di Massimo Bolchi
Nel panorama in continua evoluzione del consumo mediatico, la Generazione Z è stata pioniera di una trasformazione significativa, trattando le piattaforme dei social media non più come strumenti di comunicazione, ma come mezzo per consumare quelli che tradizionalmente sono considerati contenuti televisivi.
La Generazione Z, quella dei nati tra la metà degli anni ’90 e l’inizio del 2010, è cresciuta in un’era digitale fondamentalmente diversa da quella delle generazioni precedenti: per loro, Internet, gli smartphone e i social media non sono una nuova tecnologia, ma piuttosto una parte del tessuto naturale della vita. Per questo motivo, il loro approccio al consumo dei media riflette uno spostamento significativo dai formati tradizionali come la televisione e la smart tv a piattaforme più dinamiche e interattive come YouTube, TikTok e Instagram.
Queste piattaforme offrono contenuti on demand che sono drasticamente diversi, sia nella forma che nella sostanza, da quelli disponibili sulla televisione tradizionale. I contenuti dei social media sono spesso più brevi, più diretti e molto più variegati, e vanno dai video di breve durata ai live stream, dai sondaggi interattivi ai contenuti basati su meme o influencer. L’immediatezza e l’interattività di questi formati sono molto interessanti per la generazione Z, che apprezza il coinvolgimento e l’istantaneità.
Ma il fenomeno a cui si sta assistendo non è solo una trasformazione dei gusti della Gen Z, è un cambiamento profondo di come i social media sono utilizzati: in pratica si sta assistendo a un passaggio, tra i più giovani, dalla fruizione attiva, che prevede forme di egagement quali condivisione, like e creazione di contenuti propri, a una forma passiva, quasi da spettatori di uno spettacolo ideato e realizzato da altri, i ‘creator’ appunto, che vanno rapidamente sostituendo nelle preferenze di questo pubblico i più tradizionali influencer.
I contenuti che hanno risonanza tra i Gen Z sui social media, soprattutto Instagram e TikTok, tendono ad avere caratteristiche ben evidenti e prosperano grazie alla loro qualità grezza e non filtrata. I creatori di contenuti parlano direttamente al loro pubblico, spesso in uno stile informale e colloquiale che sembra più un dialogo che una trasmissione. Ma sono contenuti altamente personalizzati e orientati alla nicchia: gli algoritmi di piattaforme come YouTube e TikTok adattano i feed di contenuti alle preferenze individuali, assicurando che gli utenti abbiano maggiori probabilità di vedere contenuti in linea con i loro interessi e valori, e parcellizzando le audience con una granularità prima impensabile. Questo livello di personalizzazione ha contribuito al crollo dei social media percepiti come più vecchi – Facebook su tutti – e alla trasformazione in senso ‘passivo’ dei restanti.
Secondo l’Economist si è già avuto un crollo nella percentuale degli utenti a stelle e strisce che documentano la propria vita online, passati dal 40% del 2020 al 28% all’inizio del 2024. Sui social network, come ci si trovasse sulla televisione, si fa zapping tra i reels dove tutti, o quasi, sponsorizzano in maniera più o meno aperta un prodotto o un servizio. Secondo Meta, le persone in tutto il mondo vedono notizie per meno del 3% del totale di ciò di cui fruiscono quotidianamente: di qui la dichiarazione diffusa dalla società che non stipulerà nuovi accordi commerciali per i contenuti di notizie tradizionali. Ma la situazione è a rischio anche per i creator, basta poco per passare da casi interessanti a ‘biecamente’ sponsorizzati, e il dito si muove sempre più veloce per ‘saltare’ coloro i quali propongono contenuti noiosi o peggio ‘cringe’.
I creator più accorti stanno cercando di raggiungere un equilibrio sostenibile tra contenuti brandizzati – mai oltre un terzo, e la percentuale sta diminuendo – e quelli originali che li hanno sostenuti nell’affermazione sullo scenario social ma che sono sempre esposti la mutamento dei gusti dei fruitori o all’emersione di un nuovo trend.
Perché piattaforme come YouTube, TikTok e Instagram (con IGTV e Reels) vedono un aumento nel consumo di video, spesso in modalità full-screen e per sessioni prolungate, simile alla visione tradizionale della televisione, mentre anche l’aumento della popolarità degli streaming live e dei podcast tra i giovani indica un interesse per contenuti che possono essere consumati in modo continuativo e meno interattivo.
Benché secondo il Data Reportal, dall’inizio del 2024, il numero degli utenti di social media ha superato i 5 miliardi – pari al 62.3% della popolazione mondiale – in Occidente, i social media per la Gen Z non sono più quelli dei boomer o della Gen Y: sono social media più verticali, segmentati per interesse, come Reddit, su cui si formano ‘nuvole’ di appassionati ai più diversi argomenti e discussioni. Oppure sono quelli appartenenti alla grande community del gaming, che a sua volta spinge a una fruizione televisiva con i suoi canali su Twitch o si inoltra nel metaverso con Roblox o Decentraland. Sicuramente in questo scenario non hanno posto i fenomeni ‘fad’, come l’improvvisa e fugace esplosione di popolarità di BeReal, orami dimenticato.
Tutto questo attendendo la Gen Alpha, che avanza a grandi passi per conquistare un terreno aperto a chissà quali ulteriori cambiamenti.