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In attesa del completamento di ‘Topics’, Google porta il ‘Privacy Sandbox’ anche su Android. Una versione di prova è prevista già per quest’anno: avremo un web davvero cookieless?

Da un lato le app e i software di produttività gratuiti, dall’altro gli investimenti pubblicitari degli inserzionisti, che sarebbero certamente colpiti da un’adozione di un sistema ‘alla Apple’, con gli utenti che possono scegliere se farsi tracciare da terzi o meno. In mezzo Google, che sta cercando disperatamente sistemi efficaci, che rispettino la Privacy degli utenti, ma non castrino le fonti di revenue costituite dagli introiti della pubblicità. Che negli ultimi anni si è sempre più configurata come ‘addressable’, fino a provocare una rivolta di masse crescenti di utenti internet: negli USA, dove la presenza dei terminali utilizzanti l’iOS è maggiore, si calcola che circa l’80% dei possessori di terminali Apple americani abbia rifiutato di farsi tracciare.

Un primo sistema proposto da Google, i FloC, già stato abbandonato per la complessità di gestione della pubblicità mirata e  di rispetto delle norme, che – a partire dal GPRS europeo e dal CCPA californiano – si vanno facendo sempre più precise. Ora il testimone di Mointain View è passato a ‘Topics’ in fase di sviluppo, che viene proposto agli inserzionisti come alternative alla sparizione dei cookie di terza parte all’interno dell’ecosistema Chrome.

È di questi giorni, inoltre, la notizia che Google ha annunciato che porterà anche su Android il progetto ‘Privacy Sandbox’. “Il nostro obiettivo è lo sviluppo delle soluzioni pubblicitarie efficaci e che migliorino la protezione della privacy”, ha spiegato Google in un post sul suo blog. “Queste soluzioni limiteranno la condivisione dei dati degli utenti con terze parti e funzioneranno senza identificatori tra app e app”.

La sperimentazione del nuovo sistema inizierà quest’anno. E la società sostiene che darà ad altre aziende tutto il tempo per adattarsi alle modifiche al suo software Android, in un dialogo costante con sviluppatori e autorità di regolamentazione. Una differnza sostanziale con quanto fatto da Apple, da sempre propugnatrice di un sistema proprietario.

Con l’attività di Privacy Sandbox, sarà possibile fornire maggiore sicurezza ai dati condivisi durante l’utilizzo di uno smartphone o un tablet Android. Chiunque investirà in campagne pubblicitarie su piattaforme del colosso americano, comprese quelle che si basano su Android, potrà ricevere ancora informazioni importanti sul pubblico da raggiungere. Senza che per questo debba sacrificare parte della propria privacy, come ha sottolineato una nota di Nicola Roviaro, Head of EMEA Data Privacy Specialists di Google.

“Siamo consapevoli che altre piattaforme hanno adottato un approccio diverso per la gestione della privacy in ambito pubblicitario, limitando gli strumenti utilizzati da sviluppatori e inserzionisti. Ma senza prima fornire delle valide alternative, tali approcci rischiano di essere inefficaci e portare a risultati peggiori, sia per la privacy degli utenti che per il lavoro degli sviluppatori” si legge nel post sul blog di Big G, a voler sottolineare la differenza con Apple e le sue soluzioni.

Questo è solo uno dei modi per superare la logica dei ‘cookie’, la cui abolizione, prevista per quest’anno, è già stata rimandata al prossimo. Siamo parlando di navigazione cookieless all’interno del browser Chrome, che rappresenta la stragrande maggioranza degli utilizzi al mondo, sia da fisso, sia da mobile. L’obiettivo di Google è trovare un’opzione per garantire una maggior privacy per gli utenti, consentendo anche agli sviluppatori e ai publisher di continuare a realizzare entrate pubblicitarie. In risposta alla soluzione drastica di Apple, Google ha affermato che offrirà versioni in anteprima delle sue nuove proposte agli inserzionisti, prima di rilasciare una versione di prova più completa quest’anno.