Il Media Impact Value è un algoritmo brevettato da Launchmetrics (una piattaforma marketing e strumenti di analisi dati mirata alla Moda, al Lusso e alla Cosmetica per scoprire, attivare e monitorare le voci rilevanti per i loro brand) che misura l’impatto di placement e citazioni sulle varie item del settore.
I brand possono anche scoprire il buzz generato dalle celebrity che hanno indossato le loro creazioni rispetto a quello ottenuto dagli altri marchi. Per esempio, mentre Rihanna è stata la celebrity più chiacchierata durante il Met Gala a New York, Versace (che ha vestito Kim Kardashian) è stato il brand che ha ottenuto maggior buzz, generando 16,7 milioni di dollari Usa in MIV rispetto ai 3,3 milioni di Maison Margiela, indossata dalla prima artista.
Questa formula unica è stata studiata per confrontare i risultati tra diverse voci, vari canali, diversi tipi di media, periodi di tempo, prodotti, regioni e molto altro, permettendo così alle aziende di paragonare i risultati realizzando confronti incrociati per valutare meglio che cosa stia performando bene e che cosa, al contrario, non funzioni.
A tal proposito, recenti ricerche mostrano che tra i giovani consumatori assumono grande rilevanza le iniziativi indirizzate alla sostenibilità, ma la questione ancora aperta è se questo accade come risposta alle richieste (e all’apprezzamento spontaneo) dei consumatori oppure sia il risultato di iniziative da parte dei brand nel loro tentativi di agganciare i consumatori in ottica top-down.
A prescindere da come stiano davvero le cose, comunque, è un dato di fatto i giovani mostrano di essere disposti a spendere un po’ di più e a concedere la propria preferenza ad abbigliamento prodotto in maniera sostenibile, ma, guardando al Meda Impact Value, la parte del leone spetta senza dubbio all’industria cosmetica, che ha generato 77 milioni di dollari in MIV rispetto ai 40 milioni della moda, quando di esaminano le rispettive iniziative relative alla sostenibilità.
Creare una collezione eco-friendly di abbigliamento è sicuramente un passo avanti nella giusta direzione, ma i protagonisti di questa industry devono guardare all’intero processo produttivo se vogliono davvero fare dei “balzi avanti” verso risultati a rifiuti Zero.
La sostenibilità, infatti, è strettamente connessa alla revisione di processi che sprecano energia, risorse e materiali, e i marchi della moda hanno a disposizione dati da utilizzare per prendere decisioni in modo più “intelligente”, per ridurre i rifiuti o gli scarti generati. Utilizzati in modalità predittiva, i dati possono essere utili per definire l’allocazione in chiave globale degli articoli distribuiti e per valutare il probabile successo delle collezioni, utilizzando a questo scopo anche il canale eCommerce. Oppure essere usati anche per ridurre le dispersioni dei campionari e dei modelli a campione, o per rilanciare con campagne online quelle collezioni che hanno performato neo brillantemente del previsto. Tutti modi in cui previsioni serie basata sui dati disponibili possono aiutare le marche e le griffe del fashion a guardare con successo a un futuro sostenibile.