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AI e robot, la carta vincente è l’integrazione con le competenze delle persone

Nei prossimi anni cambierà in maniera significativa il nostro modo di lavorare. Basti pensare che, secondo le analisi effettuate sui mercati internazionali, il 70% degli adolescenti di oggi farà lavori che al momento non esistono. L’AI, dal canto suo, avrà fatto progressi oggi neppure immaginabili e costringerà l’uomo a sviluppare nuove forme di collaborazione per mantenere un ruolo centrale nel sistema. Oggi appare chiaro che, in prospettiva, questo sia il momento migliore – o meglio l’ultimo –  per creare le condizioni perché questo accada, riqualificando le professioni meno specializzate, puntando sulla formazioni continua dei dipendenti e soprattutto cambiando radicalmente il sistema scolastico. E non è solo un problema italiano.

Secondo uno studio sulla forza lavoro effettuato da Deloitte, il 61% dei lavoratori nei settori amministrativi verrà sostituito da intelligenze artificiali, in grado di svolgere le medesime mansioni degli esseri umani. Entro due, massimo tre anni, è quindi prevista una riconversione delle mansioni grazie all’innovazione apportate della robotica. Questo non significa che i lavoratori verranno sostituiti interamente da macchine automatizzate. Secondo la ricerca internazionale, le intelligenze artificiali verranno utilizzate per ruoli propriamente ripetitivi, mentre il lavoro più creativo rimarrà nelle mani degli esseri umani.

Anche le professioni devono stare al passo con i tempi e adeguarsi all’innovazione tecnologica. Mentre in passato i lavoratori svolgevano la stessa mansione anche per trent’anni, in un prossimo futuro lo scenario potrebbe mutare radicalmente, con un cambiamento delle stesse previsto ogni 2/5 anni, e un allungamento della vita lavorativa. Gli adempimenti ripetitivi e automatici verranno svolti da robot, in grado di lavorare 24 ore al giorno e sette giorni alla settimana.

Deloitte ha stimato inoltre, con il 90% della probabilità, che entro il 2035 le mansioni delle risorse umane verranno svolte da intelligenze artificiali. L’ipotesi è che le macchine non sostituiranno completamente i lavoratori umani, ma collaboreranno con essi per aumentare la produttività.

I robot potranno essere impiegati in tutte quelle mansioni che possono essere automatizzate e ripetitive. Alcune mansioni che saranno assegnate a robot specializzati sono proprio quelli svolti dalle risorse umane. I robot potranno infatti svolgere alcune fasi del reclutamento del personale nelle aziende, come analizzare curricula, organizzare colloqui di lavoro o scrivere proposte di assunzione. Altre mansioni che potranno essere svolte da un’intelligenza artificiale riguarderanno la preparazione di buste paghe, percorsi formativi per l’azienda o la gestione di premi. La possibilità di affidare mansioni amministrative e contabili ai robot permetterà di lasciare tempo ai lavoratori nello svolgere mansioni più creative e produttive per l’azienda stessa.

Secondo la ricerca di Deloitte il rapporto di lavoro stesso verrà percepito in maniera differente, con un 40% da lavoratori che nel prossimo futuro saranno utonomi e indipendenti. In questo modo, secondo l’azienda, l’impiego di intelligenze artificiali sul posto di lavoro sarà un incentivo per i lavoratori a essere più ingegnosi e quindi più produttivi.

Anche la ricerca “The Future of Work” di Ricoh mette in evidenza un quadro analogo alle previsioni di Deloitte, con il 54% dei dipendenti europei convinto che l’Intelligenza Artificiale e la Robotica aiutino a lavorare in modo più efficace.

Circa tre quarti dei dipendenti (72%) vorrebbero contribuire attivamente al successo della propria organizzazione. La tecnologia viene in aiuto automatizzando le attività ripetitive e time-consuming e consentendo alle persone di focalizzarsi sulle strategie e sui progetti a valore aggiunto.

“Le tecnologie”, afferma David Mills, CEO di Ricoh Europe in un nota, “non si limitano a permettere ai dipendenti di concentrarsi su attività più importanti, ma cambiano il modo in cui le persone interagiscono tra loro aumentando la creatività. Si tratta dunque di una grande opportunità per migliorare collaborazione e interazione”.

Il 78% dei lavoratori si aspetta che la propria azienda li supporti con strumenti e soluzioni grazie ai quali collaborare meglio con i propri colleghi, indipendentemente dal luogo in cui si trovano. Questo va a vantaggio della flessibilità e della condivisione delle competenze.

“Le persone continueranno a svolgere un ruolo fondamentale nei processi”, prosegue Mills. “Infatti, il rapporto tra uomini e macchine è vincente solo se le persone sono correttamente coinvolte fin dall’inizio nelle nuove modalità operative”.

Il 69% dei dipendenti è convinto che le aziende migliori siano quelle che investono in tecnologie digitali per sviluppare le competenze delle persone. Allo stesso tempo, il 60% ha fiducia nel fatto che la propria organizzazione investirà in innovazione per rispondere alle esigenze del workplace del futuro.

Il cammino, però, è ancora lungo, ed è piuttosto diffusa la preoccupazione circa il proprio futuro di lavoratori. Infatti, nonostante le opportunità della tecnologia siano ormai note, solo il 38% dei dipendenti afferma che la propria azienda abbia comunicato precise strategie a riguardo. Questo rafforza l’importanza del coinvolgimento delle persone per sviluppare progetti che siano davvero efficaci.