La fotografia è chiara, e vede una ripresa dell’export ‘Made in Italy’ dopo il subitaneo crollo del 2020: si stima di raggiungere ben 510 miliardi nel 2023. Fin qui è solo una speranza, su cui costruire le strategie per il futuro, ma c’è un altro dato concreto: il 79% dei consumatori globali ha acquistato online nel 2020. Una cifra da record, come da record cono i numeri degli eventi digitale, sempre nel 2020: l’11.11, il Global Shopping Festival di Alibaba, ha movimentato 62 miliardi di euro, il Black Friday di Amazon ha fatto segnare (record al di fuori della Cina, vera ‘terra promessa’ dell’online) nove miliardi di dollari, irrobustito da un +189% in Italia, rispetto al 2019.
Questi dati sono emersi all’evento in streaming organizzato da PwC ‘L’Export Digitale per le PMI: le opportunità per il Made in Italy’, moderato da David Pambianco e con gli interventi di Erika Andreetta, Partner PwC Italia e Consumer Market Consulting Leader; Rodrigo Cipriani Foresio, General Manager Alibaba Group and Country Manager Alipay South Europe; Antonio Franceschini, Responsabile Ufficio Promozione e Mercato Internazionale CNA; Astrid Beltrami, Export Director di Dr. Vranjes Firenze; Maria Antonietta Plantone, AD di Laboratori Cosmetici; e Antonio Giustiniani, Trade Marketing Manager FG Italian Leather Bags.
Dopo la flessione fisiologica dell’Export causata dalla pandemia nel 2020 (-15,3%), si attende una ripresa robusta dell’export di beni italiani a livello globale, con una stima di 461 miliardi di euro nel 2021 (+9.3%), 487 miliardi nel 2022 (+5.5%) e 510 miliardi nel 2023 (+4.8%). Nel 2021 è invece previsto un ritorno ai livelli pre-crisi dell’export dei servizi, mercato che, a seguito del forte calo nel 2020 (-29% nel 1° trimestre), è destinato a raggiungere 107 miliardi nel 2021 (+26.2%), 117 miliardi nel 2022 e 122 miliardi nel 2023 (fonte ISTAT, OCSE, Oxford Economics e SACE). La contrazione delle esportazioni italiane nel mondo nel 2020 sarà seguita da una graduale ripartenza già nel 2021, ma differenziata in base alle aree geografiche. Occorre quindi acquisire maggiore competitività nelle principali economie di sbocco e nelle venti ‘geografie prioritarie’ in un’ottica di opportunità nel medio-lungo periodo, verso le quali le esportazioni italiane cresceranno complessivamente oltre il 5% in media annua a partire dal 2021. Tra i mercati da presidiare: Germania, USA, Cina e Russia.
“L’Italia continua ad avere come motore pulsante le PMI nonostante tutte le difficoltà e gli effetti pesanti provocati dalla pandemia”, ha spiegato Franceschini. “I dati mostrano quale sia l’importanza delle PMI nell’export nazionale e quindi si deve lavorare per dotare queste di strumentazioni adeguate. L’esigenza oggi è quella di creare le condizioni per mettere il maggior numero di imprese in condizione di fare business. Il digitale è stato ed è fondamentale e ci ha insegnato che esiste un nuovo e valido supporto, sappiamo altresì che non potrà sostituire in toto gli eventi fisici come quelli fieristici. Dobbiamo quindi costruire nuove modalità che integrino al massimo le opportunità date dal digitale con quanto può dare il ‘fisico’. In sintesi, deve essere costruita una modalità di sistema a supporto particolarmente per le PMI che crei occasioni onlife per ottenere il massimo dei risultati”
Le restrizioni fisiche e le misure di distanziamento imposte dal contesto pandemico hanno cambiato le abitudini di acquisto dei consumatori, facendo comprendere ancora di più l’importanza e le potenzialità dei canali digitali e dell’eCommerce per tutte le categorie di merci e servizi. Secondo la Global Consumer Insight Survey 2020 di PwC il 79% dei consumatori acquista online, (+5% sul 2019) e di questi un consumatore su cinque fa shopping esclusivamente online. Lo smartphone è il device che cresce di più per gli acquisti digitali (+45%), seguito dal pc (+41%) e dal tablet (+33%). Il 41% dei consumatori continua a preferire il negozio per le spese giornaliere e settimanali, contro il 33% che preferisce lo smartphone, device che però segna un trend di crescita (+7%) sul 2019. Scalano la classifica degli acquisti online la categoria di abbigliamento e calzature (53% online vs 22% in store), l’elettronica (41% online vs. 21% in store), la cosmetica (39% online vs. 21% in store) e le attrezzature sport&fitness (32% online vs. 18% in store).
Si dividono invece più equamente fra gli acquisti online e quelli in negozi fisici gli alimentari (33% online vs. 32% in store), gli elettrodomestici (30% online vs. 23% in store) e i prodotti fai-da-te per la casa (32% online vs. 23% in store). Il 42% dei consumatori quando acquista online premia velocità e affidabilità nelle consegne, fattore chiave per le aziende che vendono online. Tra gli altri fattori predilige: la disponibilità dei prodotti, la facilità e rapidità di ricerca nei siti e una buona politica di reso.
“Per le PMI sarà fondamentale definire una strategia di vendita online, ripensare il sistema di logistica, puntare su un pricing dinamico e investire in analisi dei big data per incrementare le performance di digital marketing sulle piattaforme digitali”, ha sintetizzato Andreetta. “È un’occasione unica considerato il livello di upskilling digitale del cliente finale a livello mondo. I Marketplace possono realmente fornire alle PMI italiane un canale distributivo importante che si aggiungerà ai canali già esistenti per far conoscere le nostre eccellenze con costi e tempi ridotti rispetto ai canali tradizionali. Fondamentale sarà ripensare ai nostri prodotti per venire incontro alle culture e ai gusti locali e investire fortemente in digital marketing per promuovere al meglio il Made in Italy”.
Infine, i dati di PwC evidenziano alcuni comportamenti che hanno accelerato i trend già in atto e che ne condizioneranno l’evoluzione in futuro. Nell’era post-Covid il consumatore darà maggior attenzione al prezzo, prediligerà una customer experience sicura e accessibile, e riconfermerà il coinvolgimento del digitale, con un forte utilizzo di dispositivi mobili. Molto interesse sarà dato agli influencer e al passaparola, con maggiore propensione alla condivisione dei propri dati. Infine, l’attenzione ai temi della sostenibilità sarà sempre più determinante nel guardare ai brand e influenzare gli acquisti.