di Monica Gianotti
La Commissione europea e le Autority nazionali per la tutela dei consumatori di 22 Stati membri, oltre a Norvegia e Islanda, hanno pubblicato i risultati di un’indagine a tappeto sui post degli influencer sui social media, che ha rilevato che quasi tutti (97%) pubblicano contenuti commerciali, ma che solamente 1 su 5 indica sistematicamente che il contenuto è pubblicitario.
Scopo dell’indagine era verificare se gli influencer segnalassero le loro attività pubblicitarie, come richiesto dalla normativa dell’UE sulla tutela dei consumatori. Sono stati controllati i post di 576 influencer sulle principali piattaforme social.
Didier Reynders, Commissario per la Giustizia, ha dichiarato: “Con l’enorme sviluppo delle piattaforme di social media, l’attività degli influencer è diventata una vera e propria industria. Oggi la maggior parte degli influencer guadagna grazie a ciò che pubblica. I nostri risultati mostrano tuttavia che non sempre ciò viene segnalato ai follower, su cui gli influencer esercitano un grande potere e molti dei quali sono minori. Chiedo agli influencer di essere molto più trasparenti nei confronti del loro pubblico”.
I risultati dell’indagine
– Il 97% degli influencer verificati ha pubblicato post con contenuti commerciali, ma solo il 20% li ha comunicati sistematicamente come pubblicità;
– il 78% esercitava un’attività commerciale, ma solo il 36% era registrato come imprenditore a livello nazionale;
– il 30% non ha fornito alcun dettaglio aziendale sui propri post, come indirizzo email, nome della società, indirizzo postale o numero di registrazione;
– il 38% di loro non ha utilizzato le etichette della piattaforma che servono a rivelare i contenuti commerciali, come il pulsante ‘partnership a pagamento’ su Instagram; al contrario, questi influencer hanno optato per diciture diverse, come ‘collaborazione’ (16%), ‘partnership’ (15%) o ringraziamenti generici al marchio partner (11%);
– il 40% degli influencer controllati ha reso visibile l’informativa durante l’intera comunicazione commerciale. Il 34% dei profili degli influencer rendeva l’informativa immediatamente visibile senza bisogno di ulteriori passaggi, come ad esempio cliccando su ‘leggi tutto’ o scorrendo verso il basso;
– il 40% degli influencer ha promosso i propri prodotti, servizi o marchi. Il 60% di questi non ha divulgato in modo coerente, o del tutto, la pubblicità;
– il 44% degli influencer aveva un proprio sito web, dal quale la maggioranza di loro era in grado di vendere direttamente.
I prossimi passi
A seguito dell’indagine a tappeto, 358 influencer sono stati selezionati per ulteriori indagini. Le autorità nazionali li contatteranno per chiedere loro di rispettare le regole in vigore. Se necessario, potranno essere intraprese ulteriori azioni di controllo, in conformità con le procedure nazionali.
La Commissione analizzerà i risultati dell’indagine anche alla luce degli obblighi legali delle piattaforme ai sensi del Digital Service Act (in vigore dal 17 febbraio) e adotterà le necessarie misure di applicazione, se del caso.
I risultati dell’indagine confluiranno anche nel Digital fairness fitness check, lanciato nella primavera del 2022 dalla Commissione europea. Lo scopo di questa verifica è quello di valutare i problemi che i consumatori incontrano nei mercati digitali e di determinare se il diritto dell’UE applicabile è sufficiente a garantire un elevato livello di protezione dei consumatori o se necessita di modifiche mirate per affrontare meglio questi problemi.