‘Soffici Findus. Il nuovo piatto che libera dall’abitudine’. È stato questo, nei lontani anni Settanta, il primo claim dei Sofficini Findus. Un claim che oggi ci può sembrare ingenuo, didascalico, ma che raccontava alla perfezione un prodotto che allora era rivoluzionario, un prodotto che oggi racconta mezzo secolo di cambiamenti sociali. I Sofficini compiono 50 anni, e li hanno festeggiati con un evento organizzato oggi a Roma al GARUM, il Museo della Cucina, di fronte al Circo Massimo.
È stata l’occasione per lanciare in anteprima la nuova campagna, on air dal 19 ottobre, con creatività interna in collaborazione con Havas (HAVAS).
“Volevamo trovare un equilibrio tra la riscoperta del passato e una chiave moderna”, ha raccontato Marco Miglioranza, Southern Europe Head Of Marketing Findus. “Ci siamo chiesti: cos’è che non facciamo da anni ed è rimasto nel cuore dei consumatori? E siamo tornati alle sorpresine. Dopo 12 anni di stop torniamo alla grandissima: 6 milioni di confezioni gifting pack, con ogni confezione di Sofficini che sarà coperta. È un concetto che ancora una volta riesce a potenziare l’equity di brand e raccontare il brand tra il romantico e il commerciale: Every Sofficino Is A Meraviglia, Ogni Sofficino è una meraviglia”. Abbiamo visto in anteprima il nuovo spot, realizzato in animazione. Il famoso testimonial Carletto, il camaleonte, è un turista che, dall’altro di una mongolfiera (il pallone aerostatico ha la forma di un sofficino) va a scoprire le meraviglie del mondo: Colosseo, Muraglia cinese, Taj Mahal, Cristo Redentore, Chicen Itza, Machu Picchu, Petra. A ognuno di questi luoghi corrisponde un pupazzetto di Carletto vestito a tema.
Da 50 anni una soluzione diversa
Oggi a Roma non si sono celebrati solo i 50 anni di un prodotto, ma di un simbolo e un’icona dell’identità di Findus e di un modo diverso di stare a tavola.
“Da 50 anni portano allegria e praticità nelle cucine” ha spiegato Renato Roca, Country Manager Findus Italia. Ma i Sofficini sono anche un simbolo di innovazione industriale. È un prodotto che nasce negli anni Settanta per venire incontro ai tempi frenetici delle famiglie. Il primo claim è ‘Il nuovo piatto che libera dall’abitudine’: i Sofficini erano una soluzione diversa, spensierata e semplice”. Oggi quasi 5 milioni di famiglie italiane scelgono Sofficini. Sono 27 milioni le confezioni prodotte nell’ultimo anno per un totale di oltre 7mila tonnellate. In 50 anni, si stima che siano 2 miliardi i Sofficini prodotti: messi in fila fanno 6 volte la circonferenza della Terra. Il gusto più amato è pomodoro e mozzarella, seguito dal prosciutto. “Come tutte le icone si sono reinventati restando fedeli a se stessi. I Sofficini sono un punto fermo, e un punto di partenza”.
La liberazione delle abitudini
In quel claim “Il piatto che libera dall’abitudine” c’è molto più del lancio efficace di un prodotto. C’è un fenomeno di costume. Ed è interessante studiare i Sofficini dal punto di vista sociologico. Patrizia Martello, Sociologa dei Consumi e della Comunicazione, ci spiega come sia stato un prodotto “assolutamente rivoluzionario, come se fosse atterrato un Ufo sulle tavole degli italiani, un prodotto inedito”. “Arriva in uno scenario familiare che era la tradizione assoluta” continua. “Una famiglia con pasti molto strutturati, tutti allo stesso orario, tutti intorno al tavolo, un rituale compatto e inamovibile”. Ma non si tratta solo di questo, quanto di ruoli. “La cucina era femminile” spiega. “I ruoli erano molto separati, e la donna era soprattutto madre, moglie e cuoca. In questo scenario comunque vario arrivano i sofficini. La liberazione dalle abitudini è stata un’innovazione dirompente in termini di liberazione di tempo. una liberazione da un rischio del risultato di ciò che si cucinava. Qui il risultato era certo, veloce, sicuro”. E c’è un altro aspetto importante e anche attuale, che ci porta alla cucina come la consideriamo oggi. “Sono state liberate le emozioni: il sorriso, il divertimento, l’allegria” spiega la sociologa. “È arrivato il gioco sulla tavola. Il cibo, allora, era una cosa seria. Questa tonalità ludica, oggi normale, fa parte di questa rivoluzione. Da subito ha gettato un seme del nuovo immaginario del cibo. Oggi è quello che chiamiamo convivialità, socialità, experience”.
Ecco come sono nati
Tutto è iniziato tra la fine del 1974 e l’inizio del 1975 a Cisterna di Latina. La linea produttiva non era completamente automatizzata. “C’era una macchina svizzera che faceva le crepes” ricorda Vittorio Gagliardi, ex Responsabile R&D Findus Italia. “Abbiamo creato la linea di produzione con 30-40 donne per chiudere e sigillare i sofficini”. Poi tutto via via è stato meccanizzato e automatizzato. Oggi si riescono a produrre 270 sofficini al minuto per macchina, 800 sofficini al minuto in totale. Con l’orgoglio di poter dire “non abbiamo mai usato prodotti e ingredienti che non siano quelli nelle cucine degli italiani” come spiega Paola Battaglia, Head of RDQ SE Cluster Findus. Tra le svolte ci sono l’introduzione del doppio ripieno, del cuore di mozzarella, e della nuova panatura nel 2022. “Questo prodotto, e il brand, sono riusciti a continuare, a dare un messaggio in grande risonanza con l’evoluzione del gusto e delle famiglie” commenta la sociologa Patrizia Martello. “All’inizio mangiare Sofficini era essere trendsetter. Ma è rimasto un consumo associato alla modernità. Fare questo per 50 anni vuol dire essere un’icona pop, depositata nelle nostre teste e nei nostri cuori”.
50 anni di pubblicità
Se un prodotto è buono, funziona e vende. Se riesce a farci sorridere, diventa indimenticabile. La cosa che ci piace nel festeggiare i 50 anni di Sofficini è che vuol dire anche festeggiare 50 anni di spot iconici e di testimonial. Il punto di partenza è quel claim “che ha un posizionamento distintivo, ha fatto storia e ha dato vita all’identità di brand”, come ha spiegato Miglioranza. Ma poi ci sono stati gli anni Ottanta con un claim che leggerete tutti cantando: “Sofficini Findus, il sorriso che c’è in te”. “È un claim che radica la sua storia sull’elemento iconico della forchetta che incide il sofficino”. Il sorriso è diventato così il simbolo che entrava nelle scenette di vita quotidiana. “Abbiamo scosso personalità di alto profilo”, aggiunge. “Gene Gnocchi, Massimo Boldi, Pinocchio”. E ancora Teo Teocoli e Giorgio Faletti, ma anche il biker baffuto e il bambino vestito da indiano imbronciato che si scioglie in un sorriso. Negli anni Novanta ci sono state le famiglie del sorriso, con vari animali, fino ad arrivare alla più famosa, la famiglia dei camaleonti, con il suo eroe, che è Carletto. “Carletto è inglese”, ci rivela. “Nasce dalla collaborazione creativa con due giganti: l’agenzia McCann, che ha costruito grandi brand, e la Jim Henson’s Creature Shop, che ha lavorato alla creazione dei Muppets e La storia infinita. Al tempo queste figure erano delle marionette: veniva creato un facsimile, e veniva poi montato sul girato”. “Il mandato dato all’agenzia era impersonare questo elemento della gioia, del sorriso dirompente. La bocca è simile a Kermit la rana dei Muppets”. E Carletto è ancora qui tra noi, con il nuovo spot. “Tu non hai fame?” è la sua frase simbolo. E voi, dopo aver letto tutto questo, non avete fame?
di Maurizio Ermisino