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Mediatyche: ecco perché c’era bisogno di un Osservatorio Permanente sulla Sostenibilità. Qui le evidenze principali della prima edizione. Come si capisce, la comunicazione deve fare la differenza

L’Osservatorio Permanente Sostenibilità e Comunicazione nasce in collaborazione con Format Research.

Emerge come l’implementazione di politiche per la sostenibilità  costituisce per oltre la metà delle imprese un’occasione di miglioramento ed efficientamento dei processi, una delle forme moderne del ‘fare impresa’. L’81,2% delle realtà intervistate si definisce ‘sostenibile’; al di là del fatto che lo siano veramente o meno, la sostenibilità è indubbiamente riconosciuta non solo come un ‘valore’, ma anche come un modo per fare business. A conferma di tale aspetto i dati relativi alle imprese che più delle altre affermano di essere impegnate in politiche di sostenibilità, presso le quali è stato riscontrato un miglioramento tangibile sia dei processi interni in termini di efficientamento, sia  della brand reputation, che oltre ad essere l’elemento centrale nelle strategie di comunicazione aziendale, trasforma i consumatori in ambasciatori dei valori di impresa, in grado di influenzare le decisioni e le preferenze di chi, alla fine, acquista e utilizza i prodotti e i servizi.

A proposito di comunicazione e sostenibilità: il 56,4% delle imprese intervistate dichiara di ‘comunicare’ le politiche di sostenibilità utilizzando principalmente il sito web e di farlo per il target più importante, che per il 73,5% è rappresentato dai clienti e dai consumatori. Il 77,2% delle imprese che in diversa misura si definiscono sostenibili hanno incontrato difficoltà nell’implementazione delle politiche per la sostenibilità nell’ambito della propria organizzazione.

E c’è pure una ricerca sui Millennial, sviluppata in collaborazione con Laboratorio Adolescenza, che li definisce interessati ai problemi legati all’ambiente e convinti che alla sua salvaguardia  possa contribuire chiunque (loro compresi) con  comportamenti adeguati. Discrete conoscenze sulle tematiche ambientali (talvolta inaspettate), ma anche un po’ di idee confuse (forse non più degli adulti).

Sorprende positivamente che alla domanda – non semplicissima per un tredicenne – ‘cosa sono le polveri sottili’, il 48,6% abbia dato la risposta corretta e solo il 2,4% le ha assimilate a ‘residui della polvere casalinga spesso fastidiosi per chi soffre di allergie’. Tra le cause maggiori dell’inquinamento cittadino il 67% ha indicato le automobili e il 64,6 le industrie. A grande distanza viene indicato il riscaldamento delle case (22,1%) e solo il 7% lo imputa all’agricoltura.

E tra i comportamenti individuali che possono contribuire alla protezione dell’ambiente gli adolescenti hanno coerentemente indicato l’uso moderato dell’auto, a vantaggio di mezzi pubblici e bicicletta, ma soprattutto la raccolta differenziata che certamente sentono più alla loro portata.

Ed è per questo che si è voluto analizzare l’aspetto con maggior dettaglio. Nella ‘differenziazione’ emergono, con qualche comprensibile ingenuità in più, le stesse lacune informative che spesso si riscontrano anche negli adulti.  Oltre il 10% degli adolescenti intervistati è convinto che per differenziare correttamente la gomma da masticare o il cartone della pizza con qualche avanzo di cibo dentro, si dovrebbe andare all’isola ecologica. Anche la tazzina di ceramica finirebbe in prevalenza (37%) nel posto sbagliato (la campana del vetro) e non nell’indifferenziata (31%) e solo l’8,6% smaltirebbe correttamente lo scontrino del supermercato nell’indifferenziata e non nella carta (80,3%).

D’altra parte il 23% del campione è consapevole (forse più degli adulti) che ci vorrebbe più informazione per gestire correttamente e far progredire l’abitudine alla raccolta differenziata.

 Al microfono di youmark, Elena Rabaglio e Massimo Tafi, fondatori Mediatyche, nonché rispettivamente responsabile clienti e amministratore unico.

L’indagine