L’ecosistema italiano del FinTech è eterogeneo, di piccole dimensioni ma ad alto potenziale. È quanto rileva l’indagine FinTech waves – The italian FinTech ecosystem realizzata da EY e dal Fintech District, presentata oggi contestualmente alla prima edizione dell’Italian Insurtech Summit, organizzato da IIA , dalla quale emerge come l’innovazione digitale stia modellando i settori finanziario, bancario e assicurativo italiani, complici anche lo sviluppo e l’introduzione negli ultimi anni di una serie di iniziative, regolamenti e incentivi per promuovere la crescita della community FinTech (dall’istituzione dell’Agenzia per l’Italia Digitale alla più recente introduzione, prevista dal Decreto Crescita, di un sandbox per facilitare lo sviluppo del fintech, passando per la PSD2).
“Per creare un ecosistema italiano del FinTech ‘più maturo’ che sia terreno fertile per la nascita e lo sviluppo di nuovi operatori è necessario lanciare specifici fondi di investimento e incentivare la collaborazione tra incumbent e startup. Questo cambio di approccio potrebbe dare impulso all’interesse degli investitori e generare più operazioni di M&A”, commenta in una nota Andrea Ferretti, Markets Financial Services & FinTech Italian Leader di EY.
Analisi dei trend e dell’ecosistema del FinTech in Italia
Sebbene gli italiani vedano ancora gli operatori tradizionali come primo punto di contatto (il 55% di essi si rivolge dapprima alla banca o alla compagnia di assicurazioni tradizionali per l’acquisto di un nuovo prodotto), il tasso di adozione delle soluzioni FinTech in Italia è in crescita (+51% nel 2019 secondo l’EY FinTech adoption index).
Il numero di FinTech in Italia è in costante aumento: nel 2011 se ne contavano appena 11, per arrivare a 199 nel 2015. Nel 2020, secondo l’ultimo censimento EY, se ne contano 345, per la maggior parte concentrate in Lombardia (169).
Delle 345 startup censite il 74% sono FinTech, mentre il 26% si colloca tra le TechFin, cioè imprese che offrono soluzioni tecnologiche d’avanguardia al servizio dell’industria finanziaria.
Il panorama italiano delle FinTech è guidato dalle startup di Crowdfunding (71), seguito dalle startup che si occupano di Data Analytics, Machine Learning e Artificial Intelligence (35), dalle FinTech che offrono pagamenti smart (34) e dalle FinTech che offrono servizi di Lending (30). Da un’analisi delle top 20 FinTech italiane per fondi raccolti emerge che l’età media dei founder è di 46 anni, contro un’età media dei team, per il 56%, inferiore ai 32 anni. Inoltre, i team che lavorano nelle FinTech sono generalmente di piccole dimensioni con un valore mediano di 8,5 dipendenti per startup. Al contrario delle aspettative iniziali, il gender gap è comunque molto marcato, in quanto per l’81% delle startup le donne rappresentano meno del 50% dei membri del team.
Gli investimenti nel settore FinTech in Italia
Secondo le analisi numeriche condotte, emerge come il valore mediano degli investimenti raccolti da ciascuna startup si attesti in Italia sui 700 mila euro, con le FinTech in vantaggio rispetto alle TechFin (il 46% delle FinTech ha raccolto più di 1 milione di euro contro il 21% delle TechFin). Il 95% delle startup italiane ha una post-money valuation superiore a 1 milione di euro. Inoltre, la maggior parte delle startup (circa il 70%) ha come obiettivo, per il prossimo round di finanziamento, investitori istituzionali, in particolare fondi di Venture Capital internazionali.
“L’ecosistema di imprese FinTech offre una grande opportunità di ripresa: il settore si è sviluppato molto negli ultimi 5 anni, ha dimostrato di essere anticiclico e, anzi, ha in parte beneficiato di una accelerazione durante il Covid-19, grazie all’intrinseco DNA digitale”, spiega Alessandro Longoni, Head of Fintech District. “In questo positivo contesto, sarebbe auspicabile un piano di agevolazioni fiscali dedicate a investimenti in Corporate Venture Capital, importanti incentivi alle corporate per investire ulteriormente in innovazione e stimolare virtuose collaborazioni tra FinTech e player tradizionali”.
Dall’analisi realizzata da EY e dal Fintech District si evidenzia che, nonostante gli investimenti nel settore FinTech in Italia siano ancora in ritardo rispetto a quanto accade in altri Paesi europei (nel 2019 il Paese ha attirato solo il 2% del capitale totale investito in FinTech in Europa, mentre Regno Unito e Germania hanno attratto rispettivamente il 50% e il 19% degli investimenti), di recente il gap ha iniziato a ridursi, grazie allo sviluppo di condizioni favorevoli e alla crescente collaborazione tra operatori tradizionali e startup. I finanziamenti alle startup italiane del FinTech sono cresciuti a un CAGR di oltre il 60% dal 2016 al 2019, che ha registrato il record dei 261 milioni di euro. Per quanto attiene all’anno in corso, nonostante le difficoltà registrate su scala globale a causa dell’avvento del Covid-19, l’ecosistema FinTech italiano ha mostrato importanti segnali di resilienza, anche da un punto di vista di accesso a nuove fonti di finanziamento. In particolare, le principali attività di fundraising nell’arco dei primi 8 mesi del 2020 hanno raggiunto la cifra di 90 milioni di euro.
Sebbene il trend sia positivo, i numeri del mercato italiano mostrano un’alta concentrazione degli investimenti a favore di poche startup.
Outlook: le aree su cui puntare per il futuro
Dall’analisi realizzata da EY e dal Fintech District emergono infine le principali aree di sviluppo del FinTech nel breve-medio termine. In particolare, le PMI, spina dorsale dell’economia italiana, richiederanno di essere meglio servite dalle banche, facendo leva sulle soluzioni offerte dalle FinTech; la Cybersecurity e la Cyber Insurance diventeranno sempre più prioritarie a causa delle sfide e delle criticità legate alla trasformazione digitale. La compliance continuerà a svolgere un ruolo primario nei servizi finanziari, pertanto le RegTech avranno un ruolo fondamentale nella digitalizzazione dei processi regolamentari e con un ruolo attivo nel generare nuove opportunità. Le WealthTech, abilitate dall’AI, saranno la rivoluzione nel settore del Wealth & Asset Management. L’Open Banking rappresenta un’enorme opportunità di collaborazione tra i servizi finanziari e le FinTech, elemento fondamentale per il successo reciproco.
“L’ecosistema italiano del fintech avrà opportunità di crescita rilevanti a patto che adotti un approccio di coopetizione, cioè di competizione e cooperazione allo stesso tempo, facendo leva sui modelli di open finance che coinvolgano i diversi player del settore dei Financial Services”, aggiunge Andrea Ferretti che lascia la conclusione ad Alessandro Longoni: “La sfida più importante per le startup in Italia è quella di essere in grado di pensare con una visione globale, sfruttare economie di scala e divenire così più attrattive per grandi gruppi e fondi esteri. La rapida crescita dell’ecosistema italiano FinTech è sicuramente un segnale positivo e dovrebbe esserlo anche per tutti quegli investitori che desiderino cogliere le migliori opportunità prima di altri”.