Dopo la recente acquisizione della tedesca ProSieben, l’entrata in Portogallo, la presenza in Spagna e la copertura in Austria e Svizzera (la Francia resta desiderio, era stato aperto un dialogo con TF1 e M6, ma non ha portato a nulla. Così come l’ipotesi UK, a meno che ITV non scorpori contenuti e brodcaster, o si trovi un partner con cui spartire le due anime, cosa già ipotizzata con qualche interlocutore, ma senza lieto fine). Difficile, perché si tratta di un anno a diverse velocità, per Paesi, trimestri e valori di osservazione. Il tutto con Mfe che complessivamente nei primi 9 mesi del 2025 realizza un utile più che raddoppiato, a 243,1 milioni, rispetto ai 96,2 dello stesso periodo dell’anno precedente, nonostante le difficoltà nel mercato pubblicitario spagnolo e la recente integrazione di ProSiebenSat.1.

L’anno di Publitalia ‘80
Guardando all’Italia, come racconta Stefano Sala, Ad e presidente di Publitalia ’80, Ceo di Mfe Advertising ed executive board director di Mfe, dopo una prima parte positiva, l’ultimo trimestre segnerà una flessione nell’ordine del 3%. Publitalia chiude comunque l’anno in linea con il 2024 e (eccezione fatta per il digital dove si allinea) in ogni mezzo è sopra la media del mercato (di un punto per la tv, due per la radio, 8 per il Dooh) arrivando per la prima volta oltre quota 41% nel totale mercato e 55,4% nella tv. Il tutto confrontandosi con un 2023 da +2,2% e un 2024 a +7%, forte di un ultimo trimestre da record a 713 milioni, ossia il fatturato maggiore degli ultimi 12 anni. Guardando al prossimo anno, seppure né i Mondiali di calcio né le Olimpiadi invernali saranno nei palinsesti Mediaset, anni così ricchi di eventi energizzano con beneficio per tutti.

Il sistema Mediaset da esportare
Soddisfazione per il modello crossmediale messo a punto in Italia, un sistema integrato di televisione, digital, radio ed eventi che oggi rappresenta uno dei principali fattori di vantaggio competitivo del gruppo. La strategia ha permesso a Mediaset di consolidare la propria leadership d’ascolto sul totale pubblico in TV (Mediaset 37,5%, RAI 34,5%, Discovery 8,5%, Sky 8,3%, La7 5,6%) e di ampliare ulteriormente il divario sul target commerciale (Mediaset 40,2%, RAI 30,2%, Discovery 11%, Sky 9,8%, La7 4,2%) e pure in radio (R101, Radio 105, Radio Monte Carlo, Radio Norba), come dimostrano i nuovi dati Audiradio, dove è leader nel quarto d’ora medio. Un modello che crea un’unica piattaforma editoriale che nella logica della total audience fa sì che i contenuti si rafforzino a vicenda: la televisione traina il digitale, il digitale amplifica la TV (si raggiunge il 55% dei GRP prodotti, con oltre 10 miliardi di video visti), la radio e gli eventi consolidano la relazione con il territorio (sembra che il prossimo Battiti Live potrebbe essere condotto da Ilari de Blasi). Un progetto strategico di lungo periodo, che si vorrebbe esportare anche all’estero ma che richiede tempo. Anche alla luce della situazione congiunturale, con la Spagna a segnare un -10% degli investimenti in Tv, e la recessione tedesca, dichiarando che per Prosiebensat è stato definito un piano di turnaround che ad oggi non prevede licenziamenti, al contrario di quanto succede in RTL Deutchland, che ne ha in programma 600.
La ruota della fortuna
E’ il fenomeno televisivo dell’anno, un caso unico nel panorama italiano e forse internazionale. Riproposta con una formula rinnovata ma fedele allo spirito originale, la trasmissione ha registrato una crescita d’ascolto che non ha paragoni, dai 3.798.951 spettatori di luglio ai 5.305.251 di dicembre. Merito dell’intuizione dello stesso Piersilvio Berlusconi, unitamente al metodo, a una realizzazione attenta ai codici contemporanei e, naturalmente, alla conduzione carismatica di Gerry Scotti, che rappresenta uno degli elementi più identitari del format.
I palinsesti
Ancora in via di definizione, con alcune novità. Nell’informazione quotidiana il programma Pomeriggio 5 cambierà formula e conduttore, con Gianluigi Nuzzi al timone, mentre nella seconda serata arriveranno spazi più giornalistici con Bianca Berlinguer e Federico Rampini, dedicati rispettivamente all’inchiesta e al racconto approfondito. Tra i ritorni attesi, Striscia la Notizia in prima serata, a partire dal 20 gennaio. Confermate anche molte delle produzioni di intrattenimento e fiction (piacerebbe produrne di più) che hanno caratterizzato gli ultimi anni, con la messa in onda di nuova edizione de I Cesaroni. Sul fronte dei reality show, l’Isola dei Famosi nella prossima primavera non ci sarà, slittando in autunno o addirittura nel 2027. Maggiori le probabilità di ripartenza per il Grande Fratello Vip, seppur in formula rinnovata. La trasmissione che si vorrebbe? Pier Silvio Berlusconi non ha dubbi, alla Rai ‘invidia’ i telegiornali locali, perché sono di grandissimo valore, ma per ragioni normative non realizzabili in Mediaset.
La fine della seconda serata?
Pier Silvio Berlusconi ha sottolineando la necessità di adattare la televisione generalista ai nuovi gusti del pubblico e alla competizione digitale. Tra le idee possibili, allungare l’access time, riducendo invece la durata della prima serata, modello già applicato in Portogallo. Ma al contempo, la seconda serata è fondamentale dal punto di vista editoriale, per proporre programmi di approfondimento, culturali o di sperimentazione che non troverebbero spazio altrove, ne sono esempio i nuovi di Bianca Berlinguer e Federico Rampini.
I grandi colossi
Tra Netflix e Paramount per l’acquisto di Warner, Piersilvio Berlusconi si dichiara più favorevole a Paramount, non certo per motivi politici, ma per ragioni di mercato e di concorrenza, perché si creerebbe un quarto player, oltre a Netflix, Amazon e Diseny, con il primo che nell’integrazione diventerebbe ancora più dominante, anche se si ritiene se ne stiano sovrastimando gli effetti. A proposito di colossi, inoltre, non è mancata la critica alla non regolamentazione attuale che consente alle grandi piattaforme tecnologiche di operare con regole differenti a quelle degli editori europei, quindi con carico fiscale ridotto e autocertificazione dei dati di audience a favore della loro raccolta pubblicitaria. Una distorsione che non è solo questione di principio ma di concorrenza, perché i maggiori margini consentono investimenti.
di Monica Lazzarotto