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Fabrizio Angelini, Sensemakers: “Si va verso una polarizzazione tra segmenti di audience abbienti sempre meno raggiungibili dalla pubblicità e fasce di popolazione esposte a frequenze di contatto molto elevate”

Fabrizio Angelini CEO Sensemakers

Fabrizio Angelini, CEO Sensemakers, ha presentato a IAB Forum 2022 i dati dell’indagine ‘Le Misurazioni dei Media: Nuovi Attori, Nuovi Mezzi, Nuove Regole’. Il quadro italiano presenta il Video (TV più online) come formato prevalente nella raccolta pubblicitaria totale: oltre il 54% del totale investito. Il 2022, inoltre, è l’anno in cui si è assistito alla straordinaria crescita di TikTok, una vera e propria esplosione che l’ha scagliato al secondo posto, per tempo speso guardandolo, subito dopo YouTube tra le fonti di video online più viste.

Sempre in questo stesso periodo di tempo, si è assistito anche alla ‘normalizzazione’ dei consumi video per tempo di visione, con le due forme – streaming/online e tv lineare – che si sono equivalse. Attestano però i dati due realtà di diversa interpretazione: da una lato i Broadcaster presentano un vantaggio notevole (e destinato a permanere anche nei prossimi anni) in termini di reach/inventory rispetto ai nuovi operatori SVOD/OTT, mentre l’aumento della competizione sulle TV connesse dovrebbe impattare proprio su questi ultimi. Dall’altro lato, però, la crescita delle CTV – stiamo parlando di una reach mensile che sfiora i 25 milioni di unità – si sta verificando soprattutto laddove, per aree geografiche, livelli socio-demografici e culturali, si concentra un target di altospendenti e heavy user della televisione connessa.

“Esiste dunque il rischio concreto di una polarizzazione tra segmenti di audience abbienti sempre meno raggiungibili dalla pubblicità e fasce di popolazione esposte a frequenze di contatto molto elevate“, ha affermato Angelini. “Ci sono più di 17 milioni di CTV, soprattutto nei maggiori centri urbani, dove la penetrazione di questo nuovo mezzo raggiunge anche l’80%. Quello che è maggiormente sorprendente, però, è la divaricazione che sta avvenendo in funzione delle fasce d’età. La ‘dieta mediatica’ di un sessantenne è praticamente l’opposto di quella di un’esponente della Gen Z, per tempo trascorso a guardare le diverse ‘forme’ di TV. E questo ancora prima che si presentino sulla scena gli ‘elefanti’ nell’armadio: le diverse forme di AVOD e Fast TV che rivoluzioneranno il prossimo futuro dei TV watcher“.

Prima di chiudere il suo speech, Angelini ha voluto toccare altri due argomenti che stanno assumendo un’importanza crescente. Il primo è il tempo trascorso davanti alla televisione per effettuare la propria scelta, non guardando nulla. Siamo arrivati a circa una quarto d’ora al giorno, tant’è che sono gli stessi streamers a mettere pubblicità anche in queste pause: con che ritorni, comunque, è ancora tutto da verificare in termini di ROI.

Secondo argomento è l’evoluzione del second screen: oggi solo il 15% del totale degli spettatori dichiara di non fare uso di un altro terminale mentre guarda la tv, a fronte di un 37% che risponde ‘sempre/spesso’ se richiesto dell’uso contemporaneo di un altro device. Device che per il 76% è uno smartphone, con i tablet ridotti a un utilizzo marginale (meno del 20%), mentre le motivazioni sono le più diverse – spiccano il 32% che li usa per ‘riempire i tempi morti della tv’ e l’11% che ‘ha bisogno di fare altro e di ottimizzare i tempi’ – ma che in generale indicano chiaramente che quello che un tempo era un ‘focolare domestico’ si è trasformato al massimo in un elettrodomestico da sfruttare solo quando serve.