Interactive

Dipendenza patologica, da internet e dai social, e cyberbullismo tra i principali pericoli per i più giovani legati al digitale, messi in evidenza dall’Atlante dell’infanzia a rischio di Save The Children

atlante dell'infanzia

In Italia, l’utilizzo di internet tra i bambini è in forte aumento, soprattutto attraverso lo smartphone. L’età media in cui si possiede o utilizza uno smartphone si abbassa sempre di più, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che utilizzano il cellulare tutti i giorni.

Nonostante questo utilizzo generalizzato, le competenze digitali dei giovanissimi italiani sono ancora basse. L’Italia si posiziona quart’ultima nella mappa europea sulle competenze digitali dei 16-19enni, con una quota di giovanissimi con scarse o nessuna competenza del 42%, contro una media europea del 31%. I divari territoriali sono ampi, con il Sud che ha oltre la metà dei ragazzi con scarse o nessuna competenza (52%). Il Nord e il Centro sono più vicini ai valori medi europei (34% e 39%). In sintesi, i bambini italiani sono sempre più esposti all’utilizzo di internet, ma le loro competenze digitali sono ancora insufficienti. Questo è un problema importante, che rischia di penalizzare il futuro di questi giovani.

Questa è la sintesi della XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo ‘Tempi digitali’, diffuso da Save the Children, in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che si celebra lunedì 20 novembre. L’Atlante rappresente una fotografia dell’Italia in un tempo in cui la vita dei bambini è ‘datificata’, registrata e condivisa sul web, ed esplora le opportunità e i rischi che bambini e adolescenti stanno affrontando dentro la nuova rivoluzione dell’onlife e di una vita spesa tra reale e virtuale. E se da un lato emergono le conseguenze di una sovraesposizione al digitale, dall’altro ci sono anche quelle dell’essere esclusi dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze.

Dati, mappe e interviste fotografano il bisogno di protezione per i più giovani mentre affrontano le ‘opportunità rischiose’ della rivoluzione digitale in un’Italia che sconta ancora ritardi e carenze sulla strada per la transizione digitale, collocandosi al 18esimo posto tra i 27 stati membri dell’UE. Per quanto riguarda la connettività, le famiglie con accesso alla banda ultra larga a fine 2022 erano il 52% (dato significativamente aumentato rispetto al 2016, quando erano appena l’8%), con la provincia di Milano in vetta alla classifica (86,6%) e Isernia in fondo (32,4%).

La giornata dei ragazzi ruota, in gran parte, attorno all’universo digitale ed è anche attraverso la vita online che si modella la loro identità, amicizie comprese. Nonostante la legge preveda che un utente possa avere accesso ai social solo dopo aver compiuto 13 anni, la realtà mostra una presenza massiccia di preadolescenti che hanno aperto un profilo indicando un’età maggiore o hanno usato quello di un adulto: il 40,7% degli 11-13enni in Italia usa i social media, con una prevalenza femminile (47,1%) rispetto a quella maschile (34,5%). Il tema non riguarda però solo i social e il problema della verifica dell’età è diventato centrale per chi si occupa di attività online: bambini e adolescenti utilizzano piattaforme, tecnologie, software, algoritmi che non sono stati progettati per loro, correndo numerosi rischi.

Il cyberbullismo: un problema in più per la scuola

Nel processo di alfabetizzazione digitale, la scuola svolge un ruolo fondamentale nell’insegnare a utilizzare i linguaggi e gli strumenti in modo adeguato e sicuro. Dotare tutte le scuole di una connessione veloce e stabile e di strumenti digitali adeguati rappresenta il prerequisito essenziale per ridurre il digital divide e combattere la povertà educativa digitale, tuttavia tra gli 11 e i 13 anni sono in aumento gli atti di cyberbullismo, con le ragazze più frequentemente vittime di atti di cyberbullismo, sebbene in presenza di crescente quota attiva di protagoniste femminili che colpiscono le compagne, per isolarle e deriderle.

Spesso la scuola si trova impreparata a intercettare questi fenomeni: nelle scuole secondarie di secondo grado i docenti stimano che la percentuale di studenti coinvolti nei fenomeni di bullismo e cyberbullismo sia poco meno del 6%, un dato lontano dalla percentuale dichiarata dai ragazzi. Scarsa anche la conoscenza sugli strumenti di prevenzione: solo il 18% degli studenti della secondaria di secondo grado ha dichiarato di sapere chi sia il docente referente per il contrasto al bullismo e il 51% ha dichiarato di non aver mai sentito parlare di questa figura.

I giovani e il digitale: un rapporto molto più complesso di come appare

Ragazze e ragazzi sfruttano la connessione per molteplici attività, a partire dalla messaggeria istantanea, utilizzata dal 93% dei 14-17enni. Tra le altre attività online preferite dagli adolescenti ci sono: guardare i video (84%, in crescita), frequentare i social media (79%) – con Facebook in drastico declino mentre avanzano Instagram, TikTok e Snapchat – e l’uso dei videogiochi (72,4%). Se le ragazze frequentano con più costanza e intensità i social media (84% contro il 74% dei maschi), il gaming impegna di più i ragazzi (81% contro il 64% delle ragazze): tutti questi sono luoghi valoriali dove i più giovani discutono e si confrontano su molteplici tematiche, ma che li espongono anche a pericoli ben conosciuti. I giovani utilizzano la connessione anche per informarsi: il 28,5% degli 11-17enni legge riviste e giornali online (percentuale che sale al 37% nella fascia 14-17 anni) e sfrutta i social media come canali di informazione, benché non sempre sappia difendersi dalla diffusione della fake news. Tra i pre-adolescenti (11-13 anni), secondo l’Istat (2022), sono soprattutto le ragazze a utilizzare la connessione per leggere notizie online (21,2% delle femmine contro il 13,7% dei maschi) o e-book (19,8% contro il 13,6%). I social media, infine, sono anche utilizzati per fare attivismo, sfruttando la facilità di collaborazione e di partecipazione che offrono le piattaforme digitali.

Genitori e neonati onlife: minaccie  nascoste del digitale

Nonostante le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di non utilizzare dispositivi digitali per i bambini di età inferiore ai 2 anni, in Italia il 22,1% dei bambini di 2-5 mesi passa del tempo davanti allo schermo (tv, computer, tablet o smartphone), per la maggior parte per meno di un’ora al giorno. I livelli di esposizione crescono con l’aumentare dell’età: se si considera il tempo di fruizione complessivo, che va da meno di un’ora a oltre tre ore, la percentuale di bambini che ha un’esposizione agli schermi tra gli 11 e i 15 mesi d’età in media arriva al 58,1%, quasi 3 su 5. Oltre 1 bambino su 6 tra undici e quindici mesi è esposto a schermi almeno un’ora al giorno, il 3% per tre ore e più al giorno. Tra i rischi dell’esposizione troppo precoce e prolungata, oltre al possibile impatto negativo sullo sviluppo cognitivo, linguistico e emotivo del bambino, nel lungo periodo c’è quello di favorire comportamenti sedentari e obesità infantile.

Ma non c’è solo la diffusione degli schermi, c’è anche un alto utilizzo degli assistenti vocali, con possibili effetti dannosi sullo sviluppo cognitivo e sociale dei più piccoli, e dello ‘sharenting’, la condivisione da parte dei genitori di dati, foto e informazioni del proprio figlio attraverso app e social media, con pericoli che vanno dallo sfruttamento sessuale alla violazione della privacy e all’accesso illegale a dati da parte di criminali informatici, per esempio per il furto dell’identità digitale.

La dipendenza da internet è un elemento reale e diffuso

L’Atlante di Save the Children evidenzia che in Italia le ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media sono il 13,5%. Sono soprattutto le ragazze a soffrirne e l’età più critica è quella dei 13 anni: tra le principali motivazioni dell’uso intensivo dei social media c’è quello di scappare da sentimenti negativi. Per quanto riguarda, invece, i videogiochi, il 24% dei giovani di 11, 13 e 15 anni ne fanno un uso problematico: qui sono però i ragazzi ad essere più esposti e l’età, in questo caso, si abbassa a 11 anni[15].

I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, nonché a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso. Un uso intensivo di internet è associato anche a una maggior rischio di sovrappeso o obesità, a causa dell’inattività (navigare a lungo vuol dire stare molte ore seduti, per lo più fermi), e per le cattive abitudini alimentari legate all’iperconnessione.