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Allarme tra le imprese digitali: nella Manovra 2025 sparirebbero le limitazioni che finora hanno evitato che la Web tax fosse applicata alle PMI. Liscia, Netcomm: “Serve una strategia che favorisca la digitalizzazione, piuttosto che penalizzarla”

web tax

di Massimo Bolchi

Nella definizione della Manovra di bilancio sono state proposte novità ‘rivoluzionarie’ per le imprese che operano in ambito digitale, nell’eCommerce innanzitutto. Rivoluzionarie in quanto la proposta della Web tax nella Manovra 2025 coinvolgerebbe anche le piccole e medie imprese digitali, ampliando così la base imponibile e aumentando le entrate per lo Stato.

La novità principale è l’eliminazione dei criteri che limitavano l’imposta alle imprese con un fatturato globale di 750 milioni di euro e vendite digitali in Italia superiori a 5,5 milioni., estendendola a un maggior numero di aziende, in particolare le medie imprese che rappresentano il nucleo dell’economia nazionale. L’obiettivo è riequilibrare il carico fiscale tra i grandi operatori digitali e le imprese tradizionali italiane, una cosa richiesta a lungo dagli operatori italiani, ma la grandi multinazionale probabilmente continueranno a godere di una fiscalità agevolata nei paesi esteri – Irlanda, Olanda, Lussemburgo – dove hanno fissato le proprie basi operative nominali.

Il governo sottolinea che la tassa dovrebbe riguardare tutti coloro che beneficiano dell’economia digitale italiana, non solo i grandi colossi del web, ma Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, a nome dell’associazione che riunisce oltre 480 aziende attive nel commercio digitale, ha commentato che “tassare in modo aggressivo il settore digitale non favorirà la crescita economica del Paese”, mentre invece l’Italia dovrebbe adottare “una strategia che favorisca la digitalizzazione, piuttosto che penalizzarla”.