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È nato Plansaround, il social che punta al reale. È media, ma guadagnano anche gli utenti

Chi ha voglia, infatti, può monetizzare le proprie passioni, creando attività a pagamento, trekking, tour guidati, workshop, rivolti a community locali. Il nuovo social trattiene il 20% su ogni quota e paga l’organizzatore solo a evento concluso. Al lavoro per soluzioni pubblicitarie localizzate

Presentato ufficialmente ieri con un evento milanese presso Terrazza Duomo21, Plansaround (l’app può essere scaricata gratuitamente su App Store e Google Play) punta a riportare la socialità dal mondo digitale a quello reale, aiutando le persone a incontrarsi, condividere passioni e creare relazioni autentiche, trasformando i contatti in esperienze concrete.

Le funzioni

Creazione di Eventi:, gli utenti possono organizzare eventi e accettare altri membri della piattaforma, creando occasioni di socializzazione che vanno dal cinema, al ristorante, a sport e attività all’aria aperta. Connessioni autentiche: l’algoritmo avanzato di Plansaround abbina gli utenti in base a interessi comuni, consentendo di entrare in contatto con persone che condividono vere passioni. Esperienze condivise, le attività proposte spaziano da corsi, workshop, escursioni guidate, a esperienze più casuali come un incontro tra appassionati di musica o di sport. Opportunità Professionali, l’app offre anche la possibilità di creare eventi a pagamento, organizer pro, come corsi o workshop, con strumenti avanzati per la gestione delle prenotazioni.

Ne parliamo con Ruben Bonura, co-founder, assieme a Roberto Rubuano e Giovanni Mirabella, nonché Coo Plansaround

L’idea di Plansaround bolle nella vostra pentola da tempo, era il 2018, seguì la pandemia, ora, dal 3 aprile è finalmente realtà. Ottimo l’intento, ma, come meglio di me saprete, per funzionare ha bisogno di utenti. Come comunicherete la sua esistenza ingaggiando e convincendo le persone a iscriversi?

“Plansaround nasce proprio da un’esigenza reale: far uscire le persone di casa e riportarle a vivere esperienze autentiche nella vita vera, non solo sui social, dando la possibilità di coltivare le proprie passioni e fare nuove amicizie. Per ingaggiare gli utenti stiamo attivando una strategia multi-level: contenuti emozionali, collaborazioni con micro-influencer locali, massive campagne social geolocalizzate e una rete di Ambassador cittadini. Stiamo anche attivando una serie di partnership con locali e community sul territorio, in particolare a Milano, dove attualmente si trova la nostra community più numerosa. Ma il vero driver di iscrizione sarà il valore percepito: con Plansaround non sei più solo a voler fare qualcosa, ma diventi parte di una rete di persone con i tuoi stessi interessi. E se non trovi un evento che ti ispira, puoi crearne uno in 30 secondi. È semplice, ed è gratuito”.

Modello di business, qual è il vostro?

“Plansaround è un social network gratuito per l’utente base, ma integra un modello freemium. Abbiamo sviluppato una funzione chiamata ‘Organizer Pro’ che consente a chi ha voglia di monetizzare le proprie passioni — professionisti e non — di creare attività a pagamento: pensiamo a trekking, tour guidati, workshop, ecc., rivolti a community locali. Plansaround trattiene il 20% su ogni quota e paga l’organizzatore solo a evento concluso. Inoltre, stiamo lavorando a soluzioni pubblicitarie localizzate per attività commerciali e brand che vogliano entrare in contatto con community molto profilate.

Inutile negarlo, i social sono sotto accusa, specie relativamente all’influenza sui giovanissimi, ma non solo. Il vostro ha un target di riferimento privilegiato e come scongiurerete il rischio che finirà per replicare le logiche (eco chamber, isolamento, bullismo, ecc) di quelli già esistenti?

“Siamo partiti da una premessa, non ci serve un altro social che ci tenga incollati allo schermo, ma uno che ci spinga a chiuderlo. Plansaround non è costruito per la viralità fine a sé stessa, non sono presenti chat o altri strumenti che permettano interazioni tra gli utenti se non quelli finalizzati alla buona riuscita di un evento. Il focus è sull’evento, sull’esperienza da vivere dal vivo, e sulle persone che lo condividono con te.Il nostro target principale va dai 20 ai 60 anni, se proprio dobbiamo indicare un dato, ma può davvero essere utilizzato da chiunque: persone alla ricerca di socialità reale, sane abitudini e stimoli nuovi”.

Sarà un successo se? Ci raccontate i vostri prossimi obiettivi?

“Sarà un successo se riusciremo a far dire a migliaia di persone: ‘Grazie a Plansaround ho conosciuto gente nuova e ho vissuto qualcosa che non avrei mai fatto da solo’. A breve termine, l’obiettivo è consolidare la nostra presenza su Milano, attivando una community dinamica e visibile, per poi scalare su Bologna e Roma entro l’autunno 2025. A medio termine, vogliamo diventare il punto di riferimento per la socialità reale in Italia. A lungo termine? Portare Plansaround anche in Europa. Le persone hanno fame di connessioni vere. E noi abbiamo lo strumento giusto per riaccenderle”.