Avete letto il nostro articolo sul TotoLeone dedicato ai premi dell’82a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, in cui – corroborati dal parere di illustri addetti ai lavori – avevamo provato a prevedere i premi del Festival? Benissimo. Non ci abbiamo preso per niente. Così, a sorpresa, il Leone d’Oro è stato assegnato a Jim Jarmusch per Father Mother Sister Brother, mentre tutti, ma proprio tutti, auspicavano il premio più importante a The Voice Of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania. È un verdetto che ha lasciato a bocca aperta la grande maggioranza degli addetti ai lavori e del pubblico: il film della regista tunisina racconta un caso di cronaca sintomatico dell’attuale situazione in Palestina, e l’assegnazione di un Leone d’Oro sarebbe stato un segnale forte per prendere posizione sul genocidio in atto. Al di là del fatto che il film ha un valore artistico ed emotivo enorme. Le reazioni al verdetto sono state molto forti. Ma, per la cronaca, andiamo prima a vedere tutti i film premiati. The Voice Of Hind Rajab ha vinto comunque il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria; il Leone d’Argento per la miglior regia è stato assegnato a The Smashing Machine di Benny Safdie; la migliore sceneggiatura è À pied d’œuvre di Valérie Donzelli le miglior attrice è Xin Zhilei per The Sun Rises on Us All di Cai Shangiun. Il bilancio per il cinema italiano è buono: Toni Servillo è il miglior attore per La grazia di Paolo Sorrentino, Gianfranco Rosi ha vinto il Premio Speciale della Giuria per Sotto le nuvole.
Perché premiare Jim Jarmusch?
Torniamo al dibattito sul premio principale. Il Leone d’Oro assegnato a Jim Jarmusch, storico cineasta indipendente americano, per un film che, a detta della critica, è forse uno dei suoi più deboli, ha fatto discutere. Paolo Mereghetti, sul Corriere della Sera, scrive così. “Il Leone d’Oro a Jim Jarmusch sembra davvero troppa grazia. Così come il premio alla regia di Benny Safdie per The Smashing Machine. Quasi tutti i film di Jarmusch erano migliori del surrogato di minimalismo con cui ha costruito un giochino facile facile, stiracchiato oltremodo. Possibile che i membri della giuria, con contava, oltre al presidente cinefilo Alexander Payne, nomi di primissima grandezza, si siano accontentati di quelle quattro rime baciate che Jarmusch ha messo nel suo Father Mother Sister Brother? Il resto del programma era così poco interessante?”. Ancora più duri e diretti altri giornalisti. Akim Zejjari, critico di Domani, ha scritto così in un post. “Amiamo tutti Mr Cool Jim Jarmusch ma dargli il Leone d’oro per la commedia minimalista Father Mother Sister Brother è un’eresia in questo contesto storico. Il film, ben lungi dall’essere un capolavoro, è un trittico poetico sulla forza dei rapporti familiari in un mondo sempre più ostile. È chiaro che la giuria ha evitato un Leone d’oro politico perché oltre a The voice of Hind Rajab, l’esclusione dalla premiazione di A House of Dynamite di Katherine Bigelow ne è la conferma”. Giorgio Viaro, Direttore di Best Movie, ha fatto notare che Variety, nel post in cui commenta il palmares di Venezia, non abbia nominato il secondo premio del festival. “Se non capite già da qui, al principio di tutto, perché è grave e sbagliato che The Voice of Hind Rajab non abbia vinto il Festival, resta poco da dire. Sul film che è stato scelto come strumento di questa desolante, tristissima pagliacciata, non ha senso dir nulla, Jarmusch è come il passante che viene messo in mezzo a una rissa senza averla cercata e si ritrova con un portafoglio in mano. Era semplicemente il nome giusto per lavarsene le mani”. Si è deciso allora di non dare un verdetto troppo politico, o, semplicemente, Alexander Payne, cineasta indie americano, ha premiato il cinema a lui più affine?
Le giurie sono fatte da sette persone
A riportarci sulla terra è sempre, con la sua saggezza, Francesco Bruni, autori di film come Cosa sarà e Tutto chiede salvezza, oltre che sceneggiatore dei più noti film di Virzì. “I premi vengono decretati da sette persone, scelte più per nome che per altro; sono frutto di complicati equilibri (simpatie, antipatie, conoscenze) fra cui il più sciocco è che non si possono cumulare premi, per cui se un attore/attrice ha partecipato ad un film che vince un premio maggiore, non risulterà Miglior Attore/Attrice manco se è Laurence Olivier. Se al presidente di giuria e ad un altro paio di giurati piacciono i giri in bicicletta e le regate gli fanno venire il mal di mare, è facile che vinca il giro in bicicletta (che per inciso è anche il mio genere). Datevi pace”.
Siamo felicissimi per i premi a Servillo e Rosi, ma…
Il cinema italiano esce alla grande dal Festival di Venezia. Il premio a Toni Servillo ci conferma che, con La grazia, siamo ancora una volta alle prese con un grande film di Paolo Sorrentino, una cosa a cui ci ha abituato, ma che fa sempre piacere constatare. Così come Gianfranco Rosi, con Sotto le nuvole, si conferma un documentarista unico e una vera eccellenza. Anche qui c’è un però. La giuria di Venezia 82 ha deciso di andare sul sicuro, e di premiare Servillo & Sorrentino e Rosi, ovvero quelli che a ogni festival, o quasi, vanno a premio. E così si è persa l’occasione di premiare chi, nel cinema italiano, avrebbe bisogno di un riconoscimento internazionale per emergere. Il premio a Valeria Bruni Tedeschi per Duse, sarebbe stata un’ottima occasione per puntare i riflettori su un cineasta come Pietro Marcello. Premiare Elisa sarebbe stato un ottimo riconoscimento per un regista come Di Costanzo e per un’attrice in grande ascesa da anni come Barbara Ronchi. Ma la stagione dei premi è lunga, e forse alla fine avranno il giusto riconoscimento anche loro. A proposito di Toni Servillo, anche lui ha speso parole dedicate all’attualità. “A nome di un sentimento che tutto il cinema prova voglio esprimere la mia ammirazione per chi ha deciso di mettersi in mare e raggiungere la Palestina e portare un segno di umanità in una terra in cui ogni giorno dignità umana è vilipesa”.
Tutti i premi
Leone d’Oro per il Miglior Film: Father Mother Sister Brother, Jim Jarmusch
Leone d’Argento per la Miglior Regia: Benny Safdie, The Smashing Machine
Premio Osella per la Miglior Sceneggiatura: Valérie Donzelli e Gilles Marchand, À pied d’œuvre
Leone d’Argento Gran Premio della Giuria: The Voice of Hind Rajab, Kawthar ibn Haniyya
Premio Speciale della Giuria: Gianfranco Rosi, Sotto le nuvole
Coppa Volpi Miglior Attrice: Xin Zhilei, The Sun Rises on Us All
Coppa Volpi Miglior Attore: Toni Servillo, La Grazia
Premio Marcello Mastroianni Miglior Attore Emergente: Luna Welder, Silent Friend
di Maurizio Ermisino