Decentraland, la piattaforma digitale tra le prime a utilizzare la tecnologia per creare il proprio metaverso, ospita la prima Metaverse Fashion Week, che ha scelto come sigla MvFW. Dal 24 al 27 marzo il calendario prevede eventi, sfilate e show di grandi nomi del lusso, da Etro a Tommy Hilfiger, da Dolce&Gabbana a Hugo Boss.
Nonostante il paradosso apparente – chi pagherebbe per abiti e scarpe che non si possono neppure toccare – il mercato cresce di giorno in giorno. Secondo una ricerca di Morgan Stanley il giro d’affari della moda virtuale potrebbe rappresentare anche il 10% del mercato del lusso nel 2030, pari a 50 miliardi di dollari: un fatturato tutto da conquistare.
La Metaverse Fashion Week nasce nell’onda delle tradizionali Settimane della Moda (New York, Parigi, Milano etc) e vive sul web decentralizzato: i contenuti e i servizi presenti non risiedono su server e piattaforme di proprietà di singole aziende, ma sono distribuiti in modo omogeneo sull’intera rete, attraverso l’uso della tecnologia blockchain.
Gli oggetti di cui si fa esperienza (tra cui gli abiti, in questo caso) sono certificati tramite NFT (Non Fungible Tokens), che ne attestano l’unicità, e i pagamenti sono possibili grazie alla criptovalute. Le sfilate e gli eventi – feste incluse – si svolgono infatti a Decentraland, una piattaforma basata su blockchain Ethereum, in cui gli iscritti, tramite i propri avatar, possono partecipare agli eventi, ma anche comprare e ‘indossare’ i capi nella versione virtuale.
Questo primo contenitore di eventi fashion organizzati in modo specifico per il metaverso cavalca il trend che ha visto i brand di moda, nell’ultimo anno e mezzo, lanciare collezioni speciali di NFT, investimenti immobiliari, vetrine virtuali e più in generale progetti nel web3. Sulla scia di un cambiamento iniziato circa 10 anni fa grazie ai social, la MvFW elimina le barriere all’ingresso degli show e degli eventi aprendo le porte a tutti gli interessati.
“Il metaverso è un mondo puramente virtuale e, fino a ora, siamo nel mondo reale e vendiamo prodotti reali”, ha affermato Bernard Arnault, CEO del gruppo del lusso LVMH, in una dichiarazione rilasciata a Madame Le Figaro. “Se fatto bene, può probabilmente avere un impatto positivo sulle attività dei brand. Ma vendere sneakers virtuali a 10 euro non ci interessa”.
Il riferimento alle sneakers virtuali rimanda subito a Gucci, ma anche a tutti gli altri esperimenti digitali che a oggi i brand hanno già testato confermando quanto il metaverso sia effettivamente una miniera d’oro. A riprova di ciò, si pensi anche alla diatriba tra Hermès e il poliedrico artista digitale Mason Rothschild, che è stato citato in tribunale per aver “contraffatto delle borse” (stando alle accuse della maison), che l’artista invece definisce la sua opera (100 repliche ) delle ‘Meta Birkin’: opere d’arte sotto forma di NFT, che hanno ‘solamente’ come oggetto le celebri borse-icona del brand.
E il leitmotiv di molti progetti in calendario sono proprio gli NFT, anche se alcune maison (come Etro e Dolce&Gabbana) hanno scelto di portare nel metaverso creazioni (esclusive) digitali utilizzando il format della sfilata tanto caro alle fashion week tradizionali. Philipp Plein, che di recente ha investito 1,4 milioni per comprare uno spazio retail su Decentraland, parteciperà alla MvFW con una mini collezione (per un totale di sette total look) di capi e accessori virtuali, in serie limitata di dieci pezzi ciascuno, i cui prezzi variano tra i 1.500 e i 15.000 euro. Si tratta di NFT wearable, cioè indossabili, che possono essere acquistati da chi partecipa alla sfilata evento organizzata al Plein Plaza. Seguita da un after party, sempre virtuale.
Domenica la MvFW termina, e per partecipanti sarà il momento di trarre i bilanci della loro presenza: quanto è stato investito nella Fashion Week digitale e quanto è stato ricavato è un calcolo piuttosto semplice. Ma il Metaverso per la moda è ancora un oggetto in parte misterioso e da scoprire. Come si calcola l’aumento di awareness in termini digitali? E qual sarà stato l’apporto dei creator e degli influencer nel mondo virtuale? E con quali ricadute nel mondo fisico? Tutti temi da mettere in chiaro da parte di CMO, CIO, CCO, e, ovviamente, dai CEO.