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Rapporto sull’e-commerce in Europa: Italia agli ultimi posti

* Nonostante i crescenti investimenti per la diffusione di banda larga e dispositivi mobile, l’e-commerce rimane ancora una sorta di tabù per gli italiani, se ci confrontiamo con gli altri paesi europei. Secondo uno studio internazionale di Centro Studi di MMOne Group, basato su ben 12 indicatori Eurostat, l’Italia è tra gli ultimi posti in Europa per l’utilizzo dell’e-commerce: siamo in 25a posizione, davanti solo a Grecia, Bulgaria e Romania, subito dietro a paesi con economie non proprio floride come Portogallo, Polonia, Lettonia e Cipro.

E distanti soprattutto dai primi della classe. Attribuendo infatti convenzionalmente il punteggio di 100 alla Danimarca, il paese cioè che tra privati ed aziende meglio sfrutta il commercio elettronico, l’Italia rimane ferma a soli 14,2 punti, contro gli 89,5 della Svezia (al secondo posto), 77,6 di Lussemburgo e 77,4 di Gran Bretagna, rispettivamente al terzo e quarto posto di questa speciale classifica.

L’Italia quindi, in assenza di interventi decisi sulla banda larga e sull’alfabetizzazione informatica, rischia addirittura di portarsi in ultima posizione. Questo nonostante report pubblicati nel 2013 abbiano fotografato una situazione interna in cui si mostra come l’e-commerce in Italia, nonostante la crisi generale dei consumi, sia in netta espansione. Se si guarda solo al nostro paese, in effetti, i report pubblicati da varie società di marketing italiane mostrano come il commercio elettronico sia cresciuto in Italia anche nell’ultimo anno, trainato in particolare dal settore dei viaggi e dal settore dei casino virtuale, favoriti questi ultimi anche dalla diffusione del gioco su dispositivi mobile.

Insomma, l’e-commerce in Italia cresce, ma non abbastanza se paragonato agli altri paesi europei. Quello che colpisce è in particolare è il fatturato delle imprese italiane ascrivibile alle vendite online, che è pari al 6%, contro una media europea del 15%: peggio di noi fanno solo Cipro, Romania e Bulgaria. Pochissime sono in effetti le aziende italiane che ricevono ordini tramite reti informatiche: sono solo il 6% del totale, contro una media del 16%, ben distante dai primi della classe: ancora la Danimarca, con il 29% di aziende che vende online.

Se le aziende italiane vendono poco su internet, tendono invece ad acquistare online: il 35% delle imprese italiane acquista tramite reti informatiche, poco sopra la media europea (UE 28) che è del 34%. Insomma, anche se le aziende italiane hanno di fatto familiarità con l’e-commerce, non puntano ancora abbastanza su questo strumento per vendere i propri prodotti e servizi.

C’è quindi un ritardo imprenditoriale, ma sicuramente anche un ritardo culturale ed anche una scarsa vision da parte delle istituzioni, che non hanno messo in campo strategie in grado di rendere ancora più conveniente ed appetibile il commercio elettronico per le imprese ed i cittadini. Occorrono quindi infrastrutture, agevolazioni e non leggi come la web tax, che può essere tutto fuorché un volano per l’e-commerce.

* a cura di MediaBuzz