BEA – Be a Media Company, a un anno esatto dalla sua fondazione, per opera di Marco Bardazzi e Salvatore Ippolito, CEO e Co-Founder, si apre agli scenari futuri con consapevolezza e sguardo capace di decrittare i tempi a venire.
“La comunicazione d’impresa è a un punto di svolta, un nuovo mondo è in fase di definizione e i tempi impongono capacità e velocità di adattamento. Alle imprese viene sempre più imposto di rispondere alle nuove esigenze dei consumatori, sempre più attenti e proiettati a ricercare l’autenticità di un brand, adattando la propria linea comunicativa a un rinnovato scenario, con progetti e strategie preferibilmente sul lungo termine”, spiega in una nota Marco Bardazzi. “Possiamo pensare a questo cambio di approccio come a una maratona: le aziende sono nella condizione di dover correre con logiche di lungo termine e la più grande sfida del futuro sarà proprio quella di essere tutti pentatleti inclini alla flessibilità”.
Nel decalogo redatto da BEA, che rappresenta un tentativo di analisi delle svolte in corso nel mondo del digitale e che vanta il contributo di professionisti dalla pluriennale esperienza in comunicazione, si fanno spazio parole il cui impiego è all’ordine del giorno, come Metaverso o NFT, ma che ancora costituiscono un importante interrogativo per le aziende che si apprestano a modificare la propria rotta comunicativa e per le realtà, come BEA, che la affiancano nel percorso.
Tra i punti toccati dal report, che si apre con la definizione di metacomunicazione, il primo è quello che più di tutti sintetizza un concetto chiave nell’incontro tra Metaverso e Web3: ‘be the owner‘, sii il proprietario. Sarà prerogativa delle aziende conquistarsi spazi e idee della comunicazione, in un mondo in cui una proprietà digitale è adesso definibile grazie alla tecnologia. Oggi la partita si gioca su un campo rinnovato, dove criptovalute e NFT si incrociano nello scenario del metaverso, spostando l’ago della bilancia verso una prevalenza di ciò che è proprietario, autentico e intoccabile.
“La comunicazione arriverà presto a confrontarsi con un mondo in cui ciò che è ‘owned’ prevale rispetto a ciò che è ‘earned’ e ‘paid’. Serve curiosità, originalità e velocità per comprendere come trasferire le proprie esigenze comunicative in un nuovo ambito, dove raccontarsi significa trasmettere valori e punti saldi, il tutto accompagnato da un impegno concreto e verificabile da parte dell’azienda”, continua Salvatore Ippolito. “Bisogna poi essere smart, nel vero senso del termine, vale a dire agire con intelligenza per tutelare il proprio brand da falsificazioni e mistificazioni e sfruttare le opportunità della blockchain per comunicare credibilità ai propri stakeholder”.
Torna quindi il concetto di adattamento a un mondo in costante e rapida costruzione, i cui confini sono ancora in via di definizione e che esige piani d’azione studiati e proiettati sul lungo termine, sempre con i riflettori puntati su ciò che sarà. Giocare d’anticipo è la soluzione, così da essere pronti al prossimo cambiamento ed evitare di farsi trovare impreparati e costretti alla rincorsa. Qualunque sia lo scenario che effettivamente si presenterà, quando il metaverso non sarà più solo una previsione ma il nuovo campo d’azione, occorrerà ipotizzare sempre più campagne di metacomunicazione, che scavalchino l’attuale sistema e diano libero spazio alla creatività.
L’importante “è trovare il giusto mezzo tra umanesimo e tecnologia, tra impresa e persone, tra analisi e creatività, per non rischiare di perdere il posto per raccontare la propria storia sul palcoscenico del futuro”, conclude Bardazzi.