Thunderbolts era il nome della squadra di calcio in cui, da piccola, giocava Yelena, il personaggio di Florence Pugh. Giocava in porta, poi vi diremo perché, e ci teneva molto anche se quella squadra non ha mai vinto una partita. Thunderbolts*, scritto così, con l’asterisco (e anche questo ha un senso), è il titolo del nuovo, atteso film della Marvel, in uscita il 30 aprile nei cinema di tutto il mondo. Come quella squadra di calcio, anche questi Thunderbolts* sono in qualche modo una squadra di perdenti. C’è Yelena, la sorella di Black Widow, scomparsa in Avengers: Endgame e c’è Red Guardian (David Harbour), supereroe sovietico e padre delle due ragazze. C’è Bucky (Sebastian Stan), alias The Winter Soldier, l’amico sfortunato di Captain America. E c’è anche John Walker (Wyatt Russell), che è stato il nuovo Cap, il successore di Steve Rogers, ma per pochi attimi, prima di essere rimpiazzato. I Thunderbolts*, insomma, sono la squadra B, il team delle riserve, la selezione di quelli che sono arrivati a tanto da essere gli eroi ma non ce l’hanno fatta. Se però il mondo ha bisogno di eroi, e gli Avengers non ci sono, forse i perdenti possono avere la loro chance. Ma davvero possono essere loro gli eroi?
Una storia che parte da Black Widow e Captain America: Civil War
Qualcuno di voi si è chiesto come mai sia uscito un film come Black Widow, con al centro un personaggio che ormai era uscito di scena, proprio dopo la fine della fase 3 del Marvel Cinematic Universe, quella culminata con l’epico Avengers: Endgame. Black Widow, che aveva avuto l’arduo compito di inaugurare la controversa e sfortunata fase 4 del MCU – e, come se non bastasse, quello di essere il primo film a uscire in sala in post pandemia, o a pandemia ancora in corso – serviva a portarci qui. A raccontarci la storia di Yelena, super soldatessa presa da bambina e modificata geneticamente, e quella del padre Red Guardian, supereroe della Russia comunista, in modo che potessero essere il varco in grado di farci entrare nella storia dei Thunderbolts*. Una storia che, come abbiamo visto, ripesca alcuni eroi di storie passate (il personaggio di Bucky arriva da Captain America: Civil War), ne introduce di nuovi, e ha il compito di dettare le coordinate del mondo in cui si svolgerà ora la contesa: un mondo senza eroi e dove non ci sono i buoni e i cattivi, ma solo cattivi e più cattivi. E ha anche il compito, importantissimo, di lanciarci verso le prossime storie del MCU.
È tornato il Marvel Cinematic Universe
Il Marvel Cinematic Universe, in questa sua fase 5, sembra davvero cercare di essere di nuovo quello che avevamo conosciuto. Se il primo film della nuova fase, Captain America: Brave New World, chiaramente un film di passaggio, aveva messo la prima, Thunderbolts* ingrana la seconda ed è pronto lanciare il motore verso la terza. È finalmente una storia corale, una cosa che mancava da tempo nel mondo Marvel, ed è soprattutto il ritorno a quelle storie incrociate tra loro, tasselli di mosaico destinato man mano a comporsi e a rivelare un disegno più grande, che erano mancate nella fase 4. Il punto d’arrivo, lo sappiamo, è l’atteso Avengers: Doomsday, le cui riprese sono appena iniziate e che arriverà nel 2026 (con il ritorno di Robert Downey Jr., non più nell’iconico ruolo di Iron Man ma in quello del villain Doctor Doom). Ma l’impressione che si ha, vedendo Thunderbolts*, è che la salita verso quel film sia davvero iniziata, e nel migliore dei modi.
Marvel: più film e meno serie
Thunderbolts* è anche il segno che è cambiata la strategia nel mondo Marvel (parte, come sappiamo, del gruppo Walt Disney). Dopo l’anomalo 2024, con un unico film a uscire al cinema, Deadpool & Wolverine, che faceva storia a sé per taglio e ironia estrema, ma che è sembrato anche mettere un punto e a capo sulla fase 4, la musica nel 2025 è cambiata. Da febbraio a luglio sono tre i film del MCU: il già citato Captain America: Brave New World, che è sembrato un modo per dire “siamo tornati a casa”; questo Thunderbolts*, che ci riporta il senso della storia corale e introduce nuovi vecchi eroi finalmente credibili e con un’anima; e infine I Fantastici 4 – Gli inizi, che arriverà a luglio e riporterà nel MCU un gruppo storico di supereroi. I diritti de I Fantastici 4, infatti, fino a poco tempo fa erano della 20th Century Fox, e sono stati al centro di adattamenti non del tutto fortunati nei primi Duemila e negli anni 10. Ora che la Fox è entrata nel gruppo Disney, la famiglia è unica e l’unione può finalmente avvenire. E la stessa cosa è accaduta con il mondo degli X-Men: aspettiamoci sorprese anche in questo senso. A proposito di strategie, la Marvel sembra essere tornata a puntare forte sul cinema in sala, quello che prima della pandemia e delle piattaforme era il core business della “Casa delle Idee”. Le storie del MCU oggi sembrano perdersi meno tra i rivoli di mille serie tv (dal lancio di Disney+ ne abbiamo viste tantissime, e quasi nessuna memorabile) per arrivare invece al cinema sotto forma di film. È anche così, con l’attesa, non inflazionando l’offerta, che si crea l’evento. E la Marvel oggi sembra puntare di nuovo al film evento, quello che è stato quasi ogni film fino ad Avengers: Endgame.
Un film evento
Un piccolo evento può giù esserlo questo Thunderbolts*: un film che tiene sempre alta l’attenzione, che ha personaggi e una storia forte, un senso di attesa che si dipana per tutto il film (per la storia in sé e per quella dei film che verranno), e che, per la prima volta da tanto tempo, sembra non essere solo un film a sé ma parte di un tutto che apprezzeremo solo dopo aver visto i prossimi film. Si tratta di un film costellato da una lieve ironia (ma niente a che vedere con quella dissacrante e scorretta di Deadpool & Wolverine) e che si trasforma in drammatico e psicologico nel sottofinale. Ma attenzione al finale a sorpresa, in cui finalmente si capisce il senso dell’asterisco nel titolo. E attenzione anche ai bellissimi titoli di coda, nello stile delle copertine delle più importanti riviste americane, e alle due scene post credits, che ci anticipano quello che vedremo nei prossimi film.
Un’installazione luminosa a Palmanova
Disney dimostra di credere molto in questo film. La campagna Out Of Home è stata massiccia. Con un’idea di comunicazione che ha lasciato il segno. Disney Italia ha realizzato un’installazione luminosa nella città fortezza di Palmanova, in provincia di Udine, Patrimonio Unesco e capolavoro dell’architettura italiana. L’asterisco simbolo del film e i sei nuovi personaggi protagonisti del lungometraggio Marvel Studios sono apparsi nella grande piazza esagonale della città grazie a un’imponente struttura illuminotecnica. Un effetto scenografico che ha saputo coniugare il fascino di una delle perle dell’architettura italiana con l’innovazione tecnologica, rendendo omaggio alla ricchezza visiva e all’iconografia simbolica Marvel. Un video aereo, girato nella notte, racconta la trasformazione notturna della piazza centrale della città e del suo centro storico che si illumina e prende vita. Cuore dell’allestimento, in un’area di 9.000 mq, sono stati 151.200 punti luminosi.
Yelena giocava in porta
Ma perché, da piccola, Yelena giocava in porta nella sua squadra di calcio? Per correre di meno? No, lo faceva perché voleva essere quella su cui tutti potessero contare nel caso avessero commesso un errore. Il senso del suo personaggio, e di questa squadra di ultimi della classe, e il loro futuro nel MCU, è tutto in questa scelta.
di Maurizio Ermisino