Mark Zuckerberg, CEO di Meta, e Mukesh Ambani, Founder e Chairman dell’indiana Reliance Industries, consolidano i loro legami per espandere la visione comune sulla prospettive del digitale in India. Dopo l’investimento nel 2020, quando Facebook spese quasi 6 miliardi di dollari per una partecipazione di minoranza in Jio Platforms, società facente parte dell’impero di Ambani, arriva ora il test, su scala sub-continentale, in tutta l’India, per un ecommerce gestito a metà tra la società indiana e WhatsApp
La funzione, come già accennato è per il momento disponibile soltanto in India, e si sviluppa dalla partnership con l’eCommerce di JioMart, che vende generi alimentari e altri prodotti non-food: dopo avere avviato una chat con JioMart, un bot guida l’utente attraverso gli acquisti fino alla cassa, momento in cui sarà possibile scegliere di pagare in contanti alla consegna, mediante i canali di pagamento offerti dal sito JioMart, oppure direttamente via WhatsApp, modalità questa che sfrutta il canale di pagamenti digitali sviluppato dalla National Payments Corporation of India, piattaforma di cui il governo indiano è regolatore.
Il test è su vasta scala, perché WhatsApp in India conta 487,5 milioni di utenti a maggio del 2022 e non stupirebbe se, in un futuro imminente, altre aziende indiane si unissero a questo circuito di acquisti, consolidando così la posizione di Meta in India e dando corpo alla volontà di Zuckerberg di fare in modo che gli utenti possano fare praticamente di tutto senza mai lasciare le piattaforme che stanno usando (sia questa Facebook, Instagram o WhatsApp).
Un post, sul blog ufficiale, ha sottolineato la notizia ed è stato rilanciato poi da Zuckerberg sul suo profilo Facebook, scrivendo: “Siamo entusiasti di lanciare la nostra partnership con JioMart in India. Questa è la nostra prima esperienza di acquisto end-to-end su WhatsApp: ora le persone possono acquistare generi alimentari da JioMart direttamente in una chat”.
Il mercato indiano, per quanto grande, rappresenta tuttavia soltanto un’area test, e non è scontato che i risultati siano tali da giustificare l’espansione in altre realtà. Basti pensare alle difficoltà incontrate, sempre in India, da WhatsApp Payment, lanciato nel 2020 dopo due anni di sperimentazione, che ha incontrato ostacoli da parte delle Autorità regolatorie, a partire dalla limitazione iniziale a solo 20 milioni di transzioni (sul totale di più di un miliardo di pagamenti digitali indiani) ai ricorsi alla Competition Commission of India (CCI). Nulla di paragonabile a quanto acceduto in Brasile, dove WhatsApp Pay ha subito una battuta d’arresto: le autorità di regolamentazione del paese hanno bloccato il servizio solo una settimana dopo il lancio, citando preoccupazioni per la concorrenza.
Diciamo che l’annuncio di Zuckerberg, che a gennaio 2020, in occasione della presentazione degli ultimi dati finanziari del suo gruppo, aveva confermato che la piattaforma WhatsApp Pay nel giro di sei mesi sarebbe stata portata portata in contesti di mercato al di fuori dell’India, tra cui l’Italia, era quanto meno ‘esagerata’ nella sue potenziali applicazioni. Ma la strada, pur con gli inevitabili inciampi, è già stata chiaramente indicata.