“I principali player che operano in ambito alimentare (da Amazon Prime Now a Esselunga) hanno affrontato un’emergenza causata da un’elevata richiesta di questi servizi, con siti in tilt, per diverse ore, e fasce di consegna esaurite”, scriveva nei giorni scorsi Samuele Fraternali, ricercatore senior dell’Osservatorio eCommerce B2c, riferendosi però alla prima ondata delle misure prese contro la diffusione del coronavirus. “Le operations, messe a dura prova dalla gestione di questo picco ‘straordinario’ e non prevedibile, stanno però reagendo bene. Nella situazione di emergenza che stiamo vivendo, nonostante i picchi elevati di richieste, l’eCommerce ha consentito a diversi consumatori, anche quelli appartenenti alle categorie più a rischio, di poter fruire di servizi importanti, come la consegna dei generi alimentari e dei pasti a domicilio, senza dover uscire di casa”.
Ma già da settimana scorsa, e non parliamo dopo l’estensione della Zona Rossa all’Italia intera, è andato in difficoltà il sistema complessivo delle vendite online: Amazon Prime e il servizio di spesa a domicilio di Esselunga, così come tutte le principali piattaforme web del settore, sono stati letteralmente presi d’assalto dagli utenti, milanesi e lombardi in primis, che cercano di acquistare beni di prima necessità, con tempi d’attesa che vedono la consegna calendarizzata anche dieci giorni dopo il click.
Ieri, a titolo di esempio, chi scrive, residente a Milano, è riuscito a prenotare le prima consegna disponibile, con Esselungaacasa, per domenica 22 marzo alle 9 del mattino, una tempistica inaudita in consizioni normali.
E questo nonostante la catena di supermercati assicuri di stare “lavorando per aumentare la disponibilità e darti sempre un servizio migliore”.
D’altronde il comparto del Food & Grocery, in Italia, ha presentato sì, secondo la ricerca dell’Osservatorio 2019 del Politecnico di Milano, un valore assoluto in crescita del 42% l’anno scorso, ma è ancora percentualmente basso, con un valore 1.6 miliardi di euro di vendite online, pari a meno dell’1% del fatturato del settore. Basti pensare che in Francia il 6% e nel Regno Unito l’8%, per avrere una rappresentazione schematica della realtà.
Non sorprende quindi che basti un improvvisa accelerazione – Nielsen calcola in un +82% le performance dell’eCommerce del settore – per mettere in crisi l’intero sistema di consegne a domicilio. Anche l’offerta gratuita del servzio agli ultra 65enni ha concorso a fare impennare le vendite a distanza, con il risultato che tutti gli operatori del settore, da Carrefour e Supermercato 24, si trovano in affanno.
“Siti in tilt e fasce di consegna esaurite per la maggior parte degli operatori che operano in ambito alimentare, da Amazon Prime Now a Esselunga”, ha raccontato in un nota Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico. “La causa è l’elevata richiesta di questi servizi, così che l’operatività viene messa a dura prova dalla gestione di questo picco straordinario e non prevedibile. L’eCommerce tuttavia ha consentito a diversi consumatori, anche quelli appartenenti alle categorie più fragili, di poter fruire di servizi, senza dover uscire di casa”.
Nel contempo gli altri punti vendita non alimentari, da Decathlon a Deichmann, da Kiko a Broggi Milano, a Yamamay stanno chiudendo tutti i negozi, indirizzando i possibili compratori ai propri servizi di eCommerce, che continuano a funzionare regolarmente.
Inconsapevolmente l’emergenza sanitaria potrebbe diventare quindi un volano di crescita per il futuro nell’eCommerce B2c, alimentare e non solo, facendo avvicinare al canale digitale anche utenti abituati a forme più tradizionali di acquisto.
Massimo Bolchi