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Dopo l’incontro con Zuckerberg, la commissione UE propone norme per l’AI e la privacy. Si apre una nuova sfida

La norme dell’Unione Europea valgono, sotto il profilo normativo, solamente nell’Unione. Eppure le sue indicazioni hanno assunto in passato una valenza globale: basta citare il GDPR che ha indotto le Big Tech statunitensi a conformarsi alle regole dell’Unione, senza nessun obbligo giuridico, ma solamente per convenienza e per seguire una sorta di ‘assoluto etico’.

Non fa quindi specie che anche le linee guida annunciate da oggi da Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen per l’Artificial Intelligence e, di conseguenza, per la privacy possano avere un’influenza che va ben oltre i confini dell’Unione.

“Agiremo per garantire che l’IA sia corretta e conforme agli elevati standard che l’Europa ha sviluppato in tutti i campi”, scrive Von del Leyen in un comunicato diffuso questa mattina come ‘op ed’, quindi non ufficiale ma comunque di grande momento. “Il nostro impegno per la sicurezza, la privacy e la parità di trattamento sul luogo di lavoro deve essere pienamente rispettato in un mondo in cui gli algoritmi influenzano le decisioni”.

“La trasformazione digitale non può essere lasciata al caso. Dobbiamo garantire che i nostri diritti, la nostra privacy e le nostre protezioni siano gli stessi online, come lo sono offline. Ciascuno di noi può deve avere il controllo sulla propria esistenza digitale e su ciò che accade alle nostre informazioni personali”, prosegue la nota. “Il punto è che la transizione digitale dell’Europa deve proteggere e potenziare i cittadini, le imprese e la società nel suo insieme. Affinché ciò avvenga, l’Europa deve avere le proprie capacità digitali, che si tratti di informatica quantistica, 5G, sicurezza informatica o intelligenza artificiale”.

Al di là della forma, un vera e propria ‘dichiarazione di guerra’ ai Big Tech d’Oltraoceano, un delineare la ‘via europea al digitale’ che minaccia i walled garden statunitensi, Facebook, Google e in misura minore Amazon. Messi sotto accusa sempre più spesso nel loro paese natale, appare loro necessario evitare di essere indicati come reprobi dai paesi europei.

Oggi l’UE infatti ha presentato due comunicazioni, la prima dedicata alla gestione dei dati, la seconda all’intelligenza artificiale – che “potrebbe esserci utile per regolamentare le piattaforme Internet”, aveva detto nei giorni scorsi il Commissario per l’Industria Thierry Breton, mentre Mark Zuckerberg aveva incontrato lo stesso Breton, Margrethe Vestager, responsabile del digitale e della concorrenza, e Vera Jourová, responsabile dello stato di diritto, per un ‘ampia’ e ‘molto franca’ discussione su una molteplicità di argomenti, dal dal controllo dei contenuti illegali all’incitamento all’odio fino alle fake news.

Una discussione ‘molto franca’ nel linguaggio della diplomazia non solo europea significa che non ci si è trovati d’accordo quasi su nulla. Né la cosa sorprende, visto che Zuckerberg ha sostenuto quanto espresso dal Libro Bianco di Facebook, che le regole “limiterebbero l’innovazione e la libertà di espressione delle persone”.

Ha poi accennato a un’ipotesi alquanto fumosa di regolamentazione a metà tra un giornale (o un media classico) e una società di TLC, un passo inedito ma non sufficiente le le autorità dell’Unione. La la vicepresidente Jourová ha spiegato di aspettarsi che Facebook rispetti le norme contenute nel regolamento del 2016 che disciplina la gestione dei dati personali. Più in generale, secondo una nota distribuita ai giornalisti, Mark Zuckerberg ha avvertito che “i tempi dei gentlemen’s agreements sono terminati”.

La sfida è stata lanciata, e andrà ben oltre il primo social network del mondo. Anche il Ceo di Google e di Alphabet, Sundar Pichai, ha sostenuto qualche settimana fa che l’intelligenza artificiale vada regolamentata. Il punto critico, ovviamente, è definirne il ‘come’. Al proposito è significativo il fallimento dell’Advanced Technology External Advisory Council, un consiglio istituito da Google e composto da membri esterni all’azienda per affiancare il gruppo nello sviluppo dell’intelligenza artificiale sulla base di linee guida etiche. Uno strumento che già non esiste più, volto a scongiurare gli scenari che adesso lo stesso Pichai sembra temere.

La confusione è grande sotto i cieli, la situazione è eccellente, avrebbe commentato la buonanima di Mao Zedong. La sfida è solo rinviata al prossimo round.