Interactive

Fashion brands e web3 builders: sfide, visioni, esperimenti in scena al Web3xFashion, prima tappa di un evento internazionale ideato da BananaCorp e AKQA

web3 x fashion, AKQA

Il 18 settembre, nel cuore di Milano presso il Talent Garden Calabiana, si è svolto l’evento Web3xFashion promosso da BananaCorp, European Web3 Organization e AKQA.

L’intento è stato quello di mettere in connessione i principali fashion brands con gli esperti delle tecnologie abilitanti del web3 e le loro community per discutere delle aspettative delle imprese e dei benefici che il web3 può portare nel loro settore.

Prada, Dolce & Gabbana, Balenciaga, Moschino, Armani, Loro Piana, Valentino, BALLY, EssilorLuxottica, Santoni, Ray-Ban, Bata e molti altri hanno preso parte all’evento insieme a operatori del Web3 e dello loro communities tra cui Ledger, tokenproof, NFT FActory, CryptoPunks, Bored Ape Yacht Club (BAYC), World of Women (Wow), The Armin Bar (NYC|Milan), MakersPlace, GLAM BLOCKS, Arianee, One of One, MetaBrew, Anima Blockchain, Muse.

“Sono molto contento di vedere gli esperti del  Web3 space e del  settore della moda trovarsi per mettere in comune i rispettivi punti di vista e creare connessioni stabili”, afferma nella nota Armin ZadakBar, co-organizzatore del Web3xFashion e Presidente della European Web3 Organization. “Questo evento dimostra come stiamo già lavorando per generare nuove possibilità e trovare applicazioni rilevanti  in questa industry. Ma integrarsi e creare una rete di valore tra tutti gli attori in gioco è chiave, come pure spingersi a immaginare, da subito, nuovi approcci alla creazione del valore”.

Il confronto si è svolto attraverso  3 open discussion a cui hanno preso parte i rappresentanti degli attori coinvolti: i marchi del  fashion, gli web3 builder e i mediatori – quali consulenti e piattaforme digitali – che svolgono il ruolo di  connettori. I temi toccati durante le 3 sessioni hanno ripercorso l’impatto potenziale del web3 su tutta la catena del valore del fashion e il tipo di risposta che può dare alle tensioni in atto provenienti dai consumatori e dal mercato. La pervasività del web3, rispetto a tutte le fasi di creazione di valore, ha fatto da sfondo all’evento: dal momento dell’ideazione della collezione, a quella dell’approvvigionamento delle materie prime, fino alla distribuzione del prodotto, alla fase di uso e persino di ri-uso e riciclo. Il blueprint che mappa le opportunità e presenta le prime best practices, predisposto da AKQA e Banana Corp, verrà rilasciato, in esclusiva, ai 150 partecipanti che hanno preso parte all’evento.

“Il punto di svolta sta proprio nel superare un approccio verticale che identifica una specifica tecnologia come la soluzione a un problema definito – commenta Umberto Basso, Managing Director di AKQA – per abbracciare una visione olistica che porta a guardare al web3 come a una nuova filosofia di approccio trasversale all’intero business e al mercato, abilitata da nuove tecnologie. Il fine resta sempre quello di interpretare la tecnologia come un attivatore di processi capaci di portare proposizioni di valore innovative nel contesto in cui vivono le persone, adeguandosi ai nuovi modi di concepire la relazione con i brand”.

WEB3xFashion

Nel primo panel dal titolo ‘Tokenization & Tracciabilità’ si sono confrontati Mario Didonato, Group Digital Director di Prada Group, Mélanie Bradaia Luxury Fashion Lead Arianee, Magnus Jones Nordic Blockchain Lead EY, Ethan Pierse Co-Founder di NFT Factory e Armin ZadakBar, Presidente di European Web3 Organization.

Si è parlato di come la ‘tokenization’ del prodotto possa sbloccare una serie di servizi e contenuti di valore per il cliente  lungo l’intero journey. Una barriera importante resta la sua percezione da parte delle persone che si scontra con requisiti nuovi, in fase di accreditamento legale come i  Digital Wallet e gli EU Digital Product Passport (DPP). All’interno delle imprese, resta anche l’asimmetria conoscitiva su questi temi. Tuttavia, le aziende leader del fashion vivono oggi una fase esplorativa stimolata dall’intento di comprendere come l’evoluzione in corso possa amplificare il loro valore senza tempo e, al contempo, aggiungere valore collegando il mondo del fashion a contesti quali il gaming e la musica. Resta la necessità di una verifica della qualità dei dati sulla blockchain, in linea con i prossimi requisiti legali.

Il secondo panel si è concentrato sulle tematiche della Loyalty e della Personalizzazione, approfondendo il ruolo che il web3 può svolgere nel fare evolvere in maniera radicale il modello attuale.  Ne hanno parlato Davide Sgherri, Head of New Media in Dolce & Gabbana, Vivian Jacob, Experience Strategy Director AKQA, Fonz Olvera, Founder & CEO di tokenproof, Sander the Ape, Co-Founder BananaCorp.

L’iper personalizzazione che rappresenterà sempre di più il valore primario da offrire alle persone passerà dalla capacità dei brand di condividere con gli stakeholder esterni, clienti inclusi, parti dei processi aziendali, che, attraverso strumenti come gli NFT (Not Fungible Token) e i DAO (Decentralized Autonomous Organization) potranno prendere parte direttamente alla costruzione del valore delle aziende. Il meccanismo della loro incentivazione attraverso qualche tipo di token all’interno della blockchain rappresenta un’altra sfida culturale prima ancora che tecnologica. Ma la leva primaria resterà quella di stimolare l’aspirazione dei clienti a diventare parte ancora più strutturale della ‘community’ dei brand fashion, tensione da sempre al centro delle interazioni tra persone e marchi della moda.

Il terzo panel, infine, dal titolo Virtual Fashion & Collaborazioni si è soffermato sulla necessità di avviare progetti nel web3 fin d’ora, imparando dai pionieri e seguendo l’esempio dei primi progetti NFT lanciati da i più grandi marchi al mondo. Alla discussione hanno preso parte Jarvis Macchi, Head of Media di EssilorLuxottica, Gianluigi Zarantonello, Digital Solutions Director in Valentino, Lorenzo Litta, Partner and CBO di BRANDIT Ports Group, Ariel Wengroff, VP Communication Ledger, The Nizzar Co-Founder BananaCorp.

I principi su cui si fonda il web3 lo rendono un fenomeno strutturale  che per questo  dovrebbe includerlo nei programmi di innovazione delle imprese leader ed estenderlo all’intera organizzazione nel Web3 (finanza, marketing, catena di fornitura), senza fare l’errore di considerarlo un tema verticale di appannaggio della sola funzione tecnica. La strada è quella di avviare conversazioni con le persone più adatte, incentivando la collaborazione con soggetti esterni per fare crescere queste competenze all’interno delle aziende. Un approccio aperto all’innovazione è il modo giusto per porsi dinanzi a questo nuovo mondo che arriva mettendolo in connessione con la propria specificità evitando un approccio puramente imitativo. Solo così si potrà evitare che i progetti che sfruttano le opportunità del web3 restino all’interno delle aziende come esperimenti votati solo a far parlare di sé senza incidere sulla creazione di un reale valore.

L’iniziativa che si propone di dare vita a una community aperta e permanente  sui temi del web3 nel settore del fashion si è spinta a toccare anche il territorio dell’espressione artistica: Dario De Siena, artista visionario, con la sua opera ‘Different View’ ha rappresentato il concetto fondamentale che ha guidato questa iniziativa: l’idea che la trasformazione nasce dalla sinergia tra differenti prospettive.