tematiche che stanno investendo il mondo del media televisivo, con una visione un po’ tradizionale, in ottica broadcaster per intenderci, ma in ogni caso completa ed esaustiva.
Sullo stesso mercato globalizzato dei contenuti si sono fatti largo sei diversi comparti operativi, ha detto Imperiali: la TV Broadcast; lo streaming (SVOD – Subscription Video On Demand; AVOD – Advertising Video On Demand; e FAST – Free Ad-Supported Television); il digital (social media e advertising); i videogames (sempre più convergenti con il cinema e le serie);l’hardware (gestito dai produttori di Smart TV) e il cinema (gli studios tradizionali che si dedicano alle produzioni seriali per il ‘sempre più piccolo’ schermo)
Uno scenario competitivo, complesso e popolato di attori aggressivi, che potrebbe arrivare, se non corretamente normato, a mettere a rischio la democrazia digitale. E in questo panorama diventa fondamentale il ruolo del regolatore: poiché, orientando l’allocazione delle risorse economiche e contribuendo a definire le politiche di finanziamento pubblico, equilibra almeno in parte le storture apportate dalla competizione commerciale tout cour. In secondo luogo perché rileva i cambiamenti nei comportamenti di consumo, che, solo se correttamente e tempestivamente tracciati, possono garantire un vero pluralismo e una compiuta democrazia dell’informazione. La recente querelle tra Meta e SIAE è indicativa in tal senso.
E qui emerge l’importanza del JIC, il modello indicato da AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) come perno della convergenza delle metriche e del presidio del mercato in termini di trasparenza, indipendenza e inclusività di tutti i soggetti. Soprattutto in Italia, dove la TV esercita un ruolo chiave.
“L’assoluta centralità della TV nel processo di trasformazione della società italiana in chiave digitale è certificata dai numeri”, ha infatti sottolineato Imperiali. “All’estensione della copertura broadband, che oggi interessa il 90% delle famiglie, è seguito, infatti, un boom degli schermi connessi: sono passati, negli ultimi 5 anni, da 70 milioni a oltre 93 milioni su un totale di circa 120 milioni di schermi complessivamente presenti nelle case e nelle tasche degli italiani; un incremento dovuto principalmente alla Smart TV, che cresce, sempre negli ultimi 5 anni, del 210%, passando da 5 milioni a oltre 18 milioni di apparecchi”.
Ma la TV in streaming, in particolare, ha confermato di essere il palcoscenico globale della sfida in atto fra i Big Tech USA alla conquista dell’Europa e dell’Asia, che, pur di acquisire quote rilevanti di abbonati, adottano politiche di prezzo sempre più aggressive.
“Nella UE, in risposta a tale fenomeno”, ha evidenziato Imperiali, “si inizia ad assistere ai primi fenomeni di consolidamento cross-country tra i campioni nazionali della TV commerciale, come mostrano la nascita di MFE e la decisione francese che stoppato la fusione tra Tf1 e M6“.
Man mano che gli OTT si allargano alla conquista degli investimenti pubblicitari televisivi, oltre che di quelli digitali di cui sono già oligopolisti – a Meta e a Google si è aggiunto recentemente anche Amazon tra i Big Player dl settore, per non parlare dei cinesi – diventa sempre più necessaria una visione oggettiva e condivisa dai dati chiave, dagli ascolti di picco alla frequenza di visione: non è più accettabile, ad esempio, che vi sia in Italia chi, come in passato un operatore, DAZN, rifiuti le logiche condivise ed accettate da tutti.
Questa banale constatazione si va diffondendo anche a livello Europeo e non solo. In UK, Netflix sta accettando la rilevazione degli ascolti da parte di una società terza, e negli stessi USA i principali operatori di mercato – AMA ABA e simili – stanno accordandosi per definire il quadro operativo di un rilevazione indipendente degli ascolti.