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Cambiamento climatico, ecco come i tool di IA possono aiutare le aziende a calcolare le proprie emissioni di CO2

Edoardo Bertin, AD ClimateSeed in Italia
Edoardo Bertin, AD ClimateSeed in Italia

La neutralità carbonica è ancora lontana, ma secondo la società ClimateSeed, startup francese acquisita nel 2021 da Axa Investment Managers – e da poco arrivata in Italia – l’intelligenza artificiale può aiutarci a raggiungerla, dimezzando i tempi e le risorse necessarie per il calcolo delle emissioni di CO2 di un’impresa.

Una partita che si gioca partendo proprio dalla misurazione della carbon footprint, elemento imprescindibile per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea e relativi alla riduzione delle emissioni di CO2 del 55% entro il 2030, per poi arrivare alla neutralità climatica entro il 2050.

Che cos’è la carbon footprint e come si calcola con l’IA

La carbon footprint, o impronta di carbonio, è la quantificazione delle emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra (GHG) generete in un periodo specifico. Il GHG Protocol stabilisce uno standard globale, offrendo le linee guida per misurare le emissioni in maniera accurata. Ma come funziona il calcolo? Come primo step si definisce il periodo temporale per il calcolo della carbon footprint. Successivamente i software basati sull’IA digitalizzano la struttura organizzativa dell’azienda, assicurando che ogni area, dai vari siti produttivi agli edifici, venga considerata con precisione. Ciò consente una mappatura dettagliata delle fonti delle emissioni, favorendo la collaborazione tra diverse unità organizzative e tra l’azienda e i suoi fornitori.

La piattaforma di ClimateSeed fa esattamente questo e stabilisce inoltre obiettivi di riduzione in linea con l’Accordo di Parigi. Per esempio, l’identificazione delle principali fonti di emissione consente di elaborare strategie mirate, che possono portare a un miglioramento dell’efficienza energetica e a una conseguente riduzione dei costi operativi.

Una volta definito il perimetro di calcolo, il cuore del processo è la raccolta dei dati. L’IA interviene semplificando la raccolta di grandi quantità di dati da queste fonti disomogenee, automatizzando la raccolta e riducendo il carico di lavoro manuale. Gli algoritmi avanzati possono esaminare database estesi e diversificati per estrarre rapidamente le informazioni necessarie, oltre che analizzare file e fatture, e integrare automaticamente i risultati. Semplificare la raccolta di dati permette alle aziende di riuscire più facilmente ad ottenere una visione precisa di dove e come le emissioni vengono generate e di comprendere meglio quali parti impattano maggiormente sulla loro impronta di carbonio.

Inoltre, i software migliorano la qualità dei dati attraverso tecniche di validazione e verifica che eliminano errori e incongruenze. Solo alla fine i dati grezzi sono trasformati in stime precise di emissioni di CO2 grazie all’ utilizzo di database che contengono i fattori di emissione aggiornati per ogni tipo di attività. I risultati possono poi essere presentati in modo intuitivo per permettere alle imprese di analizzare lo stato dell’arte e agire laddove necessario.

L’Intelligenza Artificiale è un alleato ma la tecnologia non è a impatto zero

Qualunque tipo di tecnologia, IA compresa, non è a impatto zero. L’industria tecnologica nella sua interezza è infatti responsabile di una percentuale compresa tra l’1,5 e il 4% delle emissioni globali di gas serra. Per questo un’azienda che sceglie software per la decarbonizzazione, deve assicurarsi che questi siano stati progettati e sviluppati utilizzando linguaggi di programmazione a basso consumo energetico e siano ottimizzati per massimizzare l’efficacia e l’efficienza energetica.

Intelligenza artificiale e decarbonizzazione, se integrati in maniera consapevole e attiva nella propria strategia di business, innescano un circolo virtuoso a beneficio sia dell’azienda stessa sia del clima.