Rivoluzione tecnologica, Internet, social media e piattaforme di messaggistica impongono nuove regole. Le tecnologie digitali stanno trasformando l’economia e la società con tempi e modalità completamente nuovi. Come può garantire questo tipo di servizi la Pubblica Amministrazione? L’analisi di Andrea Diazzi, Business Development Manager per l’Italia di Liferay.
“È necessario adottare nuovi modelli organizzativi adeguati a un contesto fortemente dinamico e accelerare i processi di trasparenza e partecipazione per realizzare un dialogo effettivo ed efficace con i cittadini, unito a un incremento delle competenze dei professionisti che operano nelle amministrazioni.
La PA non può esimersi dall’innovazione e deve fornire servizi tempestivi, soprattutto per le caratteristiche di importanza e urgenza che spesso possono avere le richieste effettuate dagli utenti. Purtroppo, però l’Italia si rivela ancora una volta un passo indietro rispetto al resto dell’Europa.
Il paese appare notevolmente distanziato rispetto al resto del continente, come dimostra l’ultimo rapporto Desi (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società) della Commissione europea per il 2019, che vede il nostro paese al ventiquattresimo posto per ‘Servizi pubblici digitali’ e al ventisettesimo posto per quanto riguarda l’interazione online tra cittadini e pubbliche amministrazioni.
In Italia però solo il 22% della popolazione interagisce online con la pubblica amministrazione, contro una media europea del 53%. Questo lascia ampi spazi di miglioramento, nell’ottica di un rapporto sempre più positivo tra pubblica amministrazione e cittadini.
È importante ricordare che chiunque, per legge, ha diritto di fruire di servizi erogati in forma digitale e in modo integrato, tramite gli strumenti telematici messi a disposizione dalle PA, anche attraverso dispositivi mobili. Per questo la PA ha l’obbligo di seguire i processi e di adattarsi costantemente alle nuove tecnologie, diventando parte attiva nelle scelte e nell’utilizzo delle soluzioni IT. L’obiettivo da raggiungere è quello di porre il cittadino al centro nei processi di progettazione, sviluppo, erogazione e promozione di servizi pubblici online, che devono essere sempre più semplici ed efficaci.
La tecnologia deve essere in grado di supportare la Pubblica Amministrazione fornendo le soluzioni necessarie per ottimizzare i processi, evitando sprechi di tempo e risorse. Le istituzioni devono operare per dotarsi di strumenti quali Intranet, Extranet e portali che siano facilmente integrabili con sistemi esterni per evitare il lock in, agili e orientati ai microservizi, rapidamente implementabili, scalabili, monitorabili e sicuri. Inoltre, è tenuta ad adottare, prima di qualsiasi altra opzione tecnologica, il modello cloud, in particolare soluzioni di tipo SaaS., che consente concreti risparmi in termini di costi, risorse e infrastruttura.
Ecco perché adottare una strategia cloud nei prossimi mesi è prioritario per restare competitivi. I ricercatori di Gartner stimano che entro l’anno il cloud diventerà la scelta di riferimento per ogni tipo di implementazione software. Il cloud infatti non solo garantisce vantaggi competitivi, ma anche benefici importanti per ogni business digitale.
La storia informatica della PA è fatta spesso di insiemi di soluzioni complesse e poco omogenee, costruite nel tempo, dovendo tenere costantemente conto di limiti di budget e tempo, che raramente possono essere razionalizzate. All’opposto, la scelta di una piattaforma singola, facilmente integrabile con i sistemi esistenti, può agevolare un incremento di flessibilità e scalabilità per proteggere l’investimento nel tempo. Bisogna saper affrontare progetti realistici e tempestivi al passo delle attese dei cittadini e di un panorama tecnologico che si modifica velocemente. Inoltre, adottare una piattaforma cloud assieme a un approccio agile, permette di definire in modo semplice e veloce i contenuti da distribuire, consolidando dati e processi al fine di superare un modello organizzativo a silos ormai obsoleto.
I principali governi europei si sono già mossi per agevolare l’adozione del cloud nelle aziende private e nella pubblica amministrazione, ma in Italia, nonostante si comincino a vedere le prime iniziative in questo senso, la situazione è ancora rallentata da barriere culturali, da infrastrutture a volte non ancora pronte a supportare tecnologie innovative e dalla mancanza di competenze adeguate per gestirle. Diventa quindi fondamentale continuare a incrementare le attività di formazione e informazione in azienda, per sviluppare e consolidare la consapevolezza sui reali benefici della trasformazione digitale.
Per restare competitivi è giunta l’ora di adottare un approccio nuovo e di investire in progetti e tecnologie che forniscano agli utenti un’esperienza realmente fluida e flessibile e il cloud computing è sicuramente uno degli abilitatori a disposizione”.