‘Don’t be evil!’: non essere malvagio, nella traduzione, è stato a lungo il motto di Google, fino al 2015, anno in cui è nata Alphabet di cui Google è diventata la principale sussidiaria. Ma questo sorta di formula magica è sopravvissuta fino a noi: ancora nel 2018 è stata trasferita nella parte finale del Codice di Condotta di Google, dopo essere stata la perentoria premessa dello stesso.
Verrebbe da pensare che il progressivo allontanamento da quella che è stata un’espressione-cardine della società, sostituita dal più neutro ‘Do the Right Thing’, sia arrivata appena in tempo, visto quello che è accaduto nelle scorse ore: la nascita del primo sindacato interno dei lavoratori dell’azienda, storicamente poco propensa – come tutti i giganti della Silicon Valey – alla formazione di associazioni di operatori nelle aziende hi-tech. Ma non è tutto: il nuovo sindacato si schiera su un terreno che è stato fin’ora quello proprio di Google, Ecco allora che il sindacato, l’Alphabet Workers Union, si propone non di discutere i contratti dei dipendenti, ma di ‘dare struttura e longevità all’attivismo di Google’, che evidentemente, secondo i membri, si è molto affievolito negli ultimi anni.
Ma a questo punto è necessario fermarci un poco per esaminare il nuovo sindacato, che raggruppa un minoranza, esigua ma combattiva, dei lavoratori di Alphabet e si rivolge a tutti i 260mila dipendenti, e ai partner commerciali e fornitori, dell’azienda.
Oggi fanno parte della AWU oltre 225 tra ingegneri e colletti bianchi di Google, che hanno lavorato in segreto per più di un anno prima di rivelarsi al pubblico, e, soprattutto, ai propri compagni di lavoro. Poi il mese scorso il progetto ha preso forma con l’elezione dei suoi leader e l’affilazione al Communication Workers of America, un sindacato che rappresenta i lavoratori delle telecomunicazioni e dei media negli Stati Uniti e in Canada.
‘Without you and your labor, there is no Alphabet’: una dichiarazione che suona come come l’avviso bellicoso di quello che sarà il terreno di scontro in futuro, quello dei diritti di tutti. L’obiettivo è infatti farsi ascoltare su quei temi che hanno caratterizzato il dialogo e lo scontro con i vertici dell’azienda,. “Il motto della nostra società è ‘Non essere malvagio’. E una forza di lavoro organizzata ci aiuterà a rispettarlo”, scrivono gli attivisti sindacali in una lettera pubblicata sul New York Times. I capi di Google [e di Alphabet] hanno collaborato con governi repressivi, hanno sviluppato tecnologia usata dal Dipartimento della Difesa e hanno tratto profitti dalle pubblicità di gruppi di odio, prosegue la missiva.
Qui il riferimento è al controverso ‘Project Maven’ degli USA, per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale allo scopo di migliorare l’efficacia degli attacchi mirati con droni. Il progetto è stato abbandonato l’anno scorso da Google/Alphabet, che non sono più contrattualmente coinvolti, ma l’utilizzo dell’Ai a fini bellici rimane una burning issue capace di risvegliare le coscienze di molti lavoratori. Perché la AWU è esplicita al riguardo: “We will use our reclaimed power to control what we work on and how it is used”.
In altre parole, la guerra è stata dichiarata…