“Non serve essere onnipresenti e replicare gli stessi messaggi. Meglio presidiare pochi social media, dove costruire un legame forte e duraturo con la propria community. In questa costruzione di identità ha sempre più importanza prendere una posizione chiara su temi di carattere sociale”, ha esordito questa mattina Vincenzo Cosenza, CMO di Buzzoole, presentando durante uno streaming i nuovi trend dell’Influencer Marketing e citando come esempi alcuni esponenti, quali Simone Bramante (fotografo/creativo noto come @brahmino), Rossella Migliaccio (Image & Color Expert) e Camilla Boniardi (in arte @camihawke, seguita per i suoi video ironici).
La leva dell’Influencer Marketing è stata considerata come utile per perseguire soltanto obiettivi di awareness. In realtà, si è verificato che può essere efficace anche per obiettivi di consideration e conversion, mentre sempre più frequentemente ai creator viene chiesto di veicolare azioni di business misurabili (drive to store, vendite).
“L’Influencer Marketing è diventato una leva strategica e richiede una programmazione continuativa e coerente con i piani di comunicazione”, ha proseguito Cosenza. “Questo vuol dire pianificare attività su periodi di 6/12 mesi col coinvolgimento di decine di creator che, nelle aziende più complesse, possono coinvolgere prodotti e settori merceologici diversi”.
Per questo motivo le aziende chiedono un maggiore controllo su tutto il processo dell’Influencer Marketing, dalla scelta degli influencer, alla possibilità di approvare il contenuto, fino alla misurazione, senza trascurare la Brand Safety, elemento trasversale a ogni strategia di IM.
Oggi le aziende vogliono andare in profondità e rilevare il numero di interazioni, ma anche le persone raggiunte effettivamente (reach) e le audience intercettate (genere, età, provenienza), senza considerare che quando ai creator si chiedono contributi concreti, le aziende vogliono misurare le conversioni.
I social media da luoghi di puro intrattenimento e interazione si stanno trasformando in ‘centri commerciali’, in cui gli influencer giocano un ruolo chiave come principali promotori di acquisti, aiutati anche dalle nuove funzioni implementate dai social media, quali le funzioni Shop di Facebook e Instagram.
Ma il marketing sta diventando un’attività fortemente connessa all’uso di tecnologia, e secondo Gartner il 29% del budget marketing viene allocato per l’acquisto di tecnologie di supporto. Tra i software ‘martech’ ci sono anche quelli sviluppati per supportare tutte le fasi del processo dell’Influencer Marketing: la ricerca e selezione dei creator, la gestione del progetto, il monitoraggio dei risultati, il pagamento dei talent coinvolti.
“Ci stiamo spostando verso un ‘marketing aumentato’, caratterizzato da consumatori, brand e creator che usano dati e tecnologia per ottenere vantaggi, dati e migliorare il proprio lavoro”, ha concluso infine Cosenza. “Perché i consumatori, già da tempo, usano la tecnologia per ottimizzare le proprie scelte d’acquisto, evitando i brand poco trasparenti. È tempo che anche i creator possano usare gli strumenti tecnologici per capire e intercettare il proprio pubblico, ma anche per rendere più efficiente il proprio lavoro creativo”.