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Gli investimenti in influencer marketing sono cresciuti quest’anno a 294 milioni di euro (+8% sul 2021). I dati della ricerca UPA

alberto vivaldelli ed elisabetta corazza

Nel corso dell’evento ‘Influencer Marketing 2022 Alberto Vivaldelli, Responsabile digital, ed Elisabetta Corazza, Digital Marketing & Strategist Consultant di UPA, hanno dato visibilità alla ricerca quantitativa – una alla survey condotta da UPA presso i propri associati – su questo che ormai non si può più chiamare fenomeno.

Il fatto che le aziende riservino grande attenzione all’influencer marketing è dimostrato dalla continua crescita degli investimenti pubblicitari su questo mezzo, che quest’anno toccheranno quota 294 milioni di euro, segnando una crescita del +8% sul 2021.

L’81% delle aziende fa ricorso a questa leva di comunicazione, principalmente allo scopo di raggiungere nuovi segmenti di consumatori, migliorare l’engagement o accrescere la brand equity.

“Questo ‘mercato’ è ancora agli inizi, e di conseguenza anche i sistemi di misurazione, essenziali per spingerne sempre più l’utilizzo, sono ancora in fase di sviluppo’, ha spiegato il Presidente di UPA, Lorenzo Sassoli. “In alcuni contesti, quali ad esempio la vendita di libri o il lancio di un nuovo prodotto, è abbastanza facile ‘calcolare’ l’apporto dell’intervento degli influencer, ma in altri questo è ancora lontano dal dar vita a una verifica efficiente: il calcolo del ROI di una campagna è un obiettivo ardua da raggiungere”.

Per il 56% delle aziende intervistate, la spesa destinata all’influencer marketing è parte del budget media, per il 35% risiede nel budget marketing, mentre il 9% del campione dichiara di finanziare le iniziative di influencer marketing con il budget in comunicazione.

“Tanto più se si pensa che gli influencer (o meglio i content creator) sono ancora non di rado considerati a metà strada tra un media, originale quanto si vuole ma comunque attivabile con le proprie logiche, e un testimonial, più moderno e più gradito al pubblico di riferimento”, concludono Vivaldelli e Corazza. “Peraltro questo approccio è confermato dai risultati dal survey, con ben più della metà della aziende sondate che utilizzano metriche di engagement (like, reactions, mentions, etc – il 77%) o legate ai risultati dell’erogazione di una campagna (reach, impression, share of voice, etc – il 64%), a fronte delle è percentuali più modeste dedicate al brand building (29%) e alle conversion incrementali (23%)”.

Infine va segnalata l’impiego dell’influencer marketing in modalità ‘full funnel‘, lungo l’intero percorso del consumatore, e le differenti modalità di utilizzo, rispondenti a ciascuno obiettivi diversi, delle varie tipologia di influencer, a partire dai ‘mass influencer’ per scendere fino ai ‘micro-influencer’.