Il mondo del programmatic advertising, un mercato da 588 milioni di euro nel 2020, è potenzialmente a rischio. E anche gli editori rischiano di perdere fino al 52% degli incassi di advertising. La dismissione dei cookie di terza parte – che Google, lato suo, ha previsto per il 2023 per il proprio browser – porterà a una svolta epocale nel digital marketing come lo conosciamo oggi, impedendo l’identificazione univoca degli utenti per il tracciamento, la profilazione, il retargeting. Per gli utenti significa più privacy dei propri dati sul web, per molti player invece questo si traduce in un rischio per gli introiti: le aziende avranno minori possibilità di raggiungere gli utenti con pubblicità mirate.
Impatti e soluzioni: la parola a Google, Salesforce, Facebook, OneTrust e Criteo nella Guida di Webranking
La situazione attorno al tema della dismissione dei cookie di terza parte è in divenire, le possibili soluzioni sono ancora in esplorazione e i vari player si stanno attrezzando per trovare alternative valide che permettano da un lato agli utenti di essere più sicuri della loro privacy online, dall’altro a editori, inserzionisti e sviluppatori di continuare a lavorare con la pubblicità digitale. Nella ‘Guida al digitale senza cookie di terze parti. Road to 2023’ l’agenzia digitale WEBRANKING ha raccolto le dichiarazioni di Google, Salesforce, Facebook, OneTrust e Criteo che stanno lavorando in prima persona per trovare alternative possibili.
La guida, gratuita, è disponibile online sul sito webranking.it: qui si trova la raccolta di soluzioni cookieless ad oggi disponibili sul mercato e il punto di vista dei partner direttamente coinvolti in questo cambiamento che stanno studiando in prima persona alternative.
Quali soluzioni si prospettano?
Nella Guida emerge chiaramente come la situazione attorno alle soluzioni sia al momento in divenire: visto l’impatto del cambiamento e la necessità di validazione complessiva del processo da parte degli enti regolatori, si stanno studiando soluzioni che possano avere carattere collegiale per tutta la industry. Tra le strade che si stanno delineando ci sono:
Privacy Sandbox – un’iniziativa di Google aperta e collaborativa che vede coinvolti esperti del web e di computer science, insieme ad aziende, associazioni di categoria, publisher e autorità di regolamentazione, con l’obiettivo di definire nuovi standard comuni per il web. Come parte di questo impegno a lungo termine, Google sta lavorando a una serie di innovazioni per creare un’esperienza online di alta qualità, supportata dalla pubblicità e senza cookie di terze parti.
Contextual Advertising– una soluzione che coltiva e attiva i dati già raccolti dalle aziende sui propri clienti e li analizza su una vasta rete di media proprietari, captandone i segnali commerciali (cosa acquistano) e i segnali contestuali (dove navigano), per poi creare – tramite l’Intelligenza Artificiale – pubblici di utenti simili ai clienti dell’azienda.
Unified ID 2.0 – Progetto creato da The Trade Desk ma ora open source per identificare tramite un login ogni utente con un ID personale e unico, attribuito dal browser.
Cosa possono fare le aziende ora? “Mentre rimaniamo in attesa di capire quali strumenti verranno messi a disposizione della pubblicità online, il focus delle aziende deve essere la raccolta corretta dei dati di prima parte dei propri utenti e clienti, utilizzando un database unificato e persistente e prevedendo sia gli utilizzi futuri dei dati raccolti che l’integrazione dei dati online e offline”, sottolinea nella nota Nereo Sciutto, CEO di Webranking. “L’obiettivo che le aziende si devono porre è quello di costruire il proprio Walled Garden, giardino privato di dati e di utenti, tramite una Privacy policy corretta e aggiornata: un percorso che richiede tempo e dedizione ma è un’assicurazione necessaria per qualsiasi futuro ci si prospetti nei prossimi anni”.
La ‘Guida al digitale senza cookie di terze parti. Road to 2023’ è disponibile online sul sito webranking.it.