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Pesci Piccoli 2: la pubblicità, i social e gli influencer secondo The Jackal. Su Prime Video dal 13 giugno

“All’inizio era semplice. Popolavamo il pianeta mossi dai tre bisogni essenziali della natura umana: mangiare, riprodursi e rompere le cose. Poi tutto cambiò. La pubblicità. Con il suo arrivo iniziammo a desiderare cose che non immaginavamo nemmeno potessero esistere. Era l’inizio di una nuova era; da lì in poi iniziarono a spuntare come funghi: pubblicitari, social media manager, copywriter, community manager, videomaker, creativi, stagisti, food stylist, head of branded content, qualunque cosa significhi. Il mondo aveva bisogno di avere bisogno. E su questo costruimmo interi palazzi, grattacieli altissimi, città intere abitate da persone il cui unico lavoro era: vendere. Poi, qualcosa andò storto: gli influencer. Persone in grado di sostenere da sole il lavoro di un’intera agenzia”. Già dall’incipit di Pesci piccoli 2, in streaming su Prime Video dal 13 giugno, capirete che è una serie che dovete vedere. Perché è una serie firmata The Jackal, già di per sé un collettivo irresistibilmente comico. E perché fa vedere il loro punto di vista sul mondo della comunicazione, della pubblicità, delle agenzie e dei social.

La storia continua

Nella prima stagione di Pesci piccoli, la serie seguiva Greta (Martina Tinnirello), manager di un’agenzia pubblicitaria che, dopo un errore, veniva mandata a un’altra sede dell’azienda, in provincia, dove non ci sono i grandi clienti, ma solo i pesci piccoli: da qui il titolo della serie. Nell’agenzia fa la conoscenza di Ciro, Gianluca, Fabio e Aurora, e di tanti altri personaggi, strani ma pieni di umanità. Nella seconda stagione le loro storie continuano: Greta stavolta prova a prendere qualche “pesce grosso” con grande fatica, a gestire influencer ingestibili, mentre lo staff dell’agenzia ha anche i suoi problemi personali, e sentimentali, da gestire.

Chiedi chi erano i Jackal

The Jackal avevano iniziato con le web series. Era un altro formato, dove le gag erano più immediate, più brevi. Le aziende li hanno trovati perfetti per i loro branded content, a cui la loro simpatia, e il formato dei loro contenuti, si prestava particolarmente. Evidentemente la loro frequentazione del mondo della comunicazione, unita al loro spirito di osservazione li ha portati a creare questa intelligente e bonaria satira di quel mondo. Creatività, budget, influencer, social, un intero mondo che oggi va per la maggiore è così passato sotto lo sguardo intelligente dei quattro Jackal. Chi lo conosce da vicino ci sorriderà su, chi non lo conosce potrà entrarci: non è così, ma ci va vicino. The Jackal riescono a mettere alla berlina vezzi, manie, marchi di fabbrica, topoi del mondo della comunicazione, senza però smitizzare questo settore, anzi ricordandoci che la pubblicità è una cosa molto seria. Vi piacerà. E vi ritroverete in molti aspetti.

Non sono solo gag

È questo il bello di Pesci piccoli 2. I Jackal riescono a prendere degli spunti dal mondo della comunicazione che non diventano delle prese in giro, ma vere e proprie storie. Così la difficoltà delle agenzie a raffrontarsi con gli influencer, quella di un mondo strutturato e rigido che si trova ad aver a che fare con talenti spontanei e indipendenti, dà vita alla storia del primo episodio: quella di Maestro Peppino, l’influencer per caso che fa più numeri dell’agenzia. L’uomo delle pulizie che, di notte, fa delle reel su TikTok snocciolando perle di saggezza, e che l’agenzia adesso non sa come cavalcare.

Peppe Vessicchio e gli altri special guest

Maestro Peppino è interpretato da uno straordinario Peppe Vessicchio, il famoso Maestro e direttore d’orchestra, che si è rivelato uno grande attore. E che inaugura una lunga galleria di special guest (tra questi, ma solo con la voce, anche il giornalista Stefano Nazzi), un altro dei punti di forza della serie. Il modo in cui gli ospiti vengono integrati nella serie è perfetto. Anche perché, come ci è stato spiegato in conferenza stampa, possono arrivare molte proposte dai talent, ma se non si trova la serie giusta, l’ospitata non si fa. “Ci approcciamo alla serialità come ci approcciamo ai video dei Jackal” ha spiegato il regista e sceneggiatore Francesco Ebbasta. “Queste storie devono vivere al di là del fatto che ci siano i Jackal. Lo stesso approccio lo abbiamo sui talent. Chi non conosce Vessicchio deve comunque poter apprezzare la storia. Le scene devono reggere indipendentemente da chi le interpreta. Ci preoccupiamo delle storie e non delle star”.

Pesci piccoli 2 va oltre la prima stagione

Ed è probabilmente ancora migliore. Non è affatto una cosa scontata quando si parla di serialità. Come si costruisce una seconda stagione di altro livello? “Andando più a fondo e più fuori” ha spiegato il regista. “Da sceneggiatore è molto facile fare un grande incipit. La seconda stagione ci dà la possibilità di andare a scavare in ognuno dei personaggi, andando e vedere il suo background. Non è facile portare avanti un discorso così strutturato. Qui avviene quello che mi capita con le serie che amo. Prima che ognuno di loro apra bocca so già quello che diranno e inizio a ridere”. Così ridi, e ti commuovi anche con questi quattro personaggi in cerca d’autore, che ormai abbiamo imparato a conoscere, ognuno con le sue personalità. Fabio Balsamo, sempre più rivelazione, ha a tratti lo spleen di Massimo Troisi; amiamo Ciro Priello per le insicurezze, Gianluca Fru per il suo surrealismo e Aurora Leone per la sua schiettezza, la sua determinazione, ma anche per la sua fragilità.

A proposito di fragilità

Il momento in cui Aurora e il suo interesse sentimentale si salutano senza essere capaci di dirsi che si amano è molto toccante. E lo è ancora di più il momento in cui Ciro rincontra la sua ex, Giulia (Federica Pagliaroli, magnifica, un’altra rivelazione), che non vede da 7 anni e che ha una bambina… di 7 anni. Giulia, che canta con l’ukulele canzoni ciniche per dire ai bambini le cose in modo onesto, è una citazione di Phoebe in Friends. Pesci piccoli è così: mescola vita d’agenzia e vite private, citazioni alte e citazioni basse. Quel monologo che avete letto all’inizio scorre su un video di animazione che cita 2001: Odissea nello spazio con l’immancabile Also sprach Zarathustra di Richard Strauss come colonna sonora. E poi capita Gloria di Umberto Tozzi accanto a San Tommaso Moro, Weekend con il morto accanto alla Melevisione (“da bambino non mi sono mai ripreso dal recasting della trasmissione” confessa Gianluca Fru, e questa cosa è diventata un episodio della serie)

Il senso di Ciro Priello per Titanic

Ma uno dei momenti più belli di Pesi piccoli 2 è la storia che gira intorno a Ciro Priello, che nella storia conosce a memoria tutto Titanic e lo recita, in tre parti, ricreando anche rumori e musiche con i colleghi a beneficio dell’agenzia. Sembra un grande momento di fantasia, ma è una storia vera. “Avevo saputo che c’era una ragazza innamoratissima di Titanic e aveva visto il film 70 volte” ci racconta l’attore. “Mi sono detto: perché lei 70 volte e io solo una? Così iniziai a vederlo e rivederlo in videocassetta. Mi dissi: devo superare questa ragazza. Ho superato le 70 visioni e sono diventato un grande esperto di Titanic. Sarei curioso di fare un quiz sulle battute. Anche perché l’avevo vista in un’intervista televisiva e lei aveva sbagliato la battuta”. Ma per capire il livello di perfezione a cui possono arrivare i Jackal serve la chiosa di Aurora Leone. “Dovete sentire il modo in cui Ciro suona il fischietto” commenta a proposito dell’ultima scena di Leonardo DiCaprio. “Ciro lo suona da infreddolito”. È da questi particolari che si giudica un grande attore. E un’ottima serie.

di Maurizio Ermisino