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59° Rapporto Censis, italiani sempre più poveri e sempre più connessi. La cultura diventa esperienziale

I quotidiani cartacei sono in forte calo, con una discesa del 45,3% rispetto al 2007, mentre l'informazione online cresce. Il telegiornale rimane la principale fonte di informazione, ma i giovani si rivolgono sempre di più a piattaforme come YouTube e motori di ricerca
59° Rapporto Censis

Pubblicato oggi il 59° Rapporto Censis, una fotografia degli italiani di oggi, schiacciati tra sfide sempre più complesse e la quotidianità.

Uno dei motori di trasformazione socio-culturale più forti per il nostro Paese, l’american way of life, ha perso molta della sua forza seduttiva. Per il 73,7% degli italiani, gli Stati Uniti non sono più un modello di riferimento in termini di consumi, stili di vita o orientamenti culturali. Un tempo simbolo di progresso e innovazione, oggi sono visti come irriconoscibili. Il fascino della potenza americana sembra svanire, e gli Stati Uniti non sono più considerati l’indiscusso punto di riferimento, nemmeno per i più giovani.

L’Unione Europea e la sua marginalizzazione

Il 61,9% degli italiani crede che l’Unione Europea abbia un ruolo marginale nelle grandi dinamiche globali. In un mondo che privilegia la forza e l’aggressività, piuttosto che il rispetto della legge internazionale, l’Europa sembra essere destinata alla marginalità. Il 52,8% degli intervistati è convinto che l’UE sarà sempre più insignificante nelle sfide globali, che ora si giocano tra potenze economiche e militari emergenti.

La crescita dei Paesi emergenti

In un mondo in cui la spinta del progresso sembra essere esaurita in Occidente, i paesi emergenti come Cina e India sono visti come i veri protagonisti. Il 55,2% degli italiani ritiene che la crescita impetuosa di questi Paesi, che sono riusciti a svilupparsi rapidamente sia economicamente che tecnologicamente, stia ormai definendo l’ordine mondiale. La loro capacità di imporsi con leadership politiche e militari inarrivabili sembra il nuovo modello da seguire, in un mondo sempre più dominato dalle grandi potenze emergenti.

Un futuro senza progresso

Molti italiani non vedono un futuro roseo. Il 46,8% è convinto che l’Italia non abbia davanti a sé un futuro di progresso, mentre il 38,7% ritiene che le democrazie siano ormai inadeguate a sopravvivere nell’’età selvaggia’ in cui viviamo, dove la forza e l’aggressività prevalgono sulla legge. Tra i più giovani, questa convinzione è ancora più forte, con il 55,8% che condivide l’idea che la democrazia non sia più adeguata a fronteggiare la brutalità della realtà globale. Inoltre, il 29,7% degli italiani è persuaso che i regimi autocratici siano più adatti a competere nel nuovo mondo che si sta delineando.

Si è consumato meno

Negli ultimi anni l’inflazione ha condizionato pesantemente i comportament di consumo delle famiglie italiane, scottate dall’improvvisa fiammata del 2022 e preoccupate a causa della persistente corsa dei prezzi nei mesi successivi. Il costo del carrello della spesa (che si riferisce agli acquisti di beni alimentari e di cura della casa e della persona: la componente essenziale delle spese di una famiglia) è aumentato del 23,0% tra il 2019 e il 2024, mentre l’inflazione generale del 17,4%.

Si è speso di più, ma si è consumato di meno. Nel periodo 2019-2024 il costo dei generi alimentari è aumentato del 22,2%, ma il volume effettivamente acquistato si è ridotto del 2,7%. Anche nell’ambito dell’abbigliamento la
forbice tra spesa e acquisto mantiene un’ampia differenza (+4,9% in valore e -3,5% in volume per vestiario e calzature).

I servizi assicurativi e finanziari sono aumentati del 47,3% in termini nominali, ma il ricorso a tali servizi si è
ridotto del 2,0%. I servizi finanziari (pari a un valore di 40 miliardi di euro, il 3,2% della spesa complessiva, senza comprendere i servizi assicurativi) hanno mostrato una crescita del prezzo, sempre tra il 2019 e il 2024, del 106,2%.

La cultura come esperienza

Negli ultimi vent’anni, tra il 2004 e il 2024, la spesa per la cultura delle famiglie italiane si è considerevolmente ridotta (-34,6%), attestandosi nell’ultimo anno appena sopra i 12 miliardi di euro: una cifra che corrisponde solo a poco più di un terzo di quanto spendiamo nell’insieme per smartphone e computer (quasi 14,5 miliardi nel 2024: +723,3% negli ultimi vent’anni) e per i servizi di telefonia e traffico dati (17,5 miliardi).

La caduta dei consumi culturali privati complessivi è riconducibile soprattutto alla forte contrazione della spesa per giornali (-48,3%) e libri (-24,6%). Gli altri consumi di beni e servizi culturali degli italiani non sono affatto
diminuiti: la spesa delle famiglie per queste voci è aumentata rispettivamente del 14,2% e del 28,9% (tab. 19).

L’offerta culturale diventa sempre più un dispositivo esperienziale. Nell’ultimo anno il 45,5% degli italiani ha assistito almeno una volta a uno spettacolo cinematografico, il 24,7% a eventi musicali, il 22,0% a spettacoli teatrali, il 10,8% ai concerti di musica classica e all’opera. Sia il teatro (+1,7% nel periodo 2019-2024), sia i concerti (+0,9% per la musica classica, +4,5% per gli altri concerti musicali) sono state attrazioni condivise da porzioni crescenti della popolazione. Nel 2024 i musei e le mostre sono stati visitati almeno una volta dal 33,6% degli italiani (rispetto al 31,8% del 2019), i siti archeologici e i monumenti dal 30,9% (rispetto al 27,4% del 2019).

Media e New Media

Il Rapporto conferma il predominio dei nuovi media, ma evidenzia anche la resistenza dei media tradizionali, sebbene in declino. La digitalizzazione è ormai pervasiva: il 90,1% degli italiani usa internet, l’89,3% è connesso tramite smartphone, e l’86,1% accede ai social network. Tuttavia, la televisione e la radio rimangono solidamente ancorate al quotidiano degli italiani, con il 94,1% e il 79,1% di utenti rispettivamente. Questo scenario segna il consolidarsi di un doppio mondo mediatico, con il digitale da una parte e i media tradizionali dall’altra.

Un dato preoccupante emerge per i media cartacei: nel 2024, la vendita di quotidiani ha toccato il minimo storico, con solo il 21,7% di lettori, un calo del 45,3% rispetto al 2007. I quotidiani online, invece, sono letti dal 30,5% degli italiani, mentre l’informazione digitale (siti web, news online) raggiunge il 61,0% della popolazione.

Il telegiornale continua a essere la principale fonte di informazione per gli italiani, con un 47,7% di utenza complessiva. Tuttavia, le fonti digitali (Facebook, motori di ricerca, tv all-news) stanno guadagnando terreno: Facebook, con il 36,4%, e i motori di ricerca, con il 23,3%, si collocano subito dopo i telegiornali, seguiti da Instagram e YouTube. Tra i giovani, però, la situazione è diversa: solo il 22,5% si informa tramite tg, mentre piattaforme come YouTube (22,8%) e i motori di ricerca (24,1%) superano i tradizionali telegiornali.

Un altro cambiamento significativo riguarda gli influencer. Sebbene il 71,2% degli italiani non segua i macro-influencer, c’è una crescente preferenza per micro-influencer e figure con contenuti più autentici e specifici. Tra i più giovani, il 12,9% continua a seguire i macro-influencer, ma c’è un cambiamento di rotta verso una visione più selettiva dei contenuti. Tra gli over 65, l’81,9% non ha mai seguito un macro-influencer. La percezione di questi personaggi come figure carismatiche o momentanee è crescente, con il 34,3% degli italiani che vede la loro influenza diminuire nel tempo.