Il metaverso è un ‘parco giochi’ apparentemente infinito di possibilità per gli inserzionisti pubblicitari. Griffe del lusso che creano NFT per collegare risorse uniche con prodotti per fidelizzare i consumatori. Brand che traducono esperienze virtuali in commercio nel mondo reale. Musicisti che organizzano concerti per molte centinaia di migliaia di presone, più di quanto sarebbe stato possibile riunire in un luogo del mondo reale.
C’è tuttavia un ambito in cui la presenza di attori è un po’ sottaciuta: quello delle No Profit. Eppure esistono numerose NGO che sono attive nel metaverso, e non solo per raccogliere fondi. O meglio, per raccogliere fondi, d’accordo, però sfruttando al meglio le caratteristiche proprie del metaverso. Come Gerardo Falcöes, la NGO brasiliana che un paio di giorni fa ha lanciato il suo progetto ‘Missão Favela X‘ a San Paolo, in partnership con Accenture, sfruttando l’impatto che il meteverso può avere sulla vita reale.
Il progetto prevede infatti di preparare i giovani e i bambini alla sfida più grande, eradicare la povertà attraverso lo sviluppo di infrastrutture, istruzione e tecnologia, utilizzando una piattaforma di gaming per combattere i bias legati all’indigenza.
Va bene, ma questo accade in Brasile, un paese dove la povertà alligna e si costruiscono enormi favelas, senza trasporti, senza servizi, abitate dagli ultimi, dagli orfani, da coloro che stanno perennemente in bilico tra la stentata sopravvivenza e il crimine. Nei paesi occidentali le cosa stanno diversamente. O no?
Negli USA, per esempio, l’anno 2021 ha visto quasi 600.000 americani trovarsi senza alloggio (fonte: National Alliance to End Homelessness) e oggi il numero di famiglie in ritardo con l’affitto e a rischio di sfratto è ulteriormente aumentato rispetto a prima della pandemia di Covid-19, a causa dell’aumento dei costi degli alloggi. (fonte: Forum OCSE).
HomeStart, un’organizzazione no profit statunitense che cerca di porre fine alla piaga degli homeless, ha lanciato un progetto chiamato ‘Inverse‘ per aiutare le famiglie sull’orlo dello sfratto, vendendo appartamenti digitali nel metaverso. Collaborando con Cornerstone, il primo metaverso fotorealistico, vuole costruire un complesso di appartamenti in questo nuovo mondo virtuale. A HomeStart è stato concesso l’accesso anticipato a Cornerstone per questo progetto e le persone che acquisteranno appartamenti saranno tra le prime a poter entrare nel mondo virtuale.
“Una delle strategie di HomeStart è intervenire prima che si manifesti il problema, aiutando le famiglie ad alto rischio a mantenere i loro alloggi ed evitare che vadano nei rifugi o per strada”, ha spiegato in una nota Matt Pritchard, Presidente e Direttore Esecutivo di HomeStart. “Così come identifichiamo e incubiamo soluzioni innovative per gli homeless, HomeStart è sempre alla ricerca di modi innovativi per coinvolgere un numero sempre maggiore di membri delle nostre comunità: Inverse è un progetto ambizioso che dà uno scopo al metaverso, creando una connessione mai vista prima tra il mondo virtuale e quello fisico, che speriamo aumenti la consapevolezza di una crisi che non ha soluzioni già pronte”
L’edificio è stato progettato dallo studio di architettura ICON di Boston. Ogni appartamento sarà un token univoco non fungibile (NFT) e l’acquisto dell’NFT renderà l’acquirente il proprietario di quell’appartamento. Ci saranno un totale di 49 NFT o unità in vendita e gli investitori possono scegliere tra otto planimetrie. I prezzi varieranno tra uno e cinque ETH, che si traduce approssimativamente nel costo di proteggere da una a cinque famiglie dallo sfratto, in base alle tariffe attuali.
Le vendite degli appartamenti NFT sono iniziate martedì 3 maggio 2022, con il 100% dei profitti della prima vendita e il 10% di tutte le rivendite successive destinate a HomeStart (come recita lo smart contract). È una raccolta fondi come non si è mai vista prima e ha il potenziale per trasformare il metaverso in un luogo migliore per tutti.
HomeStart è uno dei primi pionieri di questa attività. E se avrà successo, probabilmente ne vedremo molti altri. Ma non si può ignorare la naturale dicotomia tra ciò che è virtuale e ciò che è reale. Le organizzazioni no profit e i cause related brand esistono da sempre nel mondo reale, difendendo i diritti delle persone, protestando contro il commercio di pellicce, e facendo pressioni per politiche eco-compatibili. Come è possibile allora fare perno sul mondo virtuale e avere comunque un impatto reale? La risposta non è ancora chiara, ma il metaverso è abbastanza nuovo da essere modellabile. E lo scopo potrebbe essere semplicemente avere un posto all’interno di esso.
Il cause related marketing, d’altra parte, non ha muri. Forse non viviamo in una foresta pluviale, ma sappiamo che brand come The Republic of Tea proteggono l’ambiente. Potremmo non essere in grado di ‘vedere’ l’uguaglianza tra le persone, ma sappiamo che P&G difende tutti. Il social welfare può essere trasmesso anche attraverso uno storytelling efficace. E il mondo virtuale crea nuove opportunità per lo storytelling, ben oltre le parole stampate sulla pagina o il video di uno spot pubblicitario.
‘A Walk Through Dementia‘ è experience di realtà virtuale attraverso un’app creata dall’Alzheimer’s Research U.K. in collaborazione con persone affette da demenza e i loro caregiver. Gli utenti incontrano scenari quotidiani, ‘distorti’ come sarebbero quelli di qualcuno affetto da demenza, il che fa più che raccontare una storia: è un’esperienza in prima persona, sensoriale ed empatica.
Sembra improbabile che un consumatore che acquista abbigliamento per un avatar con la speranza di assistere a un concerto virtuale sua Fortnite sia interessato a promuovere il social welfare all’interno del metaverso. Tuttavia, i brand hanno dimostrato con i fatti che questa teoria è sbagliata. Charmin ha venduto la sua carta igienica in forma di NFT, con quasi 7.000 di ricavi a beneficio dell’organizzazione no profit Direct Relief.
Il metaverso è maturo per l’innovazione sociale: restano solo da scoprire tutte le possibilità, virtuali ovviamente.