L’esposizione offre l’opportunità di esplorare le opere di Lorenzo Marini raccolte nel corso degli anni da un collezionista milanese, che ha scelto di mantenere l’anonimato. Molte delle opere, realizzate dal 2012 a oggi, non sono mai state esposte al pubblico prima, in quanto si trovano in diverse residenze, non solo a Milano.
Dal 2016, Marini, con il movimento da lui fondato, si propone di liberare le lettere, ponendo l’attenzione sull’estetica e sul significato del segno grafico. Questo movimento è parte di una più ampia indagine sul futuro della comunicazione e del linguaggio.
Ogni lettera nelle opere di Marini diventa un elemento di un puzzle che racconta storie, suscita emozioni e solleva interrogativi. Invitagli spettatori a sperimentare la magia delle lettere, coglierne il significato più profondo e riflettere sul potenziale comunicativo e stimolante delle stesse.
L’artista sfida a guardare oltre le parole, a scoprire nuovi modi di comunicare e interpretare il mondo, sempre più visivo ma anche sempre più divisivo.
Spiega il curatore Sabino Maria Frassà che la ricerca artistica di Lorenzo Marini si basa su anni di esperienza come art director e creativo pubblicitario, dove il linguaggio, le parole e la comunicazione sono stati e continuano ad essere gli strumenti principali.
Marini si interroga sul futuro dell’essere umano in un contesto in cui le parole potrebbero scomparire, dando spazio a una comunicazione basata sull’immagine.
Lorenzo Marini
Lorenzo Marini è un artista italiano che vive e lavora fra Milano, Los Angeles e New York.
Dopo aver lavorato per una ventina d’anni nella riservatezza, difendendo le sue opere dal clamore della pubblicità, settore che conosce benissimo, dal 2014 è uscito allo scoperto, e ha presentato le sue opere al pubblico con mostre personali, organizzate soprattutto in prestigiosi spazi pubblici. Proprio per questo suodualismo, inizialmente usava il colore, la provocazione e l’impatto nella comunicazione pubblicitaria, mentre privilegiava il bianco, il silenzio e l’eleganza della riservatezza nell’arte. Sviluppa lasua poetica sotto il grande maestro Emilio Vedova, dopo aver studiato Architettura all’Università di Venezia.
Il concetto di spazio e la ricerca del visual ideale diventano il paradigma della sua pittura. Una pittura che parte dalla volontà didesemantizzare l’oggetto consumistico e il suo messaggio pubblicitario, scarnificando un concetto a una mera griglia dove l’atto di mercificazione viene annullato dalla bellezza degli elementi. In questo processo di delocalizzazione semantica Marini procede perstrati suddividendo la tela in porzioni; sottraendo a ognuna l’originario messaggio lasciandone affiorare la struttura reticolare. Anche il colore scompare lasciando come protagonista indiscusso il bianco, ovvero il silenzio su tela.
Le sue prime apparizioni pubbliche come artista hanno avuto luogo a Miami poi a New York. Subito dopo, nell’autunno del 2014, la Provincia di Milano gli ha dedicato una grande antologica, in cui ha presentato vent’anni di lavori. Dopo personali presso lo Spazio Oberdan di Milano, e musei di Padova e Firenze, cui vanno aggiunte presenze ad Art Basel Miami, nell’ottobre del 2016 hatenuto a battesimo, presso il Palazzo della Permanente di Milano,
la Type Art, movimento di cui è caposcuola. Questa nuova corrente, in cui riscopre il colore, può essere definita come l’esaltazione dello studio dell’alfabeto e in particolare delle font dei caratteri grafici. Alla Biennale di Venezia, dove ha esposto presso il padiglione Armenia, ha presentato un’ulteriore evoluzione della Type Art, il passaggio alla terza dimensione, con 7 installazioni dedicate ad altrettante lettere dell’alfabeto. Nel 2021 vince il premio AVI per la mostra di contemporary art più visitata dell’anno tenuta al Complesso Museale Santa Maria della Scala di Siena.