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Arriva NESSIE, l’iniziativa di UPA per costruire un data lake da condividere tra gli associati. Perché i dati saranno alla base della comunicazione di domani

Il presidente Lorenzo Sassoli con il DG Vittorio Meloni

“L’universo dei dati è il nuovo universo della comunicazione”. Con questa parole Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente di Upa, ha presentato ieri mattina, semplicemente, un progetto che ha preso il via un anno fa, immediatamente dopo la scorsa assemblea annuale dell’UPA.

Ora a distanza di dodici mesi il progetto è diventato uno strumento a disposizione di tutte le aziende che vogliano servirsene: NESSIE, ovvero Next gEneration System for Strategic Insights Exploitation. “Ma in realtà è un mostro buono”, ha scherzato Sassoli, “che naviga nel in un “data lake” destinato a diventare sempre più esteso e profondo, man mano che le aziende si assoceranno e metteranno a disposizione i loro dati di prima parte. Dati che resteranno ovviamente di loro esclusiva proprietà, ma che verranno restituiti “arricchiti” dagli “incroci” che i loro percorsi hanno fatto nel loro viaggio digitale”.

In altre parole si arricchiscono vicendevolmente i cookie rilasciati da chi transita sui propri siti o raccolti sui diversi device attraverso campagne di digital advertising, così da arrivare a costruire una profilazione, anonima secondo il GDPR, che identifichi in maniera via via più precisa età, sesso, posizione geografica e categorie di interessi.
“La qualità del dato è centrale per NESSIE”, ha sottolineato Sassoli, “ogni dato contribuito è tracciato dalla sua origine. Questa è una specificità dei dati di prima parte, che li differenzia da quelli di terza parte che sono generalmente utilizzati dagli OTT, Google e Facebook in primis”.

Per ora le aziende che ne fanno parte non sono numerose, ma molto diversificate tra loro: si va da Bolton Group a Piaggio, da Nestlé a Perfetti van Melle, da Henkel a Valsoia. “Propria quest’ultima azienda”, ha puntualizzato Sassoli, che ha lasciato da parte per un momento di cappello da presidente Upa, “è la dimostrazione che non sono la dimensioni a contare. Nessuno deve temere di non essere adeguato al progetto”.

Uno dei punti di maggiore resistenza che ha incontrato NESSIE è rappresentato proprio della necessità di condividere i dati, uno degli asset più preziosi di ogni azienda. “ma l’interesse è notevole, anche nelle multinazionali che stanno guardando a questa iniziativa con grande interesse, studiando come può essere replicata nei paesi dove sono presenti”, ha aggiunto Sassoli. “una volta affermato, questo progetto è destinato ad autoalimentarsi, perché più saremo, maggiormente utili saranno i risultati”.

La presenza di UPA garantisce la serietà dell’iniziativa, mentre quella di Neodata, è duplice: da un lato elabora gli algoritmi che “scavano” tra i dati e ne estraggono i profili, dall’altro mette a disposizione di chi ne fosse sprovvisto una DMP (Data Management Platform) per il loro utilizzo.

“Ovviamente i risultati sono disposizione delle aziende che possono usarli come meglio preferiscono”, ha concluso il Presidente di UPA, “e il progetto è aperto a chiunque possa e voglia contribuire con i dati propri: dagli operatori della GO ai centri media, agli editori digitali”.
“Anche agli OTT, ma non credo siano molto interessati”, ha chiuso Sassoli con un battuta.

Significativo anche quello che sta accadendo a livello risorse umane, per la formazione degli esperti di data scienze così richiesti dalle aziende. Dopo il primo corso “Big Data High Performance” riservato alle associate, appena terminato, che ha visto la partecipazione di più di 50 imprese, è in programma a settembre, il Master in Data Science per la comunicazione digitale, rivolto alla formazione di manager, professionisti e giovani neolaureati.

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