In questi ultimi 20 anni, quando si parla di ricerche di informazioni online, in Italia di fatto Google è diventato lo standard, senza quasi avere più concorrenza. Tranne che in uno specifico verticale, che però economicamente è importantissimo: le ricerche legate a uno o più prodotti che si sta valutando di acquistare. Quelle ricerche, cioè, sia più influenti nelle decisioni e negli acquisti dei consumatori; sia più richieste (e pagate) dagli inserzionisti pubblicitari.
Qui Google si trova infatti ad affrontare un altro colosso statunitense: Amazon. Che negli anni si è affermato non solo come il sito di commercio elettronico di riferimento a livello mondiale; ma anche come un eccezionale strumento di supporto per trovare informazioni di prodotto, anche in quelle occasioni in cui l’acquisto avverrà al di fuori del sito di commercio elettronico fondato da Jeff Bezos.
In sostanza, oggi chi vuole vendere attraverso il proprio negozio sul territorio oppure (o anche) attraverso un proprio sito di commercio elettronico, deve considerare l’influenza di Amazon sui possibili clienti: rischi (l’utente che poi decide di comprare su Amazon dopo aver visitato il negozio) ma anche grandi opportunità. Perché non è scontato che chi usa Amazon come motore di ricerca scelga poi di acquistare su questo.
È quanto emerge dall’edizione 2020 di Amazon Power, il white paper pubblicato oggi da FIND (e disponibile per il download gratuito sul sito www.findsdm.it), l’agenzia di search marketing da sempre attenta a monitorare i comportamenti di ricerca e di acquisto degli italiani.
La ricerca evidenzia l’uso che i consumatori italiani fanno di Amazon come search property sia attraverso smartphone, computer e smart speaker in ambito domestico, Sia nello scenario oggi più attuale, quello della ricerca attraverso lo smartphone (utilizzando un browser o una app) all’interno di un punto vendita.
“In passato si riteneva erroneamente che si ricorresse alle ricerche online di approfondimento prima di un acquisto solo per prodotti di un certo ‘impegno’ dal punto di vista economico. Oggi, con tutti gli strumenti di analisi e i dati a disposizione, possiamo dire che non è assolutamente così”, spiega nella nota Marco Loguercio, Fondatore di FIND nonché autore del documento.
“Guardiamo ad esempio un argomento di strettissima attualità come quello delle mascherine per la bocca, che la psicosi legata al Coronavirus ha reso richiestissime anche in Italia. Si tratta di oggetti del valore di pochi euro, speculazioni a parte, ma il cui acquisto è preceduto da una lunga serie di ricerche: quali caratteristiche deve avere? Quali i materiali migliori? Come va usata? Ogni quanto si deve cambiare? Quale protegge di più? Dove mi conviene comprarle se non le trovo in farmacia?
Amazon è diventato un punto di riferimento anche per le ricerche, non solo per gli acquisti, perché nelle sue schede prodotto riesce a fare un ottimo lavoro di sintesi delle informazioni chiave per chi deve valutare: prezzo, caratteristiche, immagini e, soprattutto, valutazioni e recensioni. Certo, queste sono da valutare sempre con attenzione visto che ve ne sono spesso anche di fasulle, ma in generale sono estremamente valide e utili.
La buona notizia per chi vende attraverso altri canali è che è tutt’altro che scontato che una ricerca su Amazon diventi poi anche un acquisto su Amazon. Nel documento, pensato per chi si occupa di commercio elettronico in azienda, abbiamo cercato proprio di dare spunti e risposte ai dubbi e alle perplessità degli addetti ai lavori. In particolare, abbiamo voluto dare un punto di vista alternativo a quanti ritengono che Amazon sia la causa della crisi del retail e sia un colosso che fagociterà tutto e tutti”.