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‘Rumore di Fondo’, oggi la rubrica che Enrico Verga dedica ai lettori di youmark lancia a tutti voi una riflessione, George Clooney lavora per il governo americano? Che tradotto significa, esistono in Italia agenzie e fondazioni che hanno interesse a promuovere il national branding? Parliamone

Perché questa rubrica? Perché le aziende italiane sanno che esiste fuori un mondo, ma lo percepiscono solo quando il vociare del nostro mercato si quieta. Di qui la scelta di illuminare cosa succede fuori, discutendo di comunicazione extra Italia. Senza contare poi come il tema scelto da Verga oggi sia in linea con quanto denunciato di recente da Redusa Levy al nostro giornale. Insomma, da che parte state quando in gioco c’è la propaganda, più o meno volontaria che sia, pro paese?

Arriva in Italia l’ultimo film da Clooney prodotto diretto e interpretato ‘The monument’s men‘. La storia (basata su personaggi realmente esistiti) di un gruppo di soldati esperti di opere d’arte che si prodigano, durante la seconda guerra mondiale, a salvare quadri, sculture, e siti di valore storico dai bombardamenti degli alleati durante la liberazione dell’Europa. E’ scontato dire che i cattivi di turno, i nazisti, cercarono di bruciare, rubare e distruggere ogni cosa. Tralasciando dove finisca la storia e cominci la finzione, il film si vende bene o meglio, vende bene. Vende, a tutto il mondo, la percezione di un’America che, dopo l’errore del bombardamento dell’abbazia di Cassino in Italia (errore di cui lo stesso Clooney non fa segreto durante le interviste rilasciate), capisce che l’Europa è una terra ricca di storia da liberare non da livellare.

L’anno scorso  usciva in Italia un altro film tratto da una storia vera, coprodotto da Clooney e Affleck, Argo, la liberazione di 6 diplomatici americani dall’ambasciata Usa a Teheran ad opera di un agente CIA Tony Mendez (tra l’altro vinse pure l’Oscar). Affleck era già stato attore in un altro film culto per gli americani. La nuova versione dell’attacco di Pearl Harbour, poche settimane prima dell’evento delle torri gemelle di New York. Anche Clooney era già stato un soldato dei corpi speciali, cinico ma alla fine convertito al bene comune, in 3 kings, film intrigante ambientato nella prima guerra del golfo. Clooney ha già al suo attivo almeno 4 film da ‘patriota americano’ (se includiamo “the peace maker”).

Film in cui l’America esce come la nazione più buona del mondo (ok con qualche difetto ma nulla che non si possa redimere alla fine per l’happy end). Non è segreto che da sempre Hollywood lavora con il governo. Film del genere ‘perché combattiamo’ di Frank Capra sono un classico della propaganda americana. Lo stesso pentagono è consulente per ogni film di guerra dove si prodiga ad offrire mezzi, informazioni e consulenti per ricreare a pieno l’ambientazione di ogni epoca. In cambio viene solo ‘apprezzato’ dal Pentagono che la pellicola in questione sia ‘politically correct’. Anche nei telefilm come JAG o Army Housewife non si spreca la pubblicità pro Usa. Purtroppo non mi è stato possibile contattare l’agente di Clooney per discutere il tema. Per correttezza, quindi, non posso affermare che l’attore abbia rapporti diretti con enti governativi americani. Certo è che la sua attività direttamente o indirettamente supporta la campagna mediatica pro Usa.

Ora, la domanda che viene naturale porsi è: chi si occupa di simili strategie in Italia? I nostri attori son discreti comici, che, non ultimo Checco Zalone, riescono a far ridere il nostro pubblico. Difficilmente i film italiani escono dai nostri confini (un plauso al recente successo ai Golden Globes di La Grande Bellezza di Sorrentino, candidato quale miglior film straniero agli Oscar). La storia italiana (o diciamo dall’impero romano in poi) è generalmente presa in prestito da altre nazioni (prima tra tutti gli USA) che la adattano ai loro standard culturali: il Gladiatore, Spartacus, Da Vinci Demons, e il recente Pompei. Quando vengono sviluppate pellicole culturali italiane il massimo che si ottiene sono film sulla Mafia (con ringraziamenti sentiti da parte del crimine organizzato che si vede proiettato un corporative branding a costo gratuito).

Esistono agenzie in Italia e fondazioni che hanno interesse a promuovere il national branding italiano? Ne gioverebbe anche l’intera nazione. Forse dovremmo assumere George Clooney, lui se la cava bene nel promuovere l’America“.

@EnricoVerga

Chi è Enrico Verga 
Classe 1976. Master in Relazioni internazionale Università Cattolica.Manager. Membro comitato esecutivo Global shapers (World economic Forum), Analista geopolitico per Longitude (mensile Ministero Esteri), capo Horn (mensile sole 24 ore), Libero, Fatto quotidiano, Panorama. Fondatore di Dream Job (magazine di annunci di lavoro per le organizzazioni internazionali).