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Gruppo Pellegrini punta sul food delivery e compra Mymenu. Obiettivo: fornire un nuovo genere di servizio personalizzato alle imprese in un’ottica B2B

Il Food Delivery è uno dei non molti settori cresciuti in maniera epsonenziale, e – sebbene i dati 2020  non siamo ancora disponibili – non ci si può aspettare che un ampliamento di quel +56% del 2019 rispetto all’anno precedente, secondo le rilevazioni dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano e di Netcomm.

Per Mymenu, la app che, come recita il sito,  porta ‘i tuoi piatti preferiti, serviti a casa e in ufficio come al ristorante’, il 2020 oltre a essere un anno di importante crescita è anche un anno che ha segnato un grande traguardo, concretizzatosi a inizio 2021: l’acquisizione da parte del Gruppo Pellegrini, riferimento italiano nel mercato dei servizi di ristorazione aziendale, forniture alimentari, buoni pasto e welfare aziendale.

Mymenu, che nasce dalla fusione dell’omonima startup padovana e Sgnam di Bologna (che hanno successivamente acquisito anche la milanese Bacchetteforchette), è la più grande realtà italiana nel settore del food delivery perché si è saputa distinguere. L’idea è stata quella di puntare su una fascia di consumo medio-alta grazie a una selezione di ristoranti mirata a una clientela senior e aprendo il servizio anche al B2B. Così, se lo scontrino medio del comparto si aggirava tra i 15 e i 20 euro (servito dai grandi player come Deliveroo, Just Eat, Glovo concentrati più sui volumi) nel 2019, quello di Mymenu era di 38 (con una crescita del 20% nel corso del 2020). Traducendosi in una maggiore marginalità sull’ordine e dunque maggiore sostenibilità, che ha permesso di raggiungere il punto di pareggio durante l’anno appena trascorso.

“Abbiamo inziato questo 2021 puntando sul food delivery”, spiega Valentina Pellegrini, Vicepresidente del Gruppo in un’intervista al Corriere Economia, “E ora siamo l’unica azienda verticalmente integrata presente sul mercato nazionale. Il servizio tradizionale sarà certamente sempre presente nella nostra offerta – l’anno scorso abbiamo acquisito IFM e suoi settecento dipendenti – ma adesso si tratta di aggiungere alla nostra abituale proposta un altro genere di servizio al cliente, personalizzato per le imprese e rivolto a un mondo che cambia”.

La visione comune dei fondatori delle startup, al momento di compiere il grande passo,  si è unita alla consolidata esperienza di P101 (presente come consulente dal 2014) che ha aiutato la squadra a perseguire gli obiettivi, aiutando a costruire un network di conoscenze, ma non solo. La vicinanza di un Venture Capital, secondo Giovanni Cavallo, co-fondatore di uno dei tre nuclei attorno a cui si è sviluppata l’attuale società, aiuta anche ad allargare la propria visione di imprenditore, mettendosi anche nei panni dell’investitore.

“Abbiamo imparato a essere puntuali sull’analisi dei dati e sulla reportistica: dover mandare ogni mese un report agli investitori ci ha insegnato la disciplina e l’importanza di prendere decisioni basate principalmente sui dati, parallelamente il provare a mettersi sempre più nei panni dell’investitore ci ha permesso di comprendere a pieno le opportunità di mercato”.

Perché le esigenze di un imprenditore e di un investitore sono diverse, ma gli obiettivi comuni. “P101 ci ha indirizzati verso mercati con dimensioni importanti e con alti potenziali di crescita”, continua Giovanni Cavallo. “Mymenu è stata la nostra prima grandissima palestra. Si continua a fare training ogni giorno”.

Ma il ruolo del Venture Capital è anche quello di dare consigli per creare una strategia di sostenibilità e non solo. Nell’operazione di acquisizione da parte di Pellegrini, P101 ha consigliato fin da subito a Mymenu di farsi assistere da un financial advisor, perchè quando le competenze si uniscono, la squadra vince. Non sempre l’obiettivo deve essere creare un nuovo Unicorn, la cosa davvero importante è dare vita a un’azienda sana e sostenibile, sotto il profilo economico ed ecologico.