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Con l’ingresso di Netflix, il gaming si sposta decisamente verso il cloud e il subscription model. L’addio al ‘direct-to-consumer’ e le sue conseguenze

Lasciamo per un momento da parte Twitch, un fenomeno Amazon che ha trovato pochi imitatori nel mondo, e guardiamo invece al cloud gaming, sempre più la nuova frontiera del gioco online. Giganti quali Apple, Google, Amazon, Microsoft, Nvidia, hanno già tutti la propria piattaforma, e altri, più modestamente all’inizio, si aggiungono alla schiera, come Facebook, il cui servizio Facebook Gaming si pone come obiettivo quello ‘non di sostituire le console, ma di aggiungersi a esse, come ulteriore opzione di scelta per i consumatori nei momenti in cui il cellulare è più pratico da utilizzare’.

Ma tutti gli attori in campo hanno un tratto comune, sono giganti nel digitale globale: Google Stadia, Apple Arcade, Prime Gaming, si sono andati ad aggiungere, con un’accelerazione percepibile negli ultimi anni, a servizi quali a Xbox Game Pass di Microsoft, a GeForce Now di Nvidia, o a Playstation Now di Sony, che peraltro ha iniziato a investire direttamente nel cloud attraverso accordi quali la partnership con Ubitus, società specializzata proprio nelle tecnologie legate al gioco tramite cloud.

Adesso però potrebbe spuntare un nuovo concorrente, nel mondo delle piattaforme cloud, proveniente da un settore analogo, ma più ristretto e specializzato, quello dello streaming, che dopo il vittorioso assalto alle TV lineari, starebbe tentando quello ai videogiochi in cloud. Il campione dello streaming tv, Netflix, sta infatti meditando di entrare nel grande gioco del cloud gaming. Le voci su possibili mosse innovative da parte di Netflix si susseguono già da tempo e adesso stanno trovando più conferme. Una di queste parla della possibilità di inserire la modalità cross-console. Un po’ come succede con Fortnite, sarebbe così possibile giocare a uno stesso titolo con altre persone tramite diverse periferiche di gioco (es. PC con smartphone).

Questo avvicinamento ulteriore da parte di Netflix al mondo dei videogiochi non arriva certo come un fulmine a ciel sereno. L’azienda è da anni impegnata in vari adattamenti televisivi di molti videogiochi diventanti iconici nel loro ambito di riferimento. Con risultati altalenanti, peraltro, che vanno dall’ottimo per quanto riguarda l’anime di Castlevania, per esempio, a quelli meno brillanti di Dragon’s Dogma. La piattaforma ha anche già sperimentato diverse soluzioni sul piano dell’interattività con il pubblico. In questo senso è impossibile non citare Bandersnatch, una produzione incastonata all’interno della serie TV Black Mirror che permette agli spettatori di scegliere in prima persona le azioni da svolgere per influenzarne la trama, quasi come se si trattasse di un online game evoluto.

Adesso però sembra proprio che Netflix voglia attuare degli investimenti oculati verso il mercato del gaming, aprendosi verso un tipo di contenuto più interattivo; un recente annuncio di lavoro pubblicato dalla società indica che Netflix sarebbe alla ricerca di una figura dirigenziale per espandersi nel mercato dei videogiochi. Stando a quanto riportato dall’offerta di lavoro, Netflix avrebbe in mente un modello di business in qualche modo assimilabile a quello di Apple Arcade o di Xbox GamePass, ovvero la proposizione di un ricco catalogo di titoli al costo di un abbonamento unico e omnicomprensivo. Una strategia che non sorprenderebbe più di tanto, qualora si rivelasse vera, e che rifletterebbe una tendenza già in atto sul mercato.

D’altra parte, un rappresentante di Netflix ha dichiarato alle testate di settore, negli USA, che “i nostri abbonati apprezzano la varietà e la qualità dei nostri contenuti. È per questo che abbiamo continuamente ampliato la nostra offerta: dalle serie ai documentari, ai film, agli originali in lingua locale e ai reality. Siamo quindi entusiasti di poter fare di più con l’intrattenimento interattivo”. L’agenzia internazionale Reuters ha sottolineato come questa sia una mossa chiaramente volta a far alzare nuovamente il numero dei sottoscrittori. Dopo il boom del 2020, infatti, nel corso di questi primi mesi del 2021 gli abbonamenti a Netflix hanno ricevuto una parziale battuta d’arresto.

Ma guardano al futuro, e a quello che è già accaduto in settori analoghi quali la musica, quale potrebbe essere la futura evoluzione del comparto, una volta che i modelli subscription e cloud avranno preso piede? A meno di improbabili smentite, questa evoluzione è già scritta: prima una fase di accesa competizione tra le varie piattaforme per assicurarsi i creativi e i giochi più desiderati, poi, una volta che l’attuale modello ‘direct-to-consumer’ sarà definitivamente tramontato, una più normale competizione commerciale tra le piattaforme sopravissute alla selezione per i tanti creator presenti su un mercato che non avrà più altra via per connettersi al suo pubblico.

In altre parole, addio ai compensi ‘monstre’, come quello di 150 milioni di dollari pagato da Netflix a Shonda Rhimes, l’autrice di Grey’s Anatomy, per un contratto poliennale di produzione esclusiva. Ma questo è il mercato, bellezza, e tu non puoi farci niente.